Lontani dalle piazze
Dalla ricostruzione post sisma a oggi qual è il ruolo di questi luoghi nella “socialità” cittadina? L’architetto Luciano Piermarini spiega la necessità di maggior rigore nell’occupazione di suolo pubblico, aggiungendo come i cittadini non percepiscano più le piazze come spazi propri ma dominio di enti, privati e “potentati locali”
Piazze deserte, spesso invase dalle auto, eppure snodi focali per il tessuto urbano: quali riflessioni è possibile fare oggi sul ruolo di questi spazi pubblici a venti anni dalla loro riprogettazione? Possono le piazze tornare al centro della vita sociale dei folignati? La Gazzetta di Foligno inizia un viaggio di approfondimento con l’architetto Luciano Piermarini, che oltre venti anni fa guidò la riqualificazione urbanistica in veste di dirigente dell’area Governo del territorio e dell’Ufficio Speciale Temporaneo Ricostruzione spazi pubblici.
Architetto, dalla ricostruzione a oggi quali cambiamenti si sono verificati nel tessuto urbanistico del centro antico?
“Il nucleo storico di Foligno nel corso della sua formazione ha rinnovato continuamente le sue parti, seguendo un processo tendente a scartare gli oggetti insignificanti e a conservare tutte quelle specificità meritevoli di essere tramandate perché capaci di dare alla città carattere di unicità. Questo graduale cambiamento nella nostra epoca, in termini urbanistici e giuridici, è stato controllato at- traverso i Piani regolatori, i Piani attuativi, i Regolamenti edilizi e tutte le normative derivate.
Dalla ricostruzione a oggi in particolare nel centro antico non si notano cambiamenti strutturali significativi; vedo semmai un disinteresse alla qualità urbana e l’emergere di alcuni interventi che a mio parere rappresentano un chiaro segnale della volontà di modifica sostanziale dei caratteri peculiari della città”
A quali modifiche si riferisce?
“Foligno ha una lunga storia legata alla qualità urbana. Già dalla metà del XIX secolo aveva un regolamento edilizio ed una forte sensibilità per l’‘ornato pubblico’, fino ad inventare una vera e propria tradizione cittadina. Oggi quella tradizione si è molto indebolita. Ad esempio, con la recente collocazione di strutture commerciali semifisse, che non hanno certamente il carattere della provvisorietà, in luoghi monumentali e nevralgici per la storia della città e con la realizzazione di nuove coloriture di edifici pubblici e privati, tradizionalmente tinteggiati con prodotti a base di calce, oggi tranquillamente verniciati con materiali sintetici riflettenti.
Questi piccoli indicatori fanno capire che sono stati dimenticati grandi studi sul colore, sulla qualità del centro storico fatti prima e durante la ricostruzione. Ricordo in particolare quelli pubblicati dall’architetto Luciano Beddini e dal compianto Lanfranco Radi che furono addirittura allegati al regolamento edilizio folignate di allora”
Quali furono gli attori principali della ricostruzione post-terremoto ’97 che portò all’importante riqualificazione della città storica?
“Il grande risultato della ricostruzione non fu solo opera di personaggi singoli o di gruppi di uomini importanti. Il grande risultato si realizzò grazie alla collaborazione di tutta la città. Ognuno svolse egregiamente il proprio ruolo: i cittadini, gli amministratori, gli imprenditori, i tecnici pubblici, i liberi professionisti (dai geometri agli ingegneri) insieme anche alle categorie culturali e produttive. La città nella sua interezza si fece trovare sostanzialmente pronta per affrontare la complessa esperienza della ricostruzione. Per quanto riguarda la ‘qualità’, questa fu il frutto della maturità dell’intera comunità folignate…
DI FEDERICA MENGHINELLA
TI INTERESSA QUESTO ARTICOLO?
Per leggerlo integralmente
ABBONATI ALL’EDIZIONE DIGITALE O CARTACEA
CLICCANDO QUI
OPPURE CERCA LA GAZZETTA DI FOLIGNO IN EDICOLA