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Ancora Guerra

Mentre ci accingiamo ad impaginare il numero 12 dell’anno 126 della Gazzetta, si apre il quarto giorno di guerra in Libia. È la quinta guerra alla quale partecipa il nostro paese in poco più di 20 anni.
1990 Prima guerra del Golfo, 1999 Guerra del Kosovo, 2001 Guerra in Afganistan, 2003 Seconda Guerra del Golfo, 2011 Guerra in Libia.

Abbiamo ormai imparato ad adottare molti eufemismi, (uno degli ultimi è “ingerenza umanitaria”) utili a non farci sentire il peso di una parola che porta in sé il germe della sconfitta dell’umanità. Perché, in fondo, avvertiamo tutti la contraddizione che c’è tra gli scopi prefissati ed i mezzi con i quali siamo costretti a perseguirli.

“Guerra” e “Libia” sono parole che pronunciate assieme evocano fantasmi che avevamo creduto dissolti per sempre nel “patto di amicizia” col quale abbiamo fatto ammenda degli errori del passato, risarcito generosamente i danni procurati e firmato contratti milionari su petrolio e gas.
Avremmo potuto utilizzare quei negoziati per ottenere qualche apertura democratica?
Avremmo potuto comprometterci un po’ meno con un sanguinario dittatore? Giusto quel tanto che ci avrebbe consentito ora di non arrossire davanti agli alleati che fanno a spinte per scavalcarci nella posizione egemonica sulle fonti energetiche libiche?
Comunque sia ora, finalmente, anche se senza premere alcun grilletto, siamo dalla parte dei buoni perseguitati dal feroce dittatore, ma non è chiaro che cosa occorrerà per farli prevalere né se saranno ancora così “buoni” quando tutto sarà finito.
Intanto, mentre dalla Lega Araba arrivano proteste perché la risoluzione ONU che autorizza l’intervento sarebbe stata travisata, nell’alleanza “dei volenterosi” si litiga per il posto di comando.
A noi non resta che unirci alla preoccupazione del Papa per la sicurezza ed il soccorso delle popolazioni afflitte e pregare perché finisca presto.

© Gazzetta di Foligno – VILLELMO BARTOLINI

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