Ascolteremo ancora musica alla Biagini?
Sulla questione della scuola di musica intervengono l’assessore alla cultura Elisabetta Piccolotti e Stefania Filipponi di Impegno Civile.
Una scommessa da vincere
Ho letto sul vostro giornale un articolo di Villelmo Bartolini dedicato al futuro della Scuola Comunale di Musica, che chiosa così: “si sperava che in questi mesi fossero prese determinazioni decisive. Invece no.” e poi continua parlando di “scellerata ottusità” e di “uccisione della scuola”.
Ringrazio per l’attenzione dimostrata al problema, devo però dispiacermi del tono propagandistico che rischia di avvolgere la realtà nella nebbia.
Sarebbe stato bene infatti se in questi anni si fosse scritto anche per denunciare la scandalosa mancanza, nazionale e regionale, di una legislazione che definisse lo statuto normativo delle tante scuole comunali, sancendone l’indispensabile funzione formativa e culturale: invece niente, le scuole comunali non sono attualmente nemmeno contemplate dal sistema italiano dell’istruzione, né sono mai state ricondotte ad enti sovracomunali che possano far coincidere qualità didattica e un migliore inquadramento contrattuale degli insegnanti. Oggi le scuole di musica sono garantite solo dal volontaristico sforzo degli Enti Locali, per di più fra mille ostacoli: l’adeguamento delle tariffe agli obiettivi di copertura finanziaria, il tetto alla spesa del personale e il blocco delle assunzioni che provoca mancati rimpiazzi dei dipendenti in pensionamento e l’impossibilità di stabilizzare il personale docente, la riduzione drastica delle consulenze tra cui quelle agli insegnanti, equilibri finanziari che vengono ridefiniti da una nuova finanziaria ogni mese di agosto (a sole poche settimane dalla riapertura della scuola).
Molte incertezze, in questi due anni, sono nate da questo mutevole e fragile quadro normativo che non rende ragione a chi – come il nostro comune – non accetta di vedersi ridurre a mero erogatore di certificati di nascita e carte d’identità, ma cerca invece di non abdicare alla missione di costruire civiltà, convivenza, solidarietà sociale territoriale.
Non so in quali ‘determinazioni decisive’ Villelmo Bartolini riponesse le sue speranze perché non le dichiara: certo è che sarebbe stato bello poter rilanciare la scuola in un quadro di stabilità economica e procedendo all’assunzione diretta del personale. Ma questa possibilità – ahimè – non è data dalle normative attualmente vigenti, per le quali ormai la parola ‘stabilità’ è sinonimo solo di ‘irrigidimento della spesa pubblica’. Per questo il paragone tra l’investimento economico per le manifestazioni e per la scuola, a cui l’articolo della Gazzetta allude, è improprio: per la normativa infatti assumere un insegnante non è uguale, anche a parità di spesa, ad erogare di anno in anno il contributo variabile ad un’associazione.
La precarietà da condizione di lavoro, già di per sé esecrabile, si è tramutata in un vero e proprio paradigma amministrativo costruito da chi crede che ‘meno stato e più mercato’ significhi ‘meno tasse e servizi migliori’ e con le privatizzazioni cerca la riduzione a profittevole commercio di ogni spazio della vita. L’ultimo referendum ci ha segnalato che questa concezione si sta incrinando: speriamo che la crepa diventi più larga e che ‘beni comuni’ vengano considerati anche quelli legati alla conoscenza.
Nel frattempo non ho intenzione di arrendermi ad un lento decadimento dell’esperienza della scuola. Per questa ragione alcune ‘determinazioni decisive’ sono state sottoposte all’attenzione del Consiglio Comunale della città. Sono scelte che scommettono su una grande ricchezza cittadina nel mondo associativo e della cooperazione, per ridare alla Scuola A. Biagini un carattere popolare, partecipato, dinamico.
È facile fare ironia sull’affidamento alle cooperative di tipo B e sull’accostamento tra persone svantaggiate e insegnanti della scuola di musica. Facile e forse, mi permetto, anche un po’ fuori luogo. Per due ragioni: la prima è che quando la legge parla di inserimento lavorativo di persone svantaggiate non guarda alla costruzione di ghetti lavorativi a mansioni ridotte, ma invece al difficile compito di dare vita a ‘luoghi della differenza’ dove valga la nobile regola ‘ad ognuno secondo i suoi bisogni, ad ognuno secondo le sue capacità’. La seconda è che tale affidamento, seppur transitorio e nelle more dell’espletamento di una gara che dia a tutti la trasparente possibilità di concorrere per la gestione, sarà incardinato su un progetto di rilancio basato sulla ripresa della promozione nelle scuole, l’allargamento dell’attività didattica a nuovi settori, la qualità dell’insegnamento e lo sviluppo della collaborazione con le tante associazioni folignati che con il loro impegno possono dare slancio, passione, competenza.
