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Le casette dimenticate

Molte affittate, moltissime disabitate e in stato di abbandono: viaggio nella montagna folignate per documentare la situazione delle abitazioni prefabbricate nelle aree di emergenza del sisma del ‘97. Quali opportunità per questo ingente patrimonio nella gestione comunale?

Sono situate in luoghi pregiati e in contesti paesaggistici di assoluta bellezza, tra i più noti e frequentati in Umbria, come l’altopiano di Colfiorito o la valle del Menotre, a pochi chilometri dall’ormai conosciutissima Rasiglia. In alcuni casi sono occupate e ben manutenute dagli affittuari; in altri versano in una situazione di abbandono pressoché totale: stiamo parlando delle casette di legno prefabbricate realizzate dopo il sisma del ‘97 e costruite in aree d’emergenza di Protezione civile. Gli immobili costellano la montagna e sono un rifugio sempre più ricercato dai folignati e dai residenti nei comuni della Valle Umbra per la villeggiatura estiva. Ma in molti casi l’abbandono e la mancata manutenzione hanno portato al degrado case che invece potrebbero costituire un’importante risorsa per il turismo montano in una forma extralberghiera e “slow”, capace di generare una piccola economia nei territori interessati. Una valorizzazione necessaria per la tutela di un ingente patrimonio immobiliare e che potrebbe dare nuova linfa alla socialità e all’economia di territori stupendi e spesso dimenticati.
Annifo, Forcatura, Arvello, Casette di Cupigliolo, Vionica, Cerritello, Verchiano: andando sul posto a documentare le condizioni dei luoghi ci accorgiamo che esistono grandi differenze. Abbastanza ben tenute le case del villaggio di legno ad Annifo, dove sono molti gli affittuari che provvedono autonomamente allo sfalcio e alla manutenzione, arricchendo con aiuole e fiori l’area. Basta spostarsi dopo la curva, dove ha sede l’ex campo di prefabbricati in cemento, e lo scenario cambia: erba alta oltre un metro, rampicanti che aggrediscono le murature, evidenti segni di atti vandalici e furti di discendenti in rame e caldaie. Una devastazione sotto gli occhi di tutti e che da tempo è stata denunciata alle autorità competenti. Purtroppo nulla sembra muoversi e quelle abitazioni ex Ater sono le medesime che a Rasiglia vengono abitate e sono in buono stato di conservazione, ospitando (da luglio 2022) anche 8 bagni pubblici e un ufficio di informazioni turistiche. Fare bene anche ad Annifo si sarebbe potuto, anzi si sarebbe dovuto. Trattandosi di beni di proprietà pubblica in uno stato di abbandono totale, il cui ripristino porterebbe nuova disponibilità di locazioni che nella frazione a pochi chilometri da Colfiorito sono molto richieste dai villeggianti, come specifica un residente incontrato nel vicino ufficio postale, presidio di civiltà fra sterpaglie, rovi e degrado.
Anche a Forcatura le case sembrano in buono stato, grazie ai locatari che le mantengono libere dalle erbacce e le abbelliscono con fiori e arredo esterno. Più su, ad Arvello, la situazione cambia: un lago di erba alta, facciate non manutenute e cattivi odori per un’area che sembra più una discarica che un luogo residenziale. Solo un occupante si fa avanti e comunichiamo in inglese: ci spiega di essere lì da poco e di non aver mai visto nessuno da quelle parti per fare manutenzione o tagliare l’erba. E si vede. Scendendo da Forcatura per luoghi incantati con una magnifica posizione che scopre la vista sulla palude di Colfiorito, arriviamo a Casette di Cupigliolo: un affittuario sta manutenendo la sua abitazione. Intorno le case appaiono ben tenute, nonostante non manchi anche qui l’erba alta. La situazione tra le peggiori la troviamo al villaggio di Vionica: due chilometri e mezzo dalla decantatissima e “virale” Rasiglia, meta di turisti da ogni regione d’Italia. Ci accoglie ovunque la sterpaglia; case ingiuriate dal tempo e vandalizzate, un’ex area sociale distrutta e allagata. Un luogo incantevole diventato rifugio di serpenti e insetti che meriterebbe ben altro destino. Più avanti, in corrispondenza della località Crescenti c’è il Villaggio Santa Lucia: anche qui, dove le case sono affittate le condizioni degli immobili sembrano buone, ma salta subito all’occhio che le case sfitte sono maltenute e circondate dall’erba alta. Dulcis in fundo Verchiano: le prime case appaiono ben tenute, occupate da affittuari che ne hanno cura; andando verso la fine del campo, il più grande della montagna con ben 55 unità immobiliari, si notano porte e finestre divelte, interni saccheggiati. Tra le casette di metallo usate per stipare mobilio e materiale dei terremotati una ha ceduto, implodendo su se stessa. Anche qui, come a Vionica, i prefabbricati destinati ad aree comuni sono andati in rovina. In particolare, il caseggiato che quassù chiamano “Canale 5” (dalla raccolta fondi che ne permise la realizzazione) è aperto e vandalizzato. Uno spettacolo desolante, al pari di quello di una casa, lì accanto, forzata e spogliata di quadro elettrico, mobili e persino degli interruttori di corrente. La vegetazione selvaggia trovata altrove qui non c’è, grazie ai residenti e ai volontari della Pro loco che in occasione del raduno ciclistico di mountain bike “La Rampicorno” si sono armati di trattore e decespugliatori e hanno scelto l’autogestione piuttosto che l’oblio. Viene da chiedersi: perché chi dovrebbe manutenere non lo ha fatto? Chi deve controllare che i 400mila euro l’anno di manutenzioni delle casette siano effettivamente ben spesi?… (Continua…)
Di FEDERICA MENGHINELLA

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