Laici cattolici: Sandra Palmieri
Non inganni il sorriso di Sandra, quello che si vede nella foto qui accanto. Questa è una donna forte, eccezionalmente forte. Ed è una partigiana cattolica. Se un generale di Corpo d’Armata le conferì la Croce al merito di Guerra in seguito ad attività partigiana, se il presidente della Regione dell’Umbria le conferì un attestato di Benemerenza in occasione del 50° della Liberazione d’Italia dal nazifascismo, qualche ragione ci deve pur essere. In effetti, Sandra svolse il compito di portavoce a favore di alcuni gruppi di partigiani cattolici (Antero Cantarelli e Giacinto Cecconelli in primis), rifornì gli stessi di medicinali e viveri; soprattutto, e fu l’azione più pericolosa, li fornì di borse e borse piene di armi.
Allora si capisce che Sandra partecipasse coraggiosamente al funerale di Franco Ciri, il partigiano ucciso il 26 ottobre 1943 nei pressi di Porta Firenze. Bisogna immaginare la scena: i fascisti non volevano gente al funerale, non volevano che la bara passasse per le vie centrali, minacciavano pene severe a chi non obbedisse. Sandra disobbedì. Chi c’era al funerale? La mamma e le due sorelle di Franco. Poi? Nessun altro, se non Sandra Palmieri, le sue sorelle, suo padre. La paura aveva chiuso in casa tutti, anche i nemici del fascismo.
Altra azione di Sandra: un partigiano, ferito e sanguinante, non trovava accoglienza in nessuna casa di Spello. Anche qui la paura faceva novanta. Dove andare? Come raggiungere il dottor Mario Marchionni, il quale, si sapeva, avrebbe corso il rischio di curare quelle ferite? Pattumi, questo partigiano ferito, pensò di bussare alla porta della casa dove erano sfollati i Palmieri. Sandra gli aprì, lo fece entrare, gli fornì le prime cure e poi gli fece da guida verso l’ospedale di Spello. Ma come togliere le tracce di sangue dalla porta di casa? Con il fazzoletto di Sandra, è chiaro. Soprattutto, come andare all’ospedale correndo il rischio di essere arrestati? Ebbene, pregando, è logico. Deve essere intervenuto qualche angelo molto potente se questi due strani personaggi, uno ferito da arma da fuoco, l’altra dotata di una fede impavida, non vennero fermati, non finirono a destinazione Dachau.
Sandra tornò a casa, ma quale batticuore quando qualcuno bussava alla porta: “Ecco i tedeschi che abitano di fronte, si sono accorti di tutto!”.Invece non s’erano accorti di niente.
Finita la guerra, Sandra si dedicò al recupero dei relegati nel carcere di Spoleto; lei, che aveva preso dimora in questa città, non poteva stare con le mani in mano. Anche qui, medaglie, una d’argento e una di bronzo, al merito della Redenzione sociale.
Sandra è morta il 22 marzo scorso. Vogliamo, noi folignati, renderle qualche onore? Questo articolo vuol essere un contributo in tal senso. Ma nella nostra testa, e probabilmente dei lettori, si affollano altre domande: ci sono ancora cattolici, a Foligno, che abbiano il coraggio di Sandra nelle nuove lotte sociali e politiche? Ci sono o no? Oppure dobbiamo rilevare qualche assenteismo e forme di attendismo? Rispondere è già una presa di coscienza.
© Gazzetta di Foligno – DANTE CESARINI