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Acqua del Topino, nel 2025 scade la concessione ai perugini

L’accordo siglato nel 1955 tra il sindaco Fittajoli e la Conap va verso la conclusione, mentre ancora non funziona la diga di Acciano e non si hanno numeri certi sui prelievi. Intanto Legambiente lancia la sua proposta: “si utilizzi l’invaso di Valfabbrica”.

Il sindaco di Nocera:
“Sull’acqua una commissione di esperti”

Ciò di cui scriviamo è questione annosa e toccata anni fa da una penna che su queste colonne non ha certo bisogno di presentazioni: quella di don Germano Mancini. Fra i contributi sul “furto di acqua” dei perugini ai danni del Topino è memorabile uno dei suoi editoriali, il “Cortocircuito” datato 6 gennaio 1985. Il titolo un manifesto e una predizione insieme: “Bacino di Acciano, monumento all’imbecillità”. Svolgimento: don Germano ricorda la lunghissima battaglia nel ’55 contro il prelevamento dalle sorgenti del Topino da parte di Perugia del secondo allaccio dell’acqua, quello di San Giovenale. Nel consiglio comunale di Foligno “il sindaco comunista, l’avv. Fittajoli, presenta l’accordo con Perugia come una vittoria perché ‘il bacino di reintegro (Acciano, ndr) sarà costruito contemporaneamente alle opere di presa della sorgente di San Giovenale in maniera che le acque non vengano utilizzate prima della loro reintegrazione’”. Don Germano ricorda come la “Gazzetta” avesse già “profetizzato” come “la costruzione del bacino di Acciano non potrà lasciare tranquilla Foligno perché profondamente convinta che nessuno potrà garantire la sua funzionalità per la mancanza d’immissione d’acqua… Forse un bacino capace di trattenere delle acque, come può trattenerle un colabrodo, ci sarà anche regalato dall’amica Perugia”. “I fatti – si chiedeva il prete giornalista – a chi hanno dato ragione: all’amministrazione comunale guidata dal sindaco comunista Fittajoli o alla ‘Gazzetta’? Andate a vedere il bacino di Acciano – diceva – è un ‘colabrodo’: non contiene una goccia d’acqua; e i nostri 1830 ettari irrigabili ricevono a singhiozzo l’acqua d’estate. Il bacino di Acciano resta il monumento all’ imbecillità prepotente perugina e alla stupidità credulona folignate”.

Dal 1985 a oggi c’è poco da aggiungere e molto su cui riflettere; moltissimo invece da fare, perché la famosa e malnata concessione del 1955 sta per giungere a scadenza. Il decreto con cui si accordò per 70 anni al Conap (Consorzio acquedotti Perugia) di derivare acqua dalle sorgenti del Topino decadrà fra tre anni, nel 2025. Intanto la diga di Acciano ha fallito nella sua missione di salvaguardia del fiume e gli attingimenti alle sorgenti di San Giovenale e Bagnara sono sempre andati avanti, senza la possibilità di avere in chiaro – e pubblicamente – i dati di prelievo.

Come ben ricordato da Stefania Filipponi sulla Gazzetta del 20 settembre 2020, il sindaco di Foligno Stefanetti presentò denuncia e con sentenza del 1997 il pretore di Gualdo Tadino condannò il presidente del Consorzio acquedotti Perugia per furto di acqua: 330 lt/sec invece di 210. Come autorizzato dopo le conferme in Corte d’Appello di Perugia e Corte di Cassazione nessun risarcimento arrivò mai ai folignati: il Comune – parte civile in ogni fase procedimentale – non sarebbe riuscito a fornire la prova dei danni subiti. Da Perugia un sospiro di sollievo e captazioni mai interrotte. Nel frattempo la diga di Acciano è passata in concessione d’uso “per finalità turistiche” al Comune di Nocera Umbra fino al 2032, con una convenzione del 2016 tra Conap e direttore dell’Ati 3. Tutti gli oneri, ricorda Filipponi, “saranno a carico degli utenti già facenti parte dell’Ati 3 e non dei perugini, come previsto dal decreto del 1955”. Botta e squadratura, insomma: prosciugati e tassati.

Resta la domanda delle domande: quanta acqua viene prelevata ancora oggi, quotidianamente, dalle sorgenti del Topino in favore dell’acquedotto di Perugia?…

Di FEDERICA MENGHINELLA

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