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Visita Pastorale S.Maria Infraportas

G come Grazia, grazie, gioia

La Visita Pastorale è un tempo di Grazia e il nostro Vescovo ci ha fatto respirare la forza dello Spirito in ogni occasione e in ogni incontro. Ringraziamo Dio per questo tempo prezioso e Sua Eccellenza per l’attenzione, la delicatezza e la tenerezza con cui si è avvicinato alle persone di ogni età.

Nei numerosi appuntamenti, previsti dal programma, egli ha ascoltato e illuminato tutti con la sapienza della Parola. Per tutti le sue ricche riflessioni hanno aperto nuovi orizzonti, indicato la rotta, la vocazione. Innanzitutto la vocazione alla santità, dono ricevuto con il battesimo. Nella celebrazione Eucaristica del 20 febbraio, attraverso l’omelia, il battesimo di Elena e il rinnovo del patto nuziale ha sottolineato l’identità dei credenti resi santi dal battesimo, chiamati alla perfezione nell’amore, uniti a Dio per sempre come gli sposi nella loro promessa. Una vocazione, quella cristiana, a cui Dio ci chiama rispettando la nostra libertà (“Se vuoi…”), circondandoci con la sua grazia (“…ti custodirò” Sir. 15,15), indicandoci la strada verso alte vette (Mt 5,17-37).

Il rispetto con cui Dio circonda la nostra libertà ha idealmente legato gli incontri con genitori ed educatori, con i ragazzi dell’iniziazione cristiana, con i giovani. Nell’autentica opera d’arte che è educazione sono in gioco due libertà (con diritto di precedenza all’educando) in un processo di crescita insieme (educatore ed educando). È il processo di effatà (di orecchie, lingua, occhi) che l’educazione genera ogni giorno è la materia prima della libertà di ogni uomo/donna.
Ed è ancora il rispetto della libertà che impone di assecondare i tempi di maturità di ognuno. La libertà va però coniugata con la disciplina e supportata da regole di comportamento (anche nelle piccole cose) senza le quali non si forma il carattere, non si diventa generosi, non ci si allena a dimenticare se stessi per donarsi.

Nell’educare occorre muoversi con fermezza e mitezza, pazienza e audacia, semplicità e prudenza, aiutare con il consiglio, la persuasione, l’esempio, evitare di mettersi al riparo dalle difficoltà, saper dire dei no che abbiano la stessa dolcezza dei sì, occorre stimolare a sentire il fascino per le cose grandi, le cose belle, a guardare le vette, spingere a prendere il largo facendo sempre sentire – a ragazzi giovani – stima e fiducia.
Nella celebrazione Eucaristica di sabato 12 febbraio il Vescovo si è rivolto in particolare agli anziani – spesso afflitti da “acciacchi” fisici, ma anche spirituali come la tentazione della nostalgia, la fatica del peso degli anni, la sofferenza… – invitandoli a guardare avanti, a vivere ogni giorno come un dono sempre nuovo dell’amore del Signore, a lenire la tristezza della solitudine con il silenzio della preghiera che non ci fa mai sentire soli, a donare i frutti che lo Spirito può portare nell’anzianità: 1) la saggezza dell’esperienza, 2) la pazienza dell’attesa, 3) la maturità della gratitudine, chiedendo a Dio di insegnarci a cantare (non contare) i nostri giorni.

In ogni celebrazione le riflessioni del Vescovo hanno invitato a cercare la misura alta della spiritualità, a educarsi a pensare secondo Dio attraverso la preghiera, il silenzio, la meditazione della Parola, la celebrazione Eucaristica (specchio di una comunità), il sacramento della riconciliazione, esercizio della carità.
Invito che si è fatto più esplicito e approfondito – anche con il riferimento alla seconda Lettera Pastorale “Su questa pietra” – nell’assemblea degli adulti di Azione Cattolica (domenica 13), che si è incentrata sul mistero Eucaristico e il rapporto tra Chiesa e Eucaristia, e nell’incontro con le numerose aggregazioni laicali di giovedì 17 febbraio.
In quest’ultimo il filo conduttore è stato il servizio missionario nella Chiesa con le condizioni che lo rendono fruttuoso e le patologie che possono comprometterlo.
Citando le voci di tempi diversi (come Sant’Ignazio di Antiochia, Tertulliano, Atenagora, San Bernardo, Montini), il Vescovo ha evidenziato le espressioni di fede che ci rendono credibili.

