Lo sballo giovane in una regione incredula
L’allarme è stato lanciato e non c’è da scherzare: in rapporto agli abitanti l’Umbria è la regione con il più alto numero di morti per droga, il cui consumo è un più 25% rispetto alla media nazionale. 3000 sarebbero i cocainomani in cura presso i Sert, mentre 20.000 consumatori farebbero uso di stupefacenti illegali in maniera stabile o occasionale, con un consumo quotidiano di circa 6000 dosi di droghe varie. L’età media del primo consumo si è abbassata a 14 anni e si registra una correlazione significativa tra l’abuso di bevande alcoliche e il consumo di droghe. Fermiamoci qui, sebbene l’Umbria si ritrovi quasi incredula a dover affrontare nuove emergenze che percuotono il mondo giovanile, dal suicidio allo sballo, dalla banalizzazione del sesso alla trasgressività. Di sicuro il “lacrimare” sui giovani, con atteggiamenti paternalistici, non porta da nessuna parte. Ma alcune domande noi adulti – soprattutto se abbiamo responsabilità educative, politiche e culturali – non le possiamo evadere! Da oltre trent’anni la regione ha affrontato nelle scuole i temi della prevenzione delle dipendenze, dell’educazione alla salute, del sesso informato, protetto e consapevole. Non sono mancati protocolli d’intesa, fondi per la lotta alla droga e tavoli di lavoro. Aggiornamenti per i docenti, spot e incontri informativi per gli studenti sono stati riproposti ad ogni anno scolastico. Dai risultati, però, tutto sembra come la fatica di Sisifo, in cui ogni sforzo è destinato a fallire. Oggi genitori e insegnanti si ritrovano disorientati a far fronte alle nuove emergenze educative e ai fenomeni più inquietanti. Attendono incoraggiamenti significativi dalle istituzioni politiche, dai potenti della comunicazione e dai maestri del pensiero, ma si ha l’impressione che costoro si illudano di guarire una persona malata ricorrendo semplicemente alla misurazione della temperatura corporea. Senza dubbio, è bene capire perché l’Umbria sia diventata un grande centro di smistamento della droga per l’Italia centrale e perché Perugia abbia un’enorme domanda di consumo. È bene capire anche perché questo triste e insospettato primato in una regione che si immaginava tranquilla, vivibile, morigerata e ben amministrata e che ora scopriamo alle prese con ospiti inquietanti. Questo lavoro di comprensione è stato affidato alla Commissione di inchiesta sulle tossicodipendenze, voluta dal Consiglio regionale e presieduta da Vincenzo Riommi, che deve occuparsi di tossicodipendenze, mortalità per overdose e fenomeni correlati. È bene capire, ma non basta. Occorrono strade nuove e la politica può favorirle, se sarà capace di condividere un nuovo vocabolario culturale. Educazione (e non solo apprendimento); educatori capaci di parlare alle coscienze dei ragazzi (e non dileggio dell’autorità educativa); senso del dovere e rispetto delle regole (e non “tutto è lecito, perché tutto è relativo”); primato del bene comune (e non la pretesa di trasformare in legge ogni ghiribizzo). Se non rimettiamo al centro la formazione etica della coscienza dei giovani, non si arresterà lo sballo in una regione sempre più incredula e sempre più vecchia.
© Gazzetta di Foligno – ANTONIO NIZZI