Schermata 2023-07-28 alle 11.46.59

Pronto Soccorso, ritorno ai numeri pre pandemia

Reparti potenziati, ambulatorio per le vittime di violenza di genere e cinque codici di triage: sono tra le novità che interessano il Pronto soccorso del “San Giovanni Battista”. Dopo la diminuzione degli ingressi durante il Covid-19, la struttura è tornata a essere affollata. Preziosa per intervenire sui casi acuti, ma sono ancora troppi gli accessi inappropriati

Un patto con il territorio. Più volte dall’ospedale – anche da queste colonne – si è levata la richiesta di trovare maggiore sinergia con medici di base, realtà sanitarie ma anche semplici cittadini. Un’esigenza affinché una maggiore collaborazione porti a servizi più efficienti, oltre a un lavoro qualitativamente migliore del personale sanitario e, al contempo, un’ampia soddisfazione dei pazienti. Una prospettiva che favorirebbe a maggior ragione strutture come quella del Pronto soccorso dove, passata la crisi pandemica, i numeri stanno tornando ai livelli pre Covid. Soprattutto in estate, cresce il lavoro di medici e infermieri della Medicina d’urgenza. Dalle ondate di calore alla crescita di incidenti e traumi legati all’aumento degli spostamenti, anche al “San Giovanni Battista” s’intensificano gli sforzi che, ultimamente, hanno portato a una nuova organizzazione del lavoro. Ne abbiamo parlato con il dottor Giuseppe Calabrò, responsabile del Pronto soccorso e primario del reparto di Medicina d’urgenza.

Dottor Calabrò, partiamo dai numeri del Pronto soccorso di Foligno… “Partiamo dicendo che, logicamente, nel periodo della pandemia c’è stata una contrazione degli accessi, così come avvenuto nello scenario nazionale. Successivamente c’è stato un cambiamento della tipologia di accesso. Nel 2019 (anno di riferimento pre Covid, ndr) abbiamo avuto 53mila accessi: numeri che ci hanno portato al secondo posto in Umbria. È un dato anomalo, visto che non siamo il secondo ospedale per dimensioni, ma ci fa capire come l’utilizzo dell’emergenza sia molto ‘estesa’. Di questi 53mila accessi, abbiamo registrato 600 ‘Codici rossi’ (i casi più gravi, ndr), mentre i ‘Codici gialli’ sono stati 6mila. Nel 2022, invece, i ‘Codici rossi’ sono stati 858 e 8.072 quelli gialli, 34.600 ‘Codici verdi’ e 2.660 ‘Codici bianchi’, con un numero complessivo di 46mila accessi. Nel 2018 i ‘Codici rossi’ erano 249, 4.400 ‘Codici gialli’, il resto erano 44mila ‘Codici verdi’ e 5.200 ‘Codici bianchi’. Quindi, di fatto, c’è sicuramente un’attività molto alta in cui si è consolidata una casistica più complessa. Siamo quasi tornati ai livelli pre pandemia, ma con una gravità dei pazienti maggiore. A questo va aggiunto l’aumento dell’attività della Medicina d’urgenza, reparto che ci garantisce di attutire tutte quelle patologie acute – sette giorni su sette – dando risposte ai pazienti più gravi attraverso 16 posti letto, che si sommano ai 7 di Obi (Osservazione breve intensiva, ndr). Questo tipo di degenza è cresciuta molto, perché siamo passati dagli 819 ricoveri del 2019 ai 1.277 del 2022. Quindi capiamo bene come si tratti di un lavoro integrato tra le varie realtà. Sicuramente c’è una quota di inappropriatezza così come avviene in tutta Italia. Il problema dovrebbe essere risolto attraverso le Case di comunità, convogliando quei bisogni non urgenti su altre attività in via di realizzazione. C’è una quota di bisogni sanitari che può essere soddisfatta in altri livelli ambulatoriali”… (Continua…)..

Di FABIO LUCCIOLI

TI INTERESSA QUESTO ARTICOLO?
Per leggerlo integralmente
ABBONATI ALL’EDIZIONE DIGITALE O CARTACEA
CLICCANDO QUI
OPPURE CERCA LA GAZZETTA DI FOLIGNO IN EDICOLA

0 shares

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Skip to content