Innanzitutto la comunione fraterna in Cristo che è dono e impegno a vivere da figli di Dio e da fratelli.
Fraternità vissuta, camminando insieme secondo la volontà di Dio (nella reciproca stima, attenzione, ascolto, perdono, disarmandoci da noi stessi, diffidando del proprio giudizio per non cedere all’isolamento, all’indifferenza, alla sufficienza).
La Chiesa è casa della comunione dove la ricchezza delle diversità e dei carismi devono trovare nella concordia la misura alta dell’unità (unità che ha avuto nel sangue di Cristo il costo più alto) contro la divisione (opera del demonio) che è l’esito della frammentazione che genera dispersione e quindi confusione.
Con il dono e il segno delle pietre (tutte diverse – come diverso è ognuno di noi -), vicine l’una all’altra e unite all’unica grande pietra viva che è Gesù Cristo Risorto), nel salutare e ringraziare il Vescovo per il tempo e l’affetto che ci ha donato, abbiamo voluto esprimere l’impegno ad essere Chiesa nella concordia e nella testimonianza.

Cammineremo insieme sostenuti nei nostri propositi dall’incoraggiamento del Vescovo e dalla protezione di Maria, Madre della Chiesa, alla quale è dedicata la nostra Chiesa particolare.
Visitando la parrocchia di Santa Maria Infraportas il Vescovo ha conosciuto i nostri volti e i nostri nomi, ha incontrato il nostro sguardo, ha sperimentato la gioia e la spontaneità dei ragazzi, l’entusiasmo dei giovani, ha visto le nostre “rughe”, ma speriamo che abbia sentito che gli vogliamo bene e che può contare su noi.

© Gazzetta di Foligno – GRAZIELLA GAMMAROTA CODIGNONI

Notizie storiche
Il più antico ricordo di questa chiesa risale al 1087, quando un piccolo ospedale vi era addossato. Nel XIII secolo vi risiedeva un capitolo di canonici, ed era il terzo in città, dopo quello di S. Feliciano e quello del Santissimo Salvatore. Il capitolo canonicale di questa chiesa durò fino al secolo XIX.
È elemento di curiosità questo originale nome “Infraportas”; esso si deve al fatto che originariamente questa chiesa era situata fuori delle mura della città e perciò si chiamava S. Maria “Foris portam”; quando nel secolo XIV fu costruita una nuova e più ampia cinta di mura, la chiesa si trovò in mezzo tra la cinta antica e quella nuova, perciò venne detta “Infraportas”.
Le pareti di questa chiesa contengono una vera e propria pinacoteca della migliore pittura folignate.
La comunità parrocchiale riceve molti insegnamenti figurativi semplicemente guardando questa Bibbia pittorica. Ricordiamo, per esempio, il Cristo Portacroce, sotto il primo arco del lato sinistro; il volto di Cristo sembra interpellare il fedele che lo guarda; c’è negli occhi del Salvatore una infinita offerta d’amore unita a uno straziato dolore; l’autore di questa immagine sembra sia il più noto pittore folignate, Niccolò di Liberatore detto l’Alunno. Altre pitture, come quelle di Ugolino di Gisberto e di un seguace di Giovanni di Corraduccio, ricordano la tenerezza di Maria con una rara soavità di colori e di tratti. Non sapremmo dire il senso di una rarissima immagine di S. Disma, il buon ladrone; ma siamo sicuri che il San Girolamo di Pierantonio Mezzastris, con i suoi occhi assorti e le mani giunte, invita la comunità che lo guarda ad una sentita preghiera contemplativa.
Questa parrocchia, in epoca recente, ha visto aumentare notevolmente i propri abitanti; agli inizi del Novecento contava 1842 persone, di cui 1076 in città e 756 nella campagna, arrivava infatti fino ai confini di Sterpete, Borroni, Cave; nel 1985 raggiunse 3603 persone; nel 2011 conta 4030 abitanti. Ciò si deve al fatto che la comunità parrocchiale ha incluso gli abitanti della periferia occidentale della città, senza perdere la propria identità, come invece altre parrocchie cittadine.
Nella relazione preparatoria alla Visita pastorale del Vescovo Giorgio Gusmini (avvenuta nel 1914) il priore Don Costantino Raimondi rilevò che i cinque sesti della popolazione della parrocchia potevano dirsi composti da gente povera; precisò infatti che abbastanza spesso egli celebrava funerali more pauperum. Riconobbe poi che “D’indifferenti in fatto di religione ve ne sono pochi, e pochissimi increduli”, venuti semmai da fuori Foligno; coloro che si erano allontanati dalla Chiesa, lo avevano fatto con motivazioni soprattutto politiche.
Nel XX secolo due parroci hanno largamente caratterizzato la vita cristiana di questa comunità: Don Enrico Ortolani, che fu parroco per 33 anni (dal 1919 al 1951) e Don Domenico Fedeli, che lo fu per 42 anni (dal 1951 al 1993). Il primo fu umile ed amabile, benvoluto da tutti, anche da gente lontana dalla pratica religiosa; durante il suo funerale, si vide, per esempio, un non praticante piangere sulla salma di Don Enrico perché “prete buono con tutti, caritatevole, aveva sempre una buona parola da dire, ha fatto sempre del bene, è vissuto povero ed è morto povero”: così si scrisse nel periodico parrocchiale del 1951. Il secondo, Don Domenico, è stato una figura emblematica, molto presente nella vita della gente, costruttore del grande salone parrocchiale ad uso di cinema, educatore di un vasto stuolo di giovani. Fu Don Domenico a dare slancio ad alcuni gruppi parrocchiali di Azione Cattolica e ad accogliere le comunità neocatecumenali.
Dal 30 aprile 1994 il parroco è mons. Paolo Aquilini, coadiuvato, dall’Avvento 2009, dall’ucraino Don Stefano Dolepa; vi servono anche due diaconi: Piergiorgio Selvi e, dal 2010, Stefano Pollice. Per lo zelo di mons. Paolo Aquilini questa parrocchia si è dotata di un Oratorio ben attrezzato, che qualifica largamente questa comunità. Il decreto vescovile che riconosce l’Oratorio porta la data del 18 gennaio 2008. Mons. Aquilini rilevava, in una lettera al Vescovo Arduino Bertoldo spedita allo scopo di ottenere il riconoscimento, che l’Oratorio INFRAPORTASPORT “è uno strumento privilegiato e prioritario con cui svolgere l’impegno educativo della parrocchia nei confronti di tutta la realtà giovanile: è una realtà che educa all’integrazione tra fede e vita, grazie al servizio di una comunità di educatori, frutto di comunione e di collaborazione tra giovani e adulti”. Del resto l’Oratorio di questa parrocchia si situa, oggi, in una società civile di quartiere che è molto intraprendente e dinamica, ben diversa da quella descritta da Don Costantino Raimondi un secolo fa.
Va ricordato che nel territorio di questa parrocchia vi sono tre vetuste chiese: S. Magno, Santissimo Crocifisso, S. Caterina. Quella di S. Magno, antica sede di collegiata, è stata variamente “martirizzata” lungo i secoli, infatti, trovandosi fuori delle mura cittadine, è stata saccheggiata da vari eserciti, talora ridotta ad ospedale militare o trasformata in magazzino militare. Dal 1790 ha ospitato la confraternita di S. Isidoro, cara ai contadini. Questa attenzione ai contadini della pianura folignate si dovette, agli inizi, ad un sacerdote riformatore, mons. Domenico De Rossi che andrebbe meglio studiato, non solo come esponente della temperie culturale dell’illuminismo cattolico, ma anche come una gloria del clero diocesano.
Non distante dalla chiesa parrocchiale, c’è anche la bella chiesa del Santissimo Crocifisso, sede della omonima Confraternita e ora proprietà del Comune per una recente permuta.
Vicina alla chiesa parrocchiale troviamo anche l’ex cappella monastica di S. Caterina; il monastero fu soppresso nel 1860, ed ora l’antica chiesa è proprietà del Comune.

© Gazzetta di Foligno – DANTE CESARINI

La realtà attuale
Segnaliamo alcune risposte date da monsignor Paolo Aquilini, Parroco di S. Maria Infraportas – vi operano anche il Vicario parrocchiale don Stepan Dolepa, i diaconi Piergiorgio Selvi e Stefano Pollice e il seminarista Simone Marchi – nelle sezioni pastorali del questionario della Prima Visita Pastorale di Sua Ecc. Mons. Gualtiero Sigismondi.
In merito alla catechesi, egli, fra l’altro, dichiara che “A tutti gli educatori è riservata una scuola per formatori, indispensabile per coloro che intendono impegnarsi in questo settore. Tutti – precisa – sono attivamente inseriti nella vita della comunità”; nelle varie attività “La metodologia è quella ‘esperienziale’ e i sussidi sono prevalentemente quelli proposti dell’Azione Cattolica nazionale”; per gli adulti “Il Catechismo della Chiesa Cattolica e La verità vi farà liberi entrano nella catechesi biblica, nel momento del confronto con i documenti della fede”.
A proposito delle proposte educative dell’oratorio, “vivo ormai da alcuni anni” e “dotato di spazi sportivi e strutture formative”, afferma che si ispirano al “progetto oratoriale diocesano”.
Nella parte del questionario relativa alla celebrazione del Battesimo, fa presente che “Di solito si tratta di celebrazioni comunitarie all’interno della Liturgia festiva. Rimangono – annota – alcune richieste isolate. Qualche volta è la stessa parrocchia che consiglia, per ragioni diverse, celebrazioni al di fuori della Messa”; “Si cerca – aggiunge – di far maturare l’idea che tutti i Sacramenti vanno vissuti come fatto di comunità”.
Per la preparazione alla Cresima “Alla famiglia viene chiesta una partecipazione assidua agli incontri di formazione, ma ci sono famiglie che sfuggono. Con la comunità – assicura – ci si sforza di far maturare l’idea che è la comunità che educa” e circa l’iniziazione dei fanciulli alla preghiera, scrive: “Durante l’incontro c’è quasi sempre la presentazione del Vangelo domenicale. I catechisti-educatori, quando possono, passano qualche momento in chiesa con i ragazzi”; infine, il Parroco fa sapere: “Ordinariamente nel ‘Giorno del Signore’ è l’Eucaristia al centro. Nel pomeriggio, in alcune circostanze, vengono proposte iniziative per ragazzi e genitori, per ragazzi e educatori, per giovani coppie” e la Settimana Santa “[…] è sempre preceduta da un incontro con il Consiglio Pastorale aperto a quanti desiderano programmare e sensibilizzarsi per animare”.
Nella sezione Come siamo Chiesa?, rende noto che “Ogni volta che escono documenti del Magistero, essi trovano spazio nel Consiglio Pastorale, soprattutto gli ‘Orientamenti’ di questi due ultimi decenni”, e che, riguardo alla collaborazione dei laici, in parrocchia, dove sono presenti l’Azione Cattolica, il Cammino Neocatecumenale e il gruppo dei Corsi di Cristianità, “È in atto un processo di sensibilizzazione, perché quanti collaborano passino ad un rapporto di corresponsabilità. Dopo l’Assemblea di settembre, dopo la seconda Lettera Pastorale del Vescovo Gualtiero, segni di apertura e desiderio di ‘esserci’ fanno ben sperare”.
In merito ai mezzi di comunicazione di carattere diocesano – Gazzetta, Radio e Sito – il Parroco scrive che sono “Strumenti importantissimi, fondamentali; vanno tutti conquistando qualità e apprezzamento”, e aggiunge che sono “Strumenti sui quali è importante investire”.
Nelle risposte alle domande dell’ultima sezione pastorale scrive, fra l’altro: “Il Centro di ascolto Caritas ha due distinti momenti […]: un primo momento di ascolto ‘vero’ delle persone e delle situazioni, il secondo dedicato alla distribuzione dei viveri e alla presa d’atto di problematiche particolari