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Il Vescovo di Terni pungola i politici

Nel dibattito in difesa della Provincia di Terni si è inserito con autorevolezza il Vescovo Vincenzo Paglia. Le analisi e le valutazioni avanzate dal presule appartengono già al suo magistero e, più in generale, alle posizioni assunte dalla Conferenza episcopale umbra nell’ambito del progetto “L’Umbria e il bene comune”. Vale la pena rifletterci, perché il messaggio ribadisce lo stile della Chiesa nel prendersi cura del futuro del nostro territorio e, insieme, offre una visione poliarchica della città con la quale affrontare le sfide e i problemi che abbiamo di fronte. La Chiesa – afferma il Vescovo – è chiamata al discernimento del proprio tempo e oggi è preoccupata per il futuro delle nostre città, per la loro capacità di crescere, di contrastare l’ingiustizia e l’esclusione sociale, per la loro capacità di perseguire il bene comune. Ma il bene comune – precisa Mons. Paglia – “è una responsabilità comune, una responsabilità di tutte le sfere sociali, dell’economia come della politica, delle comunità religiose come del mondo della cultura, e così via. Senza supremazie o distinzioni tra ruoli centrali e ruoli periferici. Quando si parla di bene comune, siamo tutti centrali”. Se si accetta però questa visione poliarchica, vanno cambiati molti atteggiamenti politici. E il Vescovo li chiama per nome. “Non possiamo continuare a pensare che altri ci debbano garantire status, condizioni sociali, qualità della vita. Non abbiamo più uno Stato che crea sviluppo e posti di lavoro. Non abbiamo più uno Stato che ci assicura contro la povertà. E non possiamo neppure sostituire la Regione allo Stato: non è questo il federalismo che può far crescere l’autonomia e la responsabilità delle nostre città. In altre parole, non abbiamo più alibi”. Segue l’appello ad una responsabilità comune onde evitare la rivendicazione sterile e il ripiegamento. Impegno per la crescita, liberazione dei talenti, ricerca di una responsabile autonomia: “sono questi i pilastri di una visione per il futuro sui quali possiamo edificare una nuova fase della vita della città, una fase costituente capace di porre nella giusta prospettiva anche le questioni dei rapporti tra i diversi livelli territoriali di esercizio del potere”. In particolare, il Vescovo sollecita la politica a restituire centralità a tutte le sfere sociali e a far sì che il protagonismo di tutti costruisca il futuro. E non usa mezzi termini: “non si possono difendere forti livelli di governo dove le altre sfere sociali sono deboli, avvilite, dipendenti e non autonome, fiacche e non vigorose, dove c’è cooptazione e non sana competizione”. Mons. Paglia auspica che questa visione sia il più possibile discussa e magari condivisa dalle forze politiche, alle quali spetta di definire gli strumenti adatti a mettere in moto questo processo di cambiamento, che dovrebbe sostituire il mito centralista e quello dirigista con le pratiche più innovative dell’autonomia e della responsabilità. Consenso e plauso al messaggio del Vescovo sono giunti da tutte le forze politiche, solo Rifondazione Comunista l’ha tacciato di ingerenza politica. Ma questo non meraviglia più di tanto.
© Gazzetta di Foligno – ANTONIO NIZZI

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