Il testamento spirituale di Giulia Gabrieli
Al Seminario Vescovile l’incontro con i genitori della ragazza di Bergamo che ha trasformato la sofferenza della malattia in un inno alla vita
Incontrare Giulia Gabrieli è un’esperienza che lascia un segno nel profondo. A raccontare la sua storia i genitori Antonio e Sara che nel pomeriggio di sabato 12 maggio, presso il Seminario Vescovile di Foligno, hanno portato la testimonianza straordinaria di una ragazza di quattordici anni morta lo scorso 19 agosto dopo aver combattuto per due anni contro un sarcoma e che ha saputo trasformare l’esperienza della malattia in un inno alla vita. Un incontro voluto della professoressa Anna Rita Adriani, legata da un rapporto di amicizia con la famiglia di Giulia, e organizzato dall’Ufficio Diocesano per la Pastorale della Sanità.
Don Dante Cesarini ha introdotto l’intervento toccando il difficile argomento dell’accettazione della malattia attraverso il pensiero di Blaise Pascal, che affrontò la sua infermità con la riflessione filosofica. Scritto nel 1648, tradotto anche da Giuseppe Ungaretti, “l’opuscolo La Preghiera per chiedere a Dio il buon uso delle malattie”, dice Don Dante, “è un tesoro per la letteratura cristiana”. Pascal chiede di unire le sue sofferenze con quelle di Cristo. “Entra nel mio cuore e nella mia anima per sostenere il peso delle mie sofferenze e per continuare a sopportare in me quanto ti rimane da soffrire della tua Passione”, scrive il filosofo, “così che pieno di te non sia più io a vivere e a soffrire, ma sia tu a vivere e a soffrire in me”.
Così ha vissuto Giulia la sua malattia. “Non solo l’ha accettata”, dice il papà Antonio, “ma l’ha accolta”, tanto da scrivere nell’ultimo mese e mezzo della sua vita una “coroncina di ringraziamento per i doni del Signore”, che ha voluto far corredare di illustrazioni luminose e serene, come spiega la mamma Sara. La preghiera finale l’ha composta la sera del 18 agosto, il giorno prima della sua scomparsa, avvenuta proprio quando alla Gmg di Madrid si concludeva la Via crucis dei giovani.
Giulia ha parlato della sua storia in numerose testimonianze pubbliche. Il suo sogno era quello di scrivere un libro sull’esperienza che stava vivendo – aveva il talento della scrittura ed era stata premiata due volte al concorso letterario I racconti del Parco – sogno che si è concretizzato grazie anche al giornalista Fabio Finazzi, caporedattore de L’Eco di Bergamo e papà di Chiara, migliore amica di Giulia. Il libro, edito dalla Casa Editrice Paoline, si intitola “Un gancio in mezzo al cielo” e riprende una frase della canzone “Strada facendo” di Claudio Baglioni, particolarmente amata da Giulia nella versione cantata da Laura Pausini. Un testo speciale per lei, capace di darle carica, speranza e leggerezza. Il libro, il cui ricavato è destinato in parte all’AIRC e in parte a sostenere progetti di solidarietà a favore di giovani e bambini malati, è un vero e proprio dono per chi nella sofferenza cerca il proprio “gancio in mezzo al cielo”.
Poi Antonio e Sara hanno lasciato parlare Giulia attraverso una video-testimonianza che lei aveva accettato di girare a due condizioni: voleva che fosse una giornata di sole e che il filmato fosse realizzato al Santuario della Madonna dei Campi di Stezzano, luogo a cui era molto legata. Era il 14 giugno, il giorno prima dell’esame di terza media, un esame poi superato a pieni voti. Giulia si racconta rispondendo alle domande di Fabio Finazzi e, nonostante la malattia la stava duramente mettendo alla prova, appare, come scrive Finazzi nell’appendice al libro, “bella, solare, genuinamente teatrale”. E poi “amava viaggiare, vestirsi bene e adorava lo shopping. Un’esplosione di raffinata vitalità, che la malattia, misteriosamente, non ha stroncato, ma amplificato”.
Le sue parole scorrono con una naturalezza disarmante. Riesce ad essere ironica: scherza togliendosi la parrucca. Ha una grande comunicativa e una serenità fuori dall’ordinario. Paragona la sua vita ad un giardino perfetto, spiega come è cambiata con la sofferenza. Parla della malattia, di come il primo agosto del 2009 si è accorta di avere una mano gonfia e di come ha scoperto che si trattava di un sarcoma. E dell’amore, “tutto sta nell’amore”, dice. “È dall’amore che si genera la vita”. Racconta della “scuola in pigiama” dell’ospedale, dei bambini malati nel suo reparto, per i quali prega, e di tutti quelli che le sono stati vicino, i genitori, il fratellino Davide, le cugine, l’amica Chiara, i sacerdoti, gli insegnanti e i medici, che considera amici e che definisce “supereroi”. Poi della figura della beata Chiara Luce Badano, per lei una sorella e “una stella cometa che mi porta da Gesù”.
Ed è proprio la grande forza con cui ha affrontato la sofferenza il testamento spirituale di Giulia, che sentiva di dover fare qualcosa per i giovani. “Sono felice per chi ha iniziato a pregare anche grazie a me”, dice. “Ha teso la mano al Signore, poi ci penserà lui a prendergli tutto il braccio”. Un crescendo spirituale che emoziona chiunque entri in contatto con la sua storia, anche attraverso le testimonianze dei genitori, impegnati a realizzare i suoi progetti tramite l’associazione “Con Giulia”, e che la porta ad affermare, come si legge anche nel libro: “So che la mia storia può finire solo in due modi: o, grazie a un miracolo, con la completa guarigione, che io chiedo al Signore perché ho tanti progetti da realizzare. E li vorrei realizzare proprio io. Oppure incontro al Signore, che è una bellissima cosa”.
© Gazzetta di Foligno – ELISABETTA MARCHIONNI