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La maggioranza è in crisi, la politica pure

In Parlamento sembrava esserci una maggioranza forte, coesa, sicura di sé. Diceva di durare l’intera legislatura, ma dopo due anni si sta sfaldando. Il Parlamento pare bloccato dalla discussione sulle intercettazioni, sul processo breve, sul legittimo impedimento: questioni che riguardano più i problemi del premier che le reali esigenze del paese e i bisogni delle famiglie alle prese con povertà e disoccupazione, soprattutto giovanile. Ogni giorno cresce il numero degli scontenti e dei disillusi. Persino gli industriali lamentano ora l’inconcludenza del governo. Anche la stampa cattolica non nasconde imbarazzi e insofferenze nei confronti di alcuni modi di fare del premier. Sorrisi forzati e battute sgradevoli, barzellette e pacche sulle spalle non sembrano le virtù politiche per risolvere le tensioni del momento e i reali problemi della gente. Deplorevoli appaiono anche gli attacchi continui alla magistratura e alla stampa, la visione padronale della democrazia, la politica che non disdegna l’intrigo tra soldi e alcova. “Cambiare si può, cambiare si deve”. Così scrivevamo pensando alla crisi della politica a livello locale per le note vicende di cui si sta occupando la magistratura. Analoghi cambiamenti auspichiamo anche nella politica nazionale, dove il sistema gira a vuoto, distante e inconcludente, capace di suscitare più la rabbia dei cittadini che la fiducia nella politica, dal momento che non c’è settore della società che non soffra per la mancanza di provvedimenti governativi adeguati alla crisi. L’ Italia in vent’anni è diventata irriconoscibile ai suoi stessi occhi e l’improntitudine di buona parte della classe politica ha finito col fare apparire oro quella dei decenni passati, visto che corruzione, scandali e affari illeciti non sono certo diminuiti nella seconda repubblica e visto che troppi politici di oggi, tra risse e regolamenti di conti, sono più adusi alle diatribe televisive che alla costruzione del bene comune. Ma il bene comune richiede un nuovo senso di unità nazionale, una volontà di crescere insieme e di ritrovare il valore autentico dello Stato democratico, una capacità di progettare il futuro. Difficile, ma non impossibile! Iniziamo col rinnovare la classe dirigente: restituiamo ai cittadini il diritto di votare i propri rappresentanti; sostituiamo principi e cortigiani, veline ed escort con politici di provata competenza e rigore morale; poniamo un limite ai professionisti della politica. Nessuno pretende che si governi con i pater noster, ma chi si candida a governare sappia che c’è un etica pubblica – la costruzione del bene comune – da testimoniare e da costruire; e non la si conquista facilmente se a livello privato si resta legati all’esplosione della soggettività e del tornaconto. Ridare un’etica alla politica, dal momento che i vizi privati non sembrano produrre le pubbliche virtù. La questione morale è il primo compito – bipartisan – che i diversi schieramenti politici devono affrontare. Il secondo è il recupero di una cultura politica della complessità e del suo governo. Occorre far presto.

© Gazzetta di Foligno – ANTONIO NIZZI

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