Tentiamo di trasformare una difficoltà in una sfida: se da settembre vedremo insegnanti, persone svantaggiate, associazioni, studenti e scuole suonare come in una stessa orchestra allora avremo vinto. Sono ancora tra coloro che pensano che per vincere le scommesse, quantomeno bisogna avere il coraggio di farle.
Elisabetta Piccolotti
Assessore alla Cultura
Comune di Foligno
Ma …chi fermerà la musica?!
La Scuola di Musica “A. Biagini” di Foligno, come “istituzione pubblica”, risale al 1868. È sopravvissuta a due guerre mondiali e alla dichiarazione di dissesto economico del Comune (fine anni 80); rischia, però, di non “superare” il 2011. Ma …chi fermerà la musica?! A poco più di un mese dall’inizio del nuovo anno scolastico, l’Amministrazione propone di privatizzare il servizio e di affidarlo direttamente a una Coop. di tipo B, di cui s’ignorano le specifiche competenze “culturali e didattiche”, dimenticando che, senza gara, non si può affidare a privati un servizio pubblico locale, diretto a soddisfare i bisogni dell’utenza, neppure se finalizzato all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate. L’esternalizzazione della scuola di musica è frutto sia della miopia, dell’incapacità politico-amministrativa della Giunta Mismetti, che delle non scelte della Giunta Marini. Quali le ragioni di una siffatta decisione? Il Comune di Foligno non può assumere nuovi dipendenti, avendo superato il limite di spesa previsto per legge e non può rinnovare il contratto agli insegnanti, qualificati in passato consulenti, in quanto, sempre per legge, non possono essere stipulati contratti di consulenza per il 2011. E senza insegnanti non c’è scuola….Tale situazione, peraltro derivante da scelte politiche effettuate nel “periodo di vacche grasse”, è nota da oltre un anno (il decreto sulle consulenze risale al maggio 2010), e un’amministrazione capace ed efficiente avrebbe dovuto adottare tempestivamente idonei provvedimenti. Invece l’Amministrazione folignate non ha fatto nulla, ad eccezione dell’aumento tariffario e della revoca dello statuto. L’anno scolastico 2010/2011 è iniziato il 15 novembre senza alcuna forma di pubblicità e senza informazioni alle famiglie interessate, molte delle quali, nell’incertezza, hanno optato per strutture private, con conseguente calo di iscrizioni alla BIAGINI. Non solo:l’efficiente amministrazione si è “ricordata” di far pulire i locali scolastici, compresi i bagni, a fine dicembre. E che fine faranno gli insegnanti, “condannati da oltre un decennio” al precariato, da una Giunta che sostiene di lottare contro la precarietà? Proprio gli insegnanti avevano prospettato, riguardo alla forma gestionale, soluzioni che nessuno si è degnato di prendere in considerazione. Ma la lungimiranza e la coerenza non rientrano tra le doti della coalizione di centro-sinistra, che si è schierata, nei recenti referendum, contro la privatizzazione dei servizi pubblici e poi attua una politica di segno opposto… Esternalizza o affida a società cd partecipate i propri servizi pubblici, perché è incapace di gestirli direttamente e decreta la morte di proprie manifestazioni, come è avvenuto per Humourfest ( a proposito, a quali altri “funerali politici” dovranno assistere i folignati?); nel frattempo, però, eroga risorse a manifestazioni organizzate da privati (ad es. CANTI E DISCANTI, DANCITY, Young Jazz Festival).Nessun giudizio, né positivo né negativo, sulla valenza di tali avvenimenti, solo una constatazione: il Comune di Foligno sembra privilegiare la privatizzazione degli eventi culturali, soprattutto se organizzati da associazioni amiche. Se l’amministrazione avesse tempestivamente coinvolto l’opposizione e le associazioni del settore, per costruire insieme un percorso tendente al mantenimento e alla valorizzazione della scuola di musica, avrebbe sicuramente avuto il più ampio sostegno; si arriva invece a imporre una scelta, definita “obbligata” e si ha persino la faccia di bronzo di affermare che è finalizzata al “rilancio, alla riarticolazione ed allargamento dell’attività didattica”. Nel frattempo con la solita arroganza l’amministrazione cerca di addossare ad altri responsabilità che sono esclusivamente proprie, accusando persino l’opposizione di non essere propositiva. Chi ha vinto le elezioni ha il diritto-dovere di governare; l’opposizione formulerà le sue proposte, realizzerà il suo progetto di città, quando diverrà maggioranza.
Stefania Filipponi
Impegno Civile