Requiem alla Biagini
Quando nel numero della Gazzetta del 17 luglio scorso scrivemmo che la politica comunale sulla scuola di musica dimostrava una “scellerata ottusità”, l’assessore competente, intervenendo dalle nostre colonne, ci rimproverò di aver adottato un “tono propagandistico”. Allora c’era in ballo l’assurda proposta di affidare la gestione della scuola ad una cooperativa sociale di tipo “b”, una di quelle costituite per “l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate”. Ci fu detto che facevamo “facile ironia” sulla situazione “svantaggiata” degli insegnanti di musica, salvo poi verificare l’impraticabilità giuridica di tale opzione (a volte c’è del buon senso anche nel diritto) ed avviare una procedura per l’affidamento in concessione a ditta iscritta all’albo per la fornitura di servizi ludico-ricreativi o culturali. Il bando (come è noto il Comune non può stipulare i contratti ai quali gli insegnati avrebbero diritto e l’affidamento a terzi era strada quasi obbligata) è stato reclamizzato come soluzione condivisa, operazione pubblicitaria comprensibile, lanciata tuttavia senza preoccuparsi di coprirsi sufficientemente le spalle… L’assessore dovrebbe sapere, almeno per l’area politica nella quale milita, che le ristrutturazioni aziendali si fanno insieme alle parti sociali. Elisabetta Piccolotti ha invece tirato dritto per la sua strada, modello Marchionne. Ha giocato al ribasso convinta che tutti (insegnanti ed allievi) l’avrebbero seguita. Ma così non è stato. Solo una manciata di allievi ha effettuato la pre-iscrizione alla Biagini e questo rende la concessione per niente interessante. Un buon numero di insegnanti dal canto loro, privi di alcuna garanzia sul proprio futuro, non solo non hanno tenuto le lezioni gratuite promesse dall’assessore, ma si sono organizzati per conto proprio trasferendosi in blocco al Dopo Lavoro Ferroviario dove si apre, proprio in questi giorni, una nuova scuola di musica. Così, mentre non si sono ancora spenti gli echi del settembre quintanaro e la città si prepara ai bagordi culinari dei Primi d’Italia, in via Saffi 33 si levano le note tristi di un requiem. Speriamo che a Foligno, quando se ne saranno andati i gioiosi distributori di carboidrati, rimanga ancora un po’ di musica e non solo spaghetti alla chitarra (tono propagandistico e facile ironia).