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Riaperta la chiesa di Santa Maria di Vallegloria

 

Con una sentita Celebrazione eucaristica il Vescovo di Foligno, S.E. mons. Gualtiero Sigismondi, ha riaperto al culto la chiesa di Santa Maria di Vallegloria, attigua all’omonimo e fiorente monastero delle Clarisse Urbaniste. Tra gli altri, hanno concelebrato con il Vescovo il parroco di Spello, don Diego Casini, il cappellano del monastero, mons. Mario Sensi, e il provinciale dei Frati Minori Conventuali, p. Franco Buonamano.

 

Con un rito molto significativo, sabato 28 maggio, alle 17 in punto, il Vescovo ha bussato con il pastorale alla porta della chiesa, che si è aperta consentendo l’ingresso ai fedeli per la prima volta dopo il terremoto del 1997, le cui scosse hanno pesantemente danneggiato la chiesa così come l’intero complesso monastico, già ristrutturato e abitato dalle monache che per anni hanno vissuto nei moduli abitativi posizionati nell’orto. La trecentesca chiesa di Santa Maria di Vallegloria con la semplice facciata a due livelli in pietra del Subasio cela un’aula liturgica rettangolare, riccamente decorata con preziosi affreschi cinque-seicenteschi di Marcantonio Grecchi e Ascensidonio Spacca, detto il Fantino. Tra le immagini, che raffigurano le Storie dell’Antico e del Nuovo Testamento e le Storie della Vergine, spicca l’affresco dell’Annunciazione, sovrastante l’altare maggiore. Il monastero, fondato dapprima sul Subasio (Vallegloria Vecchio) nel 1215 e trasferitosi nell’attuale complesso circa un secolo dopo, è stato soppresso dopo l’Unità d’Italia. Successivamente, il monastero è tornato ad ospitare la comunità, mentre la chiesa è rimasta di proprietà del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno, che la concede in uso alle monache di Vallegloria per il culto. Il tema mariano è stato al centro dell’omelia del Vescovo, che ha ricordato come Maria sia stata per Dio come una porta, aperta dal suo fiat, per raggiungere e salvare tutti gli uomini. Con la riapertura della chiesa di Vallegloria, le monache – che vivono in clausura – possono tornare a beneficiare della loro chiesa e ad offrire ai fedeli un significativo patrimonio di spiritualità, mentre un’altra cicatrice del sisma lascia spazio al recupero e alla valorizzazione di una porzione di territorio e della sua storia.

© Gazzetta di Foligno – FABIO MASSIMO MATTONI

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