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“La crisi, sfida per un cambiamento”

Antonio Baldassare, Gabriella Mecucci e Carmine Di Martino si confrontano con il volantino Comunione e Liberazione

Di crisi si parla ormai in molti luoghi e modi. Se ne è parlato anche giovedì 12 gennaio a Perugia presso la Sala dei Notari. I relatori sono stati Gabriella Mecucci, giornalista, Antonio Baldassarre, presidente emerito della Corte Costituzionale, e Carmine di Martino docente di Filosofia teoretica presso l’Università degli Studi di Milano. Si sono confrontati con un documento firmato da Comunione e Liberazione dal titolo “La crisi, sfida per un cambiamento”.
La prima particolarità di questo incontro è la firma del documento. Perché un movimento ecclesiale come CL interviene su un tema che, apparentemente, è appannaggio di politici, imprenditori ed economisti? Nella galassia ciellina non mancano né gli uni né gli altri e spesso si esprimono attraverso la voce della Compagnia delle Opere, un’associazione che raduna professionisti e imprese per lo più piccole e medie. La crisi dunque non è presentata e affrontata come un affare per specialisti, ma come una circostanza di fronte alla quale mettere in campo il centro dell’azione educativa del Movimento: la verifica della ragionevolezza della fede.
Ha introdotto l’incontro il responsabile regionale di CL Giuseppe Capaccioni sintetizzando così il contenuto del volantino di giudizio: “La realtà è positiva perché mette in moto la persona”. Poi ha chiesto ai relatori: “Siamo ingenui a dire che la crisi è un sfida al cambiamento personale e perciò del paese?”. Riassumiamo in breve le risposte.

Gabriella Mecucci – “Paion traversie, sono opportunità”
L’ex direttrice del “Giornale dell’Umbria” ha apprezzato il taglio non esclusivamente economicistico del volantino di giudizio ed ha citato Vico: “Paion traversie, sono opportunità”. In questa fase da cui usciremo cambiati per distribuzione del reddito e mappa geopolitica, occorre scorgere le opportunità di cambiamento che la crisi offre e scongiurare la tentazione di trovare un capro espiatorio su cui scaricare le proprie responsabilità. È questo il rischio verso cui sta scivolando tanta parte del nostro mondo politico. Lo statalismo che ha caratterizzato tutto il Novecento italiano oggi non è più sostenibile e la sussidiarietà, da tema relegato alla dottrina sociale della Chiesa, è diventata una necessità, che richiede di essere declinata in un nuovo progetto politico.

Antonio Baldassarre – Nel vuoto della politica una proposta credibile
Il presidente emerito della Corte Costituzionale parte da lontano e vede la situazione attuale come il frutto della crisi dei due modelli di società che si sono confrontati nel corso del Novecento. A partire dagli anni ’70 è cominciato a saltare il modello dello stato sociale. Il meccanismo “più tasse più distribuzione dei sacrifici” ad un certo punto non regge più perché le tasse non bastano, ma ormai la gente si è abituata a certi servizi. Si concepiva lo Stato come unico riferimento e distributore di risorse. Ancora oggi ci sono fette di politica che ragionano così e si è giunti al punto di chiamare diritto qualsiasi esigenza individuale. L’altra crisi è quella del modello che è stato pensato come reazione allo stato assistenziale: il liberismo puro. Il risultato è stato che in 40 anni il rapporto tra lo stipendio dei dirigenti e quello degli operai è passato da 1/20 a 1/300. Una società con questa divaricazione del reddito non è sostenibile. Oggi siamo dominati dall’interesse egoistico e a, livello politico, dal clientelismo. Come invertire la rotta? Occorre creare legami e solidarietà sulle cose da fare. Un primo banco di prova sarà la liberalizzazione dei servizi locali: si aprono spazi per attuare la sussidiarietà e i cittadini dovranno pensare seriamente a gestire ed organizzare i propri servizi. Di fronte a tali sfide la politica non offre alcun progetto credibile: la sinistra è ferma alla riproposizione del vecchio stato sociale; la destra, invece, come proposta politica non è mai esistita, limitandosi ad un agglomerato di persone trainate dal populismo berlusconiano. Il mondo cattolico sembra l’unico da cui possa provenire una proposta credibile, perché sa cosa vuol dire il rispetto della persona, la sussidiarietà e sa creare politica dai gangli sociali.

Carmine Di Martino – L’incontro cristiano genera soggetti capaci di costruire
Il filosofo milanese parte con l’osservare che la crisi fa emergere il modo con cui ciascuno concepisce la realtà, al di là delle affermazioni teoriche. In questa circostanza emerge prepotente la tentazione del nichilismo: quando la realtà non si presenta secondo le nostre aspettative, diventa un nemico da fuggire. Il volantino di CL, invece, rovescia questa posizione affermando che la realtà è positiva sempre, non solo quando suscita un sentimento positivo. È positiva perché c’è e chiama a trarre un suggerimento per la strada da intraprendere. Il professore affronta anche l’obiezione di chi accusa i cattolici di “mistificazione” perché ribattezzano come “provvidenziali” anche le realtà negative. La positività non è una mistificazione, ma un fattore della realtà che la ragione deve riconoscere. La difficoltà ad usare una ragione non ridotta è comprensibile se si vive nella paura e nell’individualismo. La comunità cristiana è per questo un luogo prezioso, poiché genera soggetti capaci di razionalità, libertà e affezione, capaci di costruire in ogni circostanza.

© Gazzetta di Foligno – MAURO PESCETELLI

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