zuccherificio

The End

Presentato il piano per lo zuccherificio: 40.000 metri quadrati di edifici, 6 ettari cementificati e due torri alte 75 metri

Il libro dello zuccherificio è storia già scritta. Quello illustrato il 15 settembre a palazzo Trinci è solo l’ultimo capitolo, il lieto fine della nostrana telenovela postindustriale atteso così a lungo dal vasto pubblico cittadino.
Già scritti sono i passaggi di proprietà dopo la chiusura dell’attività produttiva, scritto il rifiuto del comune di acquistare l’area, scritto il piano regolatore che prevede decine di migliaia di metri cubi, scritta la demolizione di strutture di archeologia industriale che in un altro paese, che so, la Germania, avrebbero avuto ben altra attenzione. Un finale atteso, dunque, ma, comunque, d’effetto. Per raccontare la conclusione dell’avvincente saga folignate il presidente di Coop Centro Italia assume un tono addirittura profetico. Cita le piramidi del Louvre, la Torre Eiffel! Ci sono momenti nei quali la storia fa dei salti, dice, questo è il momento! L’aura di grandeur contagia la sala, gli interventi che si susseguono attingono alla più provinciale delle retoriche urbiche:  Foligno ombelico del mondo!
Facciamo un ristorante che gira sulle torri e laser che puntano a Spoleto e Perugia, dice Bianchini (Confartigianato). Facciamo una funivia dallo Zuccherificio alla statua dell’Alunno, rilancia Amoni (Confcommercio)! Anche i sindacati uniti applaudono: duecento nuovi posti di lavoro! Ma fossero anche centottanta…
È oggettivamente difficile valutare un progetto complesso che, per di più, è in fase preliminare. Ma l’impatto paesaggistico dei due palazzoni (per carità, non chiamatele torri perché l’architetto si offende) non è cosa da discutere. È questo il “segno di rottura” col passato che serve alla città? Ma nessuno se la sente di contraddire l’autorità dell’anziana archistar Gae Aulenti. Indubbiamente Coop Centro Italia ha tutte le carte in regola per portare avanti un’impresa che sarebbe impossibile a chiunque altro. Giorgio Raggi presenta la realizzazione come fosse un dono alla città: cento milioni di euro di investimenti, senza chiedere nulla al Comune né alle banche! Una società di persone, ripete il presidente. Anche i commercianti sono rassicurati dalla dichiarazione di principio che le attività dello Zuccherificio saranno integrative e non sostitutive di quelle del centro storico. Raggi evoca per la nuova area commerciale un consumo “sano e sobrio”, poi ipotizza, senza poterla dare per sicura, e ci mancherebbe, l’apertura di un Apple Store, giusto per capire di che si parla. E allora perché non uno Starbucks ed un Hard Rock Cafè?
Cento milioni di euro, ripete Raggi, che non vengono da una s.p.a. votata al profitto, ma da una società di persone… Ad un certo punto al presidente sfugge anche una parolina che pensavamo fosse stata rottamata almeno una ventina d’anni fa: padroni! La dice per far capire che la Coop sta dalla parte dei buoni, la Coop sei tu. Non dice, invece, che cosa pensa di ricavare Coop, legittimamente, s’intende, dall’investimento…
La storia dello Zuccherificio è un libro già scritto, il finale raccontato coi fuochi d’artificio è quello più scontato, nessuno ormai potrà opporsi (comunque ci proveremo fino alla fine). Diteci, però, perché non dovremmo chiamare “torri” due palazzi alti settantacinque metri. Diteci perché non dovremmo chiamare quella che ci si appresta a realizzare con il suo vero, anche se doloroso, nome: una sporca speculazione edilizia.

© Gazzetta di Foligno – VILLELMO BARTOLINI

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