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Dallo scoramento alla rinascita

Intervista a Maurizio Salari, che affrontò il terremoto con la fascia tricolore indosso: il suo pianto in diretta tv durante la caduta del torrino è stata una delle immagini simbolo dell’emergenza.

L’emblema del dramma e della distruzione è stato sicuramente il crollo della basilica di San Francesco di Assisi. Ma tra le immagini simbolo del sisma ‘97 c’è, senza ombra di dubbio, anche la caduta del Torrino di Foligno. Riprese in diretta televisiva che immortalarono anche il pianto, dopo il crollo di nervi, dell’allora sindaco della città della Quintana. Nei giorni e negli anni successivi al terremoto di Umbria e Marche, Maurizio Salari indossava la fascia tricolore, con il compito di gestire in collaborazione con gli organi preposti l’emergenza prima e la ricostruzione poi. Lo abbiamo incontrato per ricostruire le fasi dell’emergenza e quelle della ricostruzione.

Partiamo dalla scossa del 26 settembre. Che ricordi ha?
“Ero a dormire, penso come un po’ tutti. Sono subito balzato fuori dal letto e, capendo la gravità della scossa, ho preso subito la macchina per andare dai vigili urbani. Lì ci siamo riuniti con alcuni assessori e, dopo aver ragionato una mezz’oretta, abbiamo di nuovo preso la macchina per fare un giro in montagna. Mi ricordo di essere passato per Casenove, Verchiano, Popola e poi Colfiorito. Siamo rimasti fuori fino alle 6 del mattino e poi tornammo al Comando dei vigili”

E poi?
“E poi è arrivata l’ispirazione del Padreterno, perché non saprei in che altra maniera definire la scelta di chiudere tutte le scuole (l’ex sindaco si commuove, ndr). I tecnici avevano effettuato i sopralluoghi negli edifici scolastici e alle 7 del mattino ci avevano confermato che tutte le scuole erano agibili. Nonostante l’agibilità, il Signore mi ha detto ‘chiudi’. Una scelta consigliata e sostenuta da Paolo Bazzica (ai tempi assessore allo sviluppo economico). All’inizio l’idea era quella di non chiudere, perché volevamo dare la sensazione che la città era pronta. Dall’altro però stavamo soffrendo e la decisione non era quindi semplice. Ma alla fine la scelta è arrivata grazie a Lui.

Anche perché la scossa delle 11 del mattino avrebbe messo a rischio l’in- columità di tanti ragazzi…
“È proprio così. Penso ad esempio alla mia ex scuola, il liceo classico, come era messa nel 1997. Centinaia di ragazzi scendere le scale con una scossa violentissima e con tanta paura. Sarebbe stata una carneficina” 

Insomma, le prime ore dell’emergenza sono state subito impegnative… 
“È stato il battesimo del fuoco. Prendere decisioni senza sapere cosa sarebbe potuto accadere. Anche perché, per altro, gli esperti hanno seguitato a dirci che dopo le prime scosse, le restanti sarebbero state ‘una scia’. Ed invece non è stato così. Penso a quella del 14 ottobre che fece cadere il Torrino”.

Ma in estate c’erano state delle avvisaglie. Vero?
“Nessuno poteva prevedere nulla, ovviamente. Ma in Comune era diverso tempo che ricevevamo telefonate dagli abitanti di Colfiorito che dicevano di sentire la terra che ‘ribolliva’. Tantoché i primi giorni di settembre avevamo già chiesto alla Prefettura di portare a Colfiorito delle tende. Anche questa è stata una cosa provvidenziale, perché c’era questa situazione che non ci lasciava sereni. Gli abitanti sentivano un rumore sordo da sottoterra, che poi è sfociato in ciò che tutti sappiamo”

Di MARIA TRIPEPI

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