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Don Cristiano ordinato sacerdote

“O gemma clara”, sono le prime parole che sono risuonate nella Cattedrale di S. Feliciano in occasione della solenne liturgia della Festa della nostra Diocesi. Una gemma incastonata tra due dedicazioni, come ci ha fatto notare il Vescovo Gualtiero nei riti di introduzione della S. Messa: la dedicazione di un tempio al Signore per il culto e la dedicazione di un novello sacerdote, ordinato per il ministero. Gemma è stata la liturgia della Parola, cui punta di diamante la splendida pagina di Vangelo: la cristallina meditazione del Vescovo ha aiutato la folta assemblea a ripercorrere con l’intelligenza della fede il percorso di Gesù sulle acque del lago di Tiberiade in una notte solitaria, buia e burrascosa (Mt 14, 22-33). Anche all’apostolo Pietro è concessa la possibilità di solcare le onde della storia e sottomettere i flutti del male semplicemente “aggrappandosi allo sguardo di Gesù” autore e perfezionatore della fede, e rispondendo con coraggio alla vocazione del Signore: “Vieni”.
Il Vescovo ha raccomandato questi due atteggiamenti a tutta la comunità ecclesiale, ma soprattutto li ha donati come segni profetici a Don Cristiano, come pietre miliari della sua nuova missione di presbitero nella Chiesa che è in Foligno. Nell’omelia e specialmente nella riflessione sull’espressione “Signore, salvami”, il Vescovo ha intagliato una venatura del tema vocazionale interessantissima: la chiamata come realtà storica e provvidenziale della redenzione e della salvezza personale. Infatti questo grido di Pietro mentre affonda tra le correnti del timore e dell’entusiasmo, non è solo un appello di aiuto nelle inevitabili e talvolta necessarie prove della vita, ma la preghiera di ogni credente che cerca o custodisce la propria vocazione: essere chiamati vuol dire essere salvati, e riconoscersi salvati è consapevolezza della propria chiamata. Il Vescovo lo ha anche invitato ad essere architetto saggio e attento, partecipando alla comune edificazione dell’unico tempio del Signore. Tempio è la vita stessa di un presbitero: realtà sacra perché abitata da Dio, e fragile perché impastata di umanità. Eppure da questo tempio possono sgorgare, anzi traboccare, con l’esercizio dei sacramenti, fiumi di acqua viva che fecondano e risanano chiunque raggiungano. Da questo tempio sale e si diffonde il profumo dell’incenso unito all’aroma del crisma, ovvero la preghiera e i sacramenti, la vita e la risurrezione, la vocazione e la missione. Molte altre gemme ci sono state date da meditare durante la liturgia, ma ad essere sincero, le più eloquenti e brillanti sono state quelle intime e profonde degli incroci di sguardi e degli occhi lucenti del Vescovo e di Don Cristiano.

© Gazzetta di Foligno – GIOVANNI ZAMPA

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