Nubi sul futuro della Scuola. Ma l’impegno continua
Intervista a Ivana Barbacci Segretaria Cisl Scuola Umbria
Iniziamo con un bilancio dell’anno scolastico ormai concluso.
Anche in Umbria è stato un anno denso di criticità. A partire dalla scuola dell’Infanzia, si è consolidata un’organizzazione delle sezioni al limite dei numeri previsti dalla legge, 29 alunni per sezione con una elevata presenza di bambini stranieri. Nella scuola Primaria, il terzo anno di maestro unico ha messo a nudo tutte le inefficienze che la scuola ha dovuto subire a causa della manovra di 8 miliardi. La riduzione progressiva delle ore di compresenza ha reso il lavoro dei docenti più frammentato ed impossibili, talvolta, gli interventi personalizzati e a piccoli gruppi. Altra criticità sta nella riduzione drastica dei docenti di Inglese.
E la Scuola secondaria?
Quella di Primo grado ha sofferto la saturazione delle cattedre a 18 ore con conseguenze negative sull’impianto didattico, basato in molti casi su percorsi laboratoriali. In Umbria si è registrata una riduzione dell’offerta formativa basta sul tempo prolungato, con una netta connotazione del modello orario di 30/32 ore settimanali. La scuola Secondaria Superiore merita un approfondimento a parte.
Facciamolo, valutando il primo anno di riforma delle Superiori.
Non è una vera riforma, ma un riassetto delle ore curricolari per evidenti necessità di cassa. Le difficoltà che colgo riguardano, ad esempio, la scelta incongruente e ingiustificata di ridurre le ore laboratoriali negli istituti tecnici e professionali. Altra incongruenza sta nella volontà di riduzione degli indirizzi per dare un maggior ordine all’offerta sul territorio, ordine che si è poi tradotto, in Umbria, con la duplicazione di indirizzi, o con indirizzi autorizzati ma non attivabili per carenza di iscrizioni. Altra grande sofferenza è la riduzione dei posti di lavoro: in Umbria la scuola superiore in tre anni ha perso più di 300 cattedre di docenti precari. Questa è una vera emergenza sociale, data l’impossibilità di riconvertire verso altri settori centinaia di lavoratori che per anni hanno insegnato latino e greco, diritto, italiano e storia o lingua francese…
Posti che si perdono e insegnanti precari che non riescono ad entrare. Si muove qualcosa sul fronte delle nuove assunzioni?
Il piano di assunzioni per la scuola, varato dal Consiglio dei Ministri nell’ambito del decreto-legge sullo “sviluppo” rappresenta un risultato importante dell’azione sindacale della CISL. Il nostro obiettivo sul precariato è sempre stato chiaro: 65.000 lavoratori tra docenti e ATA possano avere da subito un contratto a tempo indeterminato, in quanto da anni sono stati impiegati su posti vacanti. In Umbria, indicativamente, avranno il ruolo 551 docenti e 599 ATA. Nelle prossime settimane i sindacati verranno convocati a Palazzo Chigi per definire modalità e tempi delle assunzioni.
C’è allora qualche speranza in più per il prossimo anno?
I rilievi del nuovo anno scolastico sono purtroppo già delineati nei testi nomativi che vincolano le scelte delle scuole sugli organici e sulla costituzione delle classi. Con l’anno 2011/2012 si chiude il triennio dei tagli sulla scuola e in Umbria abbiamo perso più di 1.000 posti di lavoro, con una sofferenza che si riversa su tutta l’offerta formativa. Lo spirito di servizio dei docenti non è mai venuto meno, ma è evidente che la riduzione delle risorse umane ed economiche comporti una significativa riorganizzazione di tutto il sistema scolastico umbro. Questo dovrà far riflettere anche le istituzioni locali sulla ormai necessaria presa in carico delle problematiche proprie della scuola del territorio. L’attenzione della Cisl scuola si concentrerà proprio sulla ricerca degli strumenti per l’applicazione corretta del federalismo e del principio della sussidiarietà, tante volte richiamato, ma rare volte praticato.
La Gazzetta lascia ogni mese la parola agli studenti. Stiamo pensando di far parlare anche gli insegnanti. Quali preoccupazioni vedi in Umbria tra il personale docente?
Un diffuso senso di smarrimento. I docenti non hanno più punti di riferimento, sono spesso soli di fronte alle accresciute difficoltà professionali e ai mutati bisogni educativi degli studenti. Manca un piano serio di formazione per tutto il personale docente. Urge una progettualità che rimetta la scuola e l’educazione delle nuove generazioni nell’agenda prioritaria della politica.
Tra difficoltà e incertezze il personale della scuola si sente solo. È cambiato qualcosa nel rapporti con il Sindacato?
Nei momenti di crisi economica, fare sindacato diventa molto difficile, a volte impossibile, ma è proprio in questi momenti che si deve essere maggiormente presenti e responsabili. Talvolta non siamo stati ben compresi, ma spesso siamo apprezzati per la nostra autonomia e capacità di entrare nel merito dei problemi, senza demagogia o strumentalizzazioni. Io credo che il mondo della scuola oggi abbia bisogno di essere rappresentato con serietà, rigore e senso di responsabilità. Il personale insegnante, a differenza di altre categorie, si avvicina al sindacato per il servizio individuale che da esso può ricevere. I docenti hanno fatto sempre molta fatica a sentirsi una categoria, preferendo piuttosto il proprio ruolo individuale a quello collegiale.
E la Cisl come risponde?
La Cisl sta facendo uno sforzo per ricompattare le tante diverse professionalità operanti nella scuola e spingere verso una nuova idea di scuola, fatta di collegialità, di scelte condivise, di capacità di rendicontazione sociale, di auto-valutazione. Questi sono i nostri obiettivi per il futuro. Ma non dimentichiamo quei risultati concreti che abbiamo già raggiunto, nonostante la grande difficoltà del momento!
Per esempio?
Con fatica abbiamo tessuto la trattativa, in partenza impossibile, per recuperare il “furto” degli scatti di anzianità. E ci siamo riusciti. Merito della Cisl e delle altre sigle sindacali che hanno percorso la via della responsabilità e del confronto sugli obiettivi possibili. Un’altra nostra battaglia ha permesso ai dirigenti scolastici di assumere supplenti anche nel caso di assenza del titolare per periodi inferiori a 5 giorni nella scuola primaria e a 15 giorni nella scuola secondaria.
Altre forze sindacali, però, vorrebbero lotte più dure.
Ma non è con gli improperi che si cambiano oggi le situazioni e si mobilitano i docenti. Il sindacato deve stare a contatto quotidiano con il personale della scuola per cogliere i bisogni e tentare insieme di dare le risposte, quelle fattibili, qui e ora.
© Gazzetta di Foligno – ANTONIO NIZZI