La tradizione delle cialde
I ferri per la loro realizzazione sono parte della storia folignate. Probabilmente portati dai cristiani intorno all’anno 1000 dall’oriente, gli stampi inizialmente venivano usati per preparare le ostie
Una delle tradizioni popolari maggiormente sentite dai folignati, che ricorre in occasione della festa di Santa Lucia, è quella legata alle famose cialde all’anice (nella foto). Tradizione indissolubilmente legata a quella della creazione delle cialdiere: un’attività artigianale di lunga memoria. Ma a quando risale effettivamente? La celebrazione di Santa Lucia è una ricorrenza durante la quale l’area antistante all’omonimo monastero si riempie di bancarelle (ma non quest’anno, a causa della pandemia) con profumate cialde all’anice, sulle cui facce vengono incisi in negativo simboli che rimandano a monogrammi, costellazioni o stemmi di famiglia. I primi esemplari di ferri per cialde, strumenti caratteristici della tradizione folignate, risalgono all’anno 1000 circa, ed è probabile che i primi stampi furono portati dall’Oriente dai cristiani, che inizialmente li destinarono alla preparazione delle ostie da Comunione. Gli stampi più antichi, di forma rettangolare, riportano incisioni con simboli cristiani e scene religiose. Fu solo tra il XIV e il XV secolo che le cialdiere si diffusero nell’uso domestico, per la creazione di cialde fatte di pasta sottilissima puntinata d’anice, servite ad ogni tipo di festa religiosa, in particolare in occasione delle feste nuziali o anche per quelle profane. Era usanza regalare ferri personalizzati agli sposi, con incisioni caratteristiche, come le iniziali degli innamorati, la rappresentazione degli animali araldici delle due famiglie o motti inerenti al matrimonio. La tradizione di realizzare cialde in occasione delle feste si diffuse rapidamente in Umbria e soprattutto a Foligno, dove ogni famiglia ambiva a possedere un ferro personalizzato. Non è un caso che, uno dei maestri incisori più noti, fosse di origini folignati: Francesco di Valeriano detto il Roscetto che, essendo uno zecchiere, per lavorare i ferri da cialda utilizzava le stesse tecniche e gli stessi strumenti che impiegava per battere moneta. Del Roscetto restano molti lavori che ne testimoniano la grande abilità e capacità artistica, alcuni dei quali conservati al Museo del Vino di Torgiano. Le cialde erano una prelibatezza da degustare con del vino dolce, in particolare con il vin santo, considerato la migliore bevanda per esaltare il gusto delle sfoglie dolci….
Di FATIMA TOMASSINI
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