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Torniamo a misurarci con il Vangelo

“Vangelo, famiglia, giovani: la nuova frontiera della missione”. È il titolo della Lettera pastorale che il vescovo Domenico Sorrentino consegnerà alla diocesi di Foligno domenica 28 novembre (ore 16.30, chiesa di San Paolo in via del Roccolo). Un momento che sarà anticipato, sabato 27 novembre, dalla Catechesi di monsignor Sorrentino nella pro-cattedrale di Sant’Agostino alle 21, in occasione dell’inizio dell’Avvento. A tre mesi dall’avvio dell’episcopato di monsignor Sorrentino, il prossimo fine settimana se- gnerà dunque una tappa fondamentale per la Chiesa particolare che è in Foligno, attra- verso quelle che saranno le “pietre angolari” del cammino futuro. Per l’occasione abbiamo intervistato il vescovo di Foligno, che racconta questi suoi primi mesi in Diocesi e come poter guardare avanti con fiducia. 

Eccellenza, questa sua prima Lettera pastorale arriva al termine di alcuni mesi in cui si è messo in ascolto della comunità: un ascolto partito “dal basso”. Che idea si è fatto della diocesi di Foligno?

“Mi ha innanzitutto impressionato l’accoglienza che, a tutti i livelli, mi è stata riservata. Già questo è per me tanto significativo. Mi ha mostrato, in qualche modo, il ‘temperamento’ folignate, improntato a semplicità, cordialità, ospitalità. Ho ascoltato poi gli organismi di partecipazione, il collegio dei consultori, il consiglio pastorale diocesano, il consiglio presbiterale, la consulta delle aggregazioni laicali. Ho incontrato, quanto ho potuto, sacerdoti, diaconi, laici, religiosi e religiose. Potrei dire, un piccolo ‘corso’ in- tensivo di realtà e storia folignate. Ho anche letto tanto sulla storia e la realtà della diocesi. Non presumo di aver conosciuto abbastanza: conoscere un popolo è questione di una vita. Ma entrare in ‘simpatia’, e in ‘empatia’, questo sì. Ho trovato una grande storia di spiritualità e di cultura. Le comunità parrocchiali le sto piano piano conoscendo. Con le realtà civili, siamo ai primi contatti, ma tutti molto cordiali. Mi sono fatto l’idea di una realtà ecclesiale ricca di potenzialità. Naturalmente – non potrei nasconderlo – ho incontrato anche dei problemi. Ma era naturale: non ho mai pensato che venire a fare il vescovo a Foligno fosse una passeggiata. È nella vocazione del padre e del pastore: gioie e dolori. Posso dire che mi sento un pastore sereno. Dire felice sarebbe troppo. Ma sereno e gioioso, sì”

E della città di Foligno?

“Sto alle prime impressioni. Anche fisicamente, venendo da Assisi, lo stendersi pianeggiante della città mi dà subito un nuovo paesaggio, urbanistico e, di conseguenza, anche umano. Ho cominciato a frequentare la gente comune, ogni volta che è possibile. Sono entrato in qualche bar, in qualche esercizio: ottimo impatto. Qualche convegno – penso all’incontro con i medici cattolici o a qualche appuntamento a palazzo Trinci: buon livello. Gli amministratori folignati sono stati molto cortesi. Li ringrazio. Ho dato uno sguardo alla caserma ‘Gonzaga’: grande struttura. La Quintana mi ha offerto un paesaggio umano di intenso coinvolgimento. Insomma, la città mi diventa sempre più familiare. A mano a mano che i giorni passano, mi ci sento sempre più di casa. Senza dimenticare altre realtà splendide, come Spello e Rasiglia. Un bell’orizzonte”

La lettera pastorale dal titolo “Vangelo, famiglia, giovani: la nuova frontiera della missione” già ci fa intuire quali saranno le direttrici sulle quali “lavorare”…

“Non le ho inventate: sono nella realtà. Già l’Assemblea diocesana ne aveva disegnato alcuni punti focali: famiglia e giovani. Ma tutto, nella Chiesa, parte, e continuamente riparte, dal Vangelo. Il cristianesimo è la ‘bella notizia’ che Dio ci ama fino ad averci dato il suo Figlio. Intorno a Lui possiamo ricostruire le nostre vite, la comunità, la società, persino le varie dimensioni della vita quotidiana, dalla cultura, all’economia, alla politica. Naturalmente, distinguendo i livelli, e lasciando a ogni spazio la sua identità, con il rispetto dovuto. In questo panorama, famiglia e giovani sono ambiti nei quali è più visibile la progressiva distanza che la società prende dal Vangelo. Occorre ritrovare la gioia del primo annuncio, per mostrare ancora una volta come il Vangelo è gioia, liberazione, progresso autentico. Una grande sfida” 

Lei sottolinea l’importanza della Chiesa missionaria. Da dove partire per trasformare un periodo di “crisi” in “grazia”?

“Una volta la parola ‘missione’ faceva pensare a paesi lontani. Oggi la missione è tornata d’attualità nella nostra Europa. Abbiamo bisogno di essere ‘ri-evangelizzati’. La Chiesa nacque dallo ‘scatto missionario’ dei primi discepoli, infiammati dalla parola di Gesù e dal ‘fuoco’ della Pentecoste, la forza cioè dello Spirito Santo. I lunghi secoli di ‘cristianità’ ci hanno resi cristiani sociologici, cristiani di abitudine. Oggi è missione rifare i conti con il Vangelo e chiederci quanto siamo rimasti cristiani. C’è una crisi della fede, che sta sotto i nostri occhi. Le statistiche la confermano. Al tempo stesso c’è una crisi della società. Il Covid l’ha evidenziata, in alcuni aspetti. Ma essa è certo più profonda di una crisi sanitaria, economica e occupazionale. È una crisi di cultura, di valori, di relazioni. Non dobbiamo essere catastrofici: accanto a tanti aspetti negativi, ci sono anche tanti sprazzi di bontà e tante cose belle…

di FABIO LUCCIOLI

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