Il XXI secolo sarà religioso?
La modernità avrebbe voluto segnare il superamento della religiosità perché irrazionale e superstiziosa. La laicizzazione della vita pubblica e lo sviluppo della ragione scientifica avrebbero voluto fare di Dio un’ipotesi inutile. Il progresso avrebbe dovuto comportare l’abbandono delle forme tradizionali della teologia e della religione. Ma così non è stato. Le religioni sono oggi attori rilevanti della vicenda storica e le previsioni di filosofi e sociologi, che avevano annunciato la morte di Dio e l’eclisse del sacro, appaiono smentite dalla realtà che ci mostra un ritorno del senso religioso, una nuova domanda di trascendenza, un bisogno di pratiche religiose di vario genere. Il fenomeno è tutt’altro che lineare, ma attesta una rivitalizzazione della religione: dagli sviluppi dei movimenti ecclesiali nel cristianesimo alla riaffermazione di identità religiose in termini di appartenenza sociale; dalla diffusione di devozioni che si immaginavano superate alla ricerca di esperienze alternative e non sempre inquadrabili nelle forme di religione tradizionali. Anche il successo della produzione massmediatica su tematiche che riguardano il sacro sembra esprimere una sorta di spiritualismo fluido, passibile di diverse letture. Qualcuno lo legge come risposta ad un vago bisogno religioso, semplici forme di irrazionalità e di evasione, spiegabili psicologicamente in un tempo di precarietà globalizzata. Per il cristiano l’uomo è capace di Dio, è dotato di un innato senso religioso. E il mancato appagamento di questo bisogno – soprattutto oggi, nella cultura che vorrebbe l’uscita dalla religione – lo porta a sperimentare tanto l’incapacità di restituire un significato al mondo, quanto le difficoltà di fronte alle grandi sfide del suo tempo. Un uomo sempre più disincantato dalle illusioni della modernità è in qualche modo risospinto al trascendente per dare un senso al mondo e alla propria vita, impossibilitato com’è a trovarlo solo in se stesso. Da qui la presenza di molteplici esperienze religiose, che non sono affatto un ritorno al passato o un tentativo di risacralizzazione, ma istanze nuove e diverse che avvertono l’insufficienza e le contraddizioni dei dogmatismi mondani, inabili a mantenere le promesse di emancipazione e di felicità. Lo stesso processo di secolarizzazione ha concorso a purificare la fede cristiana dalla superstizione e dall’integralismo, a promuovere grandi movimenti di laici nella Chiesa, a sviluppare nuove esperienze di volontariato. Il ritorno del senso religioso nella società secolare è una sfida e una chance per la Chiesa di oggi. Per alcuni l’offerta religiosa della Chiesa non è più adeguata alle nuove domande: da qui l’esigenza di trovare un nuovo modo di parlare di Dio e di proporre l’esperienza cristiana. Per altri, di fronte alla complessità attuale, va tenuto saldo l’annuncio della fede anche nelle modalità tradizionali, per non disorientare il popolo dei credenti. Forse sono percorribili entrambe le vie. Intanto, con la festa di San Feliciano, nell’Anno della Fede per il 50° del Vaticano II, si apre per la Chiesa locale un tempo di riflessione e di rinnovamento.
© Gazzetta di Foligno – ANTONIO NIZZI