I cattolici e Berlusconi
Parlando dell’ Italia che non si diverte, la Gazzetta ha già condiviso quel senso di profondo turbamento – richiamato anche dal card. Bagnasco – che si agita sempre più nella comunità civile e in quella ecclesiale, a seguito delle vicende del Presidente del Consiglio.
Per la nostra tradizione culturale e politica di cattolici, gli episodi emersi dall’inchiesta milanese non potevano non suscitare sgomento e indignazione: chi rappresenta le istituzioni pubbliche al massimo livello – scrivevamo – deve avere comportamenti irreprensibili a garanzia delle esigenze dell’etica pubblica e della credibilità internazionale del Paese.
Ora abbiamo una lettera di qualificati esponenti del Popolo della libertà, dichiaratamente cattolici, che si sono rivolti all’opinione pubblica e allo stesso mondo cattolico. Cattolici, dunque, che si rivolgono ad altri cattolici. Mettono in guardia contro la “gogna mediatica” e “l’onda nera” che si sta abbattendo sul premier; temono che venga oscurato “il senso del lavoro quotidiano per il bene comune” da loro portato avanti; invitano a “sospendere il giudizio” lasciandolo alle sedi competenti. Posizioni legittime all’interno del pluralismo dei cattolici. Anche noi ci uniamo a quanti esigono che si faccia luce, presto e bene, nelle sedi competenti, senza fuggire dai processi o rimandarli alle calende greche. Ci piacerebbe però vedere separate al più presto le responsabilità personali da quelle pubbliche proprie di chi ha un’altissima carica, di cui vanno salvaguardati prestigio e dignità. Neppure noi siamo entusiasti dell’esposizione mediatica sempre più morbosa del cavaliere di Arcore, che già si preannuncia lunga e piccante; ma purtroppo chi semina vento raccoglie tempesta e non può ora dichiararsi vittima dei media chi in essi tutto ha investito.
Vada come vada il processo, nonostante “l’etica relativa di un Paese indulgente” di cui ha parlato Ilvo Diamanti, la magia berlusconiana oramai convince sempre di meno quella parte di mondo cattolico fiduciosa nelle capacità politiche del premier. Il personaggio appare sbiadito, perché alla lunga nessun leader può vivere d’immagine, senza esserlo davvero. Chi governa, infatti, dovrebbe passare giorno e notte a studiare per risolvere i gravi problemi del Paese, anziché incolpare delle proprie manchevolezze il “teatrino della politica”. Non sono le disavventure private del premier a preoccupare gli italiani, ma il fallimento delle sue promesse di una politica nuova, senza lungaggini e piena di efficacia. Oggi il Paese non può permettersi una lunga ingovernabilità, un lungo conflitto tra istituzioni, una testarda insofferenza alle regole dello Stato di diritto. Segni di stanchezza e di saturazione per un clima politico così desolante crescono anche nei vertici ecclesiastici, oggi meno legati alla prudenza istituzionale e al timore di salti nel buio. Dopo la condanna del decadimento morale e della denigrazione dell’immagine femminile – che non hanno certo preso il via dalle serate di Arcore -, la Chiesa è preoccupata soprattutto per l’atmosfera di rassegnazione e di disimpegno che può diventare di giorno in giorno più pericolosa.
© Gazzetta di Foligno – ANTONIO NIZZI