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Olio, raccolta dimezzata ma tanta qualità

Nessuno meglio di Paolo Morbidoni, presidente della Strada dell’Olio Dop Umbria e della Federazione Italiana delle Strade del vino, dell’olio e dei sapori, può descrivere i risultati di questa stagione olearia. Dalla quantità e qualità dell’olio nostrano, passando per il tema del cambiamento climatico fino all’analisi di nuove opportunità di sviluppo, ecco l’intervista all’ambasciatore dell’oro verde dell’Umbria in Italia.

Presidente, innanzitutto come sta andando la stagione olearia? Quantità e qualità della raccolta in Valle Umbra.

 “La raccolta è ormai agli sgoccioli, sia per effetto di una tendenza ormai consolidata ad anticipare l’inizio della olivagione per avere più qualità, sia perché quest’anno la stagione è stata abbastanza avara in termini quantitativi. Dati attendibili provenienti dalle principali associazioni agricole parlano di una produzione di olive inferiore del 50/60% rispetto allo scorso anno, mitigata soltanto in parte dall’aumento delle rese in frantoio. Per fortuna il calo produttivo non è andato a scapito della qualità che invece è ottima, con oli freschi, profumati e che hanno già nella fase iniziale un grande equilibrio gustativo”

In che modo il cambiamento climatico sta incidendo sulla produzione in Val- le Umbra? Sotto questo punto di vista quali cambiamenti si notano negli ul- timi anni?

“Se guardiamo le ultime annate, tolta l’eccezione dello scorso anno, sono state tutte caratterizzate da problemi direttamente o indirettamente legati a fenomeni climatici. Anche quest’anno gelate tardive e siccità nei mesi estivi hanno compromesso una significativa parte della produzione, non solo in Valle Umbra ma anche nel resto della regione. E la stessa problematica ce l’hanno avuta tutte le regioni produttive del centro nord. Questo è un tema particolarmente sentito dagli olivicoltori e mi piace ricordare come la nostra Università di Agraria, con il professor Primo Proietti e altri ricercatori, è da anni in prima linea nello studio di questi fenomeni, coordinando anche un importante progetto europeo chiamato “LIFE OLIVE4CLIMATE” (olive4climate.eu), che ha evidenziato il ruolo positivo degli oliveti nella mitigazione del cambiamento climatico. Un progetto che ha permesso di verificare come l’olivo, coltivato con pratiche agronomiche rispettose dell’ambiente, sia una delle poche colture agrarie a livello mondiale a contrastare l’effetto serra, sequestrando più CO2 di quella che la produzione di olio di oliva ne emetta in atmosfera. Un risultato di grande interesse ambientale che in prospettiva può avere anche un notevole positivo impatto sulle scelte di chi acquista il prodotto finale”

Si parla molto della necessità in agricoltura di fare squadra. Ma la produzione di olio è ancora una pratica familiare per moltissimi agricoltori. Cosa prevede nei prossimi anni per il futuro dei piccoli produttori? 

“Certamente penso che si consolideranno due olivicolture molto diverse fra di loro: una da reddito e una familiare. La prima andrà sostenuta, l’altra salvaguardata. Perché la qualità dell’olio si fa dove c’è una cultura radicata e diffusa e questa cultura ci viene anche dall’olio di famiglia, da quel rito straordinario della raccolta e della molitura che in autunno coinvolge migliaia di umbri e di italiani.

Detto questo, è fondamentale che una vera cultura d’impresa si diffonda anche in questo comparto. Per vendere l’olio ad un prezzo remunerativo e stare, da protagonisti, dentro le filiere non ci si può improvvisare produttori. Serve innovazione in campo e in frantoio, servono investimenti, serve un’importante azione di marketing…

Di FEDERICA MENGHINELLA

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