Forum Immigrazione del Partito Democratico
Per gli immigrati c’è da fare molto di più. Lo ha ricordato il mese scorso l’appello del Consiglio d’Europa sull’integrazione – Vivere insieme: conciliare diversità e libertà nell’Europa del XXI secolo – con l’invito rivolto a tutti ad “adoperarsi per una politica di immigrazione globale, coerente e trasparente, poiché la mancanza di questa politica crea gravi problemi che spesso ricadono sulle spalle delle comunità locali”.
La Tavola rotonda sui temi dell’immigrazione promossa a Foligno dal Partito Democratico è stata un’occasione importante per documentare il fenomeno anche a livello locale e per tracciare le prospettive future. Il confronto è stato serio e costruttivo, lontano dai luoghi comuni e dagli stereotipi negativi sulle minoranze diffusi dai media nell’opinione pubblica. Forte è risuonata anche l’esperienza diretta di alcune donne – tanto battagliere quanto persuasive – immigrate da anni nel nostro territorio e impegnate in prima fila sui temi dibattuti.
Fattori di rischio non mancano – lo ha ricordato anche il Sindaco Nando Mismetti – ora che la fine della ricostruzione pone problemi di occupazione e di tenuta sociale, mentre la crisi economica e la politica dei tagli gravano sui cittadini più giovani. Foligno, tuttavia, ha risposto in maniera positiva alla domanda di integrazione, che non è stata solo economica, ma anche scolastica e formativa. La via dei diritti – ci sono dei diritti che appartengono a tutti – è ancora lunga ma irreversibile, perché il fenomeno immigrazione è ormai strutturale. E su questo punto Marco Pacciotti, coordinatore del Forum nazionale immigrati del PD, ha indicato un percorso. L’Italia, che è stata toccata più tardi dal fenomeno, può fare meglio rispetto ad altri paesi europei, andando oltre i modelli di convivenza fino adesso sperimentati, come quello utilitaristico, o quello multiculturale (in cui le culture convivono, ma non si incontrano e non interagiscono), o quello assimilazionista (tipico della Francia, che non tollera le culture diverse per assorbirle in quella dominante). L’Italia deve rivedere la legge sulla cittadinanza, vecchia di vent’anni, e superare definitivamente lo ius sanguinis. Si tratta di distinguere tra i diritti di cittadinanza e i diritti di nazionalità, perché non tutti gli stranieri che vogliono la cittadinanza vogliono anche la nazionalità. Il welfare deve essere uno: e non uno per gli italiani e uno per gli stranieri. Anche i diritti religiosi devono essere salvaguardati ed è tempo ormai di concedere il voto per le elezioni amministrative. La scuola, inoltre, deve insistere sull’esperienza dell’interculturalità, mai rinunciando ad essere inclusiva e ricercando sempre un’area comune tra le diverse culture, perché riconoscere le diversità vuol dire costruire anche spazi di condivisione. Leggi nuove ci vogliono, ma non bastano, c’è da cambiare le mentalità. Forse tra qualche anno i nostri ragazzi avranno meno remore e diffidenze nei confronti dell’integrazione, se l’Italia saprà elaborare una politica migratoria globale, con un solido quadro giuridico basato sul rispetto e la promozione dei diritti fondamentali.
© Gazzetta di Foligno – ANTONIO NIZZI