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Settimana Politica 2011 – 34

Tagli agli enti periferici: insostenibili
Regione, Comuni e Province sono contrari ai tagli dei trasferimenti statali approvati dal Governo. Riuniti a Perugia, rappresentanti autorevoli delle istituzioni, tra i quali il sindaco di Roma e i presidenti delle regioni Lazio ed Emilia Romagna, hanno criticato duramente le scelte di tagliare fondi agli enti periferici dello Stato. “Se entro il 2011 la manovra non cambia, denuncia il sindaco romano Gianni Alemanno, gli effetti per l’anno prossimo saranno drammatici”, con opere pubbliche a rischio di non essere concluse, con la drastica riduzione dell’assistenza alle famiglie, con tagli del 75% al trasporto pubblico.

Le Province si difendono: non siamo enti inutili
Il presidente dell’unione province italiane Giuseppe Castiglione è convinto che l’abolizione delle Province non porterà risparmi, ma solo aggravio di costi – specie la spesa per i dipendenti – e che i costi veri vanno ricercati nel mantenimento degli enti di secondo livello, come consorzi, ati e organi di livello non elettivo. La spesa pubblica per le Province incide su quella totale (nel 2010 ha raggiunto gli 807 miliardi) per 12 miliardi. Le Regioni non accettano scelte del Governo in assenza di un piano di rilancio dell’economia, le Province difendono la loro utilità e i Comuni rivendicano la loro peculiarità, cioè la vicinanza ai bisogni del cittadini. Ma lo Stato taglia loro risorse finanziare. Da qualche parte, per un debito statale che è del 120% della ricchezza prodotta in Italia, si dovranno pur recuperare denari. Quello più facile da attuare è il taglio agli enti che governano il territorio, scelta non condivisibile a pieno. Però, d’altro canto, la spesa pubblica è troppo alta, di frequente inefficace e inefficiente, e anche portatrice di parassitismo. Allora è da ripensare il ruolo di queste amministrazioni periferiche, che non possono limitarsi ad essere uffici di collocamento, a dispensare contributi per mantenere il consenso, a svolgere compiti diversi da quello primario di soddisfare i bisogni e garantire servizi al cittadino-contribuente.

La Regione Umbria è più virtuosa
Secondo i dati della commissione per l’attuazione del federalismo fiscale, nel 2010 la Regione Umbria ha riscosso più di quanto accertato e speso meno di quanto impegnato. Ovvero ha ottenuto un margine positivo tra incassi e pagamenti di 1.273.522.499 €. Gli incassi sono dovuti a tributi propri (Irap, addizionale regionale) e a imposte statali (compartecipazione all’Iva), a contributi dell’Unione europea, redditi da capitale. In totale le 20 Regioni hanno chiuso in attivo di cassa per poco meno di 50 miliardi. In ogni caso i debiti regionali raggiungono un ammontare più o meno simile.

Sfratti, case sfitte e assegnatari abusivi
L’unione inquilini di Foligno denuncia che gli sfratti per morosità nei primi sei mesi dell’anno sono in totale 270. Chi non ha la possibilità di acquistare appartamenti – a Foligno di invenduti e in costruzione ce ne sono fin troppi – e non riesce a far fronte al pagamento dell’affitto è destinato ad essere sfrattato. Per queste famiglie c’è l’alternativa della casa popolare, per la quale il Comune stila una graduatoria in base al reddito dichiarato, o di abitazioni pubbliche ad affitto concordato. La prossima offerta di alloggi dovrebbe essere proposta nel mese di ottobre. C’è da vigilare sulle certificazioni prodotte non veritiere e su quanti danneggiano l’appartamento popolare. L’unione inquilini, a tal proposito, chiede al Comune verifiche periodiche. C’è anche chi non accetta, una volta ottenuta la casa popolare, di trasferirsi in montagna e nelle frazioni collinari. Altro aspetto da non sottovalutare è il numero delle case sfitte: con il censimento il Comune avrà un quadro completo e aggiornato.

© Gazzetta di Foligno – GIANCARLO ANTONELLI

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