Anche le famiglie tagliano sulla cultura
Sempre più si pensa di uscire dalla crisi senza aprire libro
Se potessimo assegnare oggi un “Premio della Bontà”, sarebbe da conferire a quelle anonime decine di professori delle scuole medie e superiori che quotidianamente ricevono dalla coscienza l’incarico di “supplenti della cattedra di genitori”. La “sede vacante” è soprattutto morale ed educativa, ovvero, la maestra e il professore spesso si trovano ad insegnare, come una madre e un padre, gli atteggiamenti fondamentali della buona educazione e del vivere civile. Ma sempre di più, a causa della crisi economica che travolge le famiglie, si trovano coinvolti anche dalle necessità essenziali di diversi studenti: la gita, il materiale, i libri… Le Caritas parrocchiali conoscono bene il fenomeno e la Caritas diocesana ne ha parlato già più volte sul nostro giornale, ma non si è mai sottolineato abbastanza quanta solidarietà sommersa si sviluppi nelle sale insegnanti, nelle segreterie e nei corridoi delle nostre scuole. Mi ha sensibilmente colpito lo sfogo di un professore attanagliato da una sorta di spada di Damocle, pendente sulla sua coscienza: cambiare libro di testo delle sue 6 sezioni, aggiornandolo nei contenuti e nei metodi, e far lavorare la casa editrice e l’indotto, oppure tenere per i prossimi anni i vecchi testi, andare incontro alle famiglie, sponsorizzare il mercato dell’usato, ma mettere in seria difficoltà il rappresentante e le cartolibrerie? Sono, infatti, in gioco centinaia di testi, migliaia di euro e probabilmente anche qualche posto di lavoro. Ciò mi ha spinto a fare un giro per le cartolibrerie di Foligno e scoprire una realtà preoccupante: tutti i rivenditori hanno in magazzino centinaia di libri delle medie e delle superiori ordinati dalle famiglie e mai ritirati, con migliaia di euro anticipati e mai incassati. L’amarezza e il disagio dei librai sono palesi, accompagnati da un costante, cinico commento: “Ai libri rinunciano o non li pagano, ma in mano hanno cellulari per centinaia di euro o indossano vestiti firmati!”. Ciò provoca una serie di considerazioni: il problema non è solo economico, ma soprattutto culturale. Il paradosso è che proprio lì le famiglie tagliano e risparmiano! Inoltre dobbiamo seriamente pensare che ci siano decine e decine di ragazzi che vanno sistematicamente a scuola senza testi, e che sicuramente a casa non aprono libro. Inoltre ciò rivela che esiste una scuola senza libri. I professori, soprattutto, si trovano in aula a gestire, come possono, tale disagio, elaborando percorsi alternativi ai testi, forse tollerando o promuovendo una “cultura delle fotocopie” o da Wikipedia. Sicuramente è già in atto un processo di evoluzione dal libro all’e-book, dalla cartella all’I-pad, ma non giustifica ancora i tagli che la società italiana in tutte le sue dimensioni sta applicando alla cultura e alla sua formazione. Il problema, però, è un altro: perché la famiglia è costretta o decide di fare questi tagli, alcune spese invece di altre? Perché le famiglie permettono ai professori di vincere il “Premio della Bontà”?
© Gazzetta di Foligno – GIOVANNI ZAMPA