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La malattia cambia la vita, ma non la ferma

L’associazione Persefone opera nella nostra città sul fronte delle cure palliative e, vista la difficoltà del Sistema sanitario nazionale, molto spesso si “sostituisce” in alcuni servizi. La storia di Antonietta Porzi, una delle volontarie più longeve

Nel panorama ospedaliero italiano, in cui i più grandi luminari del mondo scientifico come Parisi o Mantovani hanno recentemente firmato una lettera aperta a difesa della Sanità pubblica, risultano sempre più fondamentali realtà del terzo settore come l’associazione Persefone. L’attività dei volontari, seppur con alti e bassi, non si ferma e, nella stanza diventata punto di riferimento di Persefone all’interno dell’ospedale “San Giovanni Battista”, ho incontrato la tenace presidente dell’associazione Annamaria Paci e Antonietta Porzi, una delle volontarie più longeve.

Per chi si chiedesse in cosa consiste l’attività di Persefone, in collaborazione con il Servizio Cure Palliative dell’Usl Umbria 2, occorre riprendere le parole della presidente Paci: “Noi non siamo le pompe funebri”. Ovvero, l’associazione Persefone si propone come garante della dignità del paziente e della persona nel percorso della sua malattia non più curabile. Un percorso in cui Persefone accompagna il paziente sia attraverso il supporto psicologico di due psicoterapeute, che con una rete di volontari che instaurano relazioni amicali con le persone malate e i loro familiari. Sono queste le cosiddette volontarie laiche, le quali dedicano parte del loro tempo per assistere i malati. Come Antonietta Porzi, infermiera in pensione, che per otto anni ha trascorso due ore a settimana con una signora recentemente scomparsa.

Signora Porzi, che tipo di legame si è creato con la persona che ha assistito?

“Si tratta di un legame positivo, che coinvolge anche tutta la famiglia del malato…(continua…)

di Giacomo Toni

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