Caro Sindaco le scrivo…
Lettera aperta al Sindaco Mismetti sui temi affrontati al forum della Gazzetta di Foligno l’8 Ottobre 2010
Ho ascoltato con liturgica attenzione gli interventi dei suoi predecessori al forum organizzato lo scorso 8 ottobre dal nostro settimanale. Quasi tre ore di parole volate via senza stancare. Ho cercato di dare spazio a tutte le parole. Alcune però hanno avuto il sopravvento, come quelle del suo predecessore Giorgio Raggi, che ora di professione dirige una grande impresa commerciale (non mi risulta vicina a Confindustria), il quale ha dichiarato che “la macchina pubblica è un imbuto per lo sviluppo e per la crescita”.
Ho ascoltato Maria Rita Lorenzetti quando ha spiegato che non esiste alcun “blocco di potere”, semmai una “classe dirigente” e quando ha gridato che “non c’è nessuna Folignopoli”. È bizzarro il destino semantico del suffisso -poli, radice del sostantivo “politica”. Ha acquisito un’accezione tanto negativa fino a diventare sinonimo di “sistema di corruzione” e perduto definitivamente il suo significato di “comunità cittadina”.
Ho ascoltato l’avvocato Rolando Stefanetti rimpiangere i tempi nei quali il Consiglio Comunale era luogo di vero dibattito, mentre adesso il confronto sarebbe sacrificato in nome della governabilità.
Ho ascoltato Manlio Marini ricordarci quanto la ricostruzione post-terremoto abbia cambiato il volto della città e come la conclusione di quella fase ci ponga nuovi problemi sociali ed economici.
Ho ascoltato la comune lamentela di non vedere all’orizzonte una generazione di giovani politici (qualcuno in sala si sarà risentito), ma anche la constatazione di un suo predecessore che i politici scelgono i propri collaboratori più per la loro fedeltà che per le reali capacità.
Ho ascoltato attentamente anche la sua orgogliosa conclusione, sindaco. Ha ragione quando dice che Foligno non è la città spenta che molti concittadini descrivono. Ha fatto bene a ricordare le eccellenze imprenditoriali e culturali che la caratterizzano, a dirci quanto sia bella ed accogliente la nostra città. Noi folignati siamo un po’ così: i piedi piantati nel luogo dove siamo nati e lo sguardo rivolto sempre lontano. Ho ascoltato, Sindaco, che, pur non condividendo il giudizio negativo sullo sviluppo urbano di Foligno, riconosce uno “sfilacciamento” della città -ha detto proprio così ed il bisogno di porvi rimedio, di tracciare finalmente un confine invalicabile all’edificabilità.
Ho apprezzato la saggezza di richiedere un livello di pianificazione sovra-comunale, perché una delle più grandi ricchezze del nostro territorio è il paesaggio e lo sguardo non si arresta davanti ad un confine amministrativo. Ho ascoltato il grido di solitudine di fronte all’incombenza della crisi economica e ai tagli di bilancio imposti dal governo centrale. Ma è davvero sicuro che questo implichi automaticamente una riduzione dei servizi ai cittadini? Non dobbiamo forse riconoscere che la macchina amministrativa che abbiamo costruito ha svolto anche altre funzioni, sulle quali è venuto il momento di fare un passo indietro? Non dobbiamo dirci che è finito il tempo nel quale le amministrazioni pubbliche e le società ad esse collegate fungevano da “ammortizzatore sociale”? Non dobbiamo dirci che il progresso tecnologico, così come consente di produrre maggiori quantità di beni ad un costo sempre più basso, può consentire di erogare i medesimi servizi in modo più efficiente? Non dobbiamo forse, qui sì, sollevare lo sguardo e osservare come funzionano le snelle amministrazioni locali del Nord- Europa? Possiamo onestamente dire che non ci sono i soldi per la manutenzione delle strade fin quando esistono strutture che dissipano denaro pubblico? Da ultimo, sindaco, ho ascoltato il suo composto sfogo rispetto alle vicende di queste ultime settimane. Le ha definite “questioni personali”, ma credo che in una comunità cittadina dobbiamo farne responsabilità comune, evitando di avviare un processo da bar o da salotto, ma aprendo una riflessione diffusa sul modo nel quale la politica raccoglie e mantiene il proprio consenso. Dobbiamo interrogarci innanzi tutto noi, comuni cittadini, su quale politica alimentiamo ogni volta che ci rivolgiamo al parroco o all’amico dello zio per avere un lavoro, per ottenere una prestazione sanitaria qualificata o in tempi ragionevoli, per risolvere un problema che riguardi il nostro quartiere o velocizzare una pratica che ci riguardi.
L’iniziativa della Gazzetta di riunire lei e tutti i suoi predecessori per parlare del futuro della città ha ricevuto il suo -mi è sembrato sincero- plauso, come quello degli ex-sindaci. Continuerà a trovarci così: uno spazio dove si può parlare ed essere ascoltati, ma anche uno specchio severo e quanto più possibile autentico della nostra bella città.
© Gazzetta di Foligno – VILLELMO BARTOLINI