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“Cittadini del Mondo” per vivere le sfide della nostra attualità

Intervista al prof. Renzini: Abbiamo preconizzato eventi futuri”

Si è concluso il progetto diocesano “Cittadini del Mondo”, rivolto agli studenti degli istituti superiori, che pone l’accento sulle sfide dell’integrazione fra diverse culture. Tra le molteplici iniziative proposte ricordiamo qui le conferenze di formazione destinate a quanti sono impegnati nel mondo dell’educazione. Ne parliamo con il tutor, il professor Maurizio Renzini, già Preside dell’Istituto Tecnico Industriale ed ora collaboratore della Diocesi per questo progetto

Professor Renzini, perché le Conferenze di formazione?
Questo confronto, che risponde alla complessità del mondo attuale, ha costituito un aspetto sostanziale e prioritario del progetto Cittadini del Mondo. Sostanziale, per la consistenza degli argomenti trattati: l’interconnessione tra Democrazia e Cittadinanza, la Pace e la Salvaguardia del Creato. Prioritario, perché indirizzato a soggetti che hanno responsabilità educativa. Infatti l’obiettivo è sviluppare nei nostri giovani comportamenti atti a vivere la multiculturalità come protagonisti. È necessario, quindi, riacquistare il nostro ruolo naturale, quello di creature sociali, individuando un percorso di vita orientato verso l’amore e la solidarietà. Questo prima va vissuto e poi consegnato ai giovani.

Dove sta la novità del Progetto?
Il Progetto non ha equivalenti su tutto il territorio nazionale ed oggi, alla luce dei fatti che ci stanno coinvolgendo, possiamo dire di aver “preconizzato” eventi che sarebbero successi in un futuro assai vicino. Il Progetto e le conferenze di formazione sono stati sollecitati dalle sfide del mondo contemporaneo a cui la nostra Diocesi è molto attenta: ambiente, sviluppo, integrazione culturale, problemi etici.

Ripercorriamo le tappe delle conferenze.
Le conferenze hanno proposto un ricco itinerario culturale su temi portanti del nostro tempo. Un itinerario “stratificato”, perché ha indagato ambiti sempre più allargati. Nella prima conferenza dal titolo “Cittadinanza attiva, lotta alla povertà e Costituzione italiana”, sviluppata dalle Prof.sse Rosalia Monaco e Luisa Damini, ci siamo occupati, nel contesto di un rapporto diretto con l’altro, della lotta alla povertà e all’emarginazione sociale attraverso l’esercizio di quella che chiamiamo ”cittadinanza attiva”, che ha precisi riferimenti anche nella nostra Costituzione. Con Mons. Perego e il Prof. Gatti abbiamo poi rivolto l’attenzione alla maturazione del concetto di democrazia in un’Europa che stenta a comporre le sue prospettive unitarie, e alle sfide imposte dalla globalizzazione e dai processi migratori. Quindi, attraverso gli interventi del giornalista Bustaffa e di don Pierpaoli, abbiamo analizzato il ruolo del Mediterraneo, ove sono stati focalizzati spunti importanti di intervento per un dialogo tra culture diverse, che miri anche alla ricerca delle comuni radici, in una prospettiva di pace e di sviluppo solidale. Solo in questo modo potrà avvenire “L’incontro delle civiltà per un mondo senza conflitti”, tema dell’ultima conferenza svolto dal Dr. Lotti e dal Prof. Gentili.

Quale messaggio sente di trarre dal confronto?
Alla luce dei fatti che sconvolgono il Nord-Africa e interessano direttamente il nostro Paese, si può affermare che l’obiettivo prioritario è la creazione di una cultura del Mediterraneo, che superi quella strettamente europea, poiché l’UE non sembra aver realizzato quella global Mediterranean policy, individuata nel Processo di Barcellona del 1995, per promuovere il dialogo tra le diverse culture e religioni e riavvicinare i popoli di questo bacino. Se avessimo già realizzato una politica di interazione, forse gli effetti delle rivolte non sarebbero stati così evidenti. La strada da seguire è l’individuazione delle radici comuni, quella koinè che è appannaggio di tutti i popoli che condividono il Mediterraneo, mare tra le terre. L’anelito al dialogo e alla pace, vissuto nella storia da personalità che hanno pagato anche con la loro vita l’aver agito per questo nobile intento, deve radicarsi nelle coscienze di tutti, fondandosi sulla dimensione dell’amore tra i singoli e tra i popoli. Il cristiano poi non può restare indifferente al destino dell’Uomo, se Dio stesso si è fatto uomo. “La dignità della persona è sempre il cuore stesso di ogni civiltà”, afferma Benedetto XVI. Esercitare la sobrietà, la solidarietà, la cittadinanza attiva equivale per ognuno a “farsi prossimo”, il più vicino nell’etimologia del termine, farsi carico, prendersi cura nell’accezione evangelica. Potremmo così dire, citando Luca (17,10), ”Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”.

© Gazzetta di Foligno – BRUNELLA TROMBETTONI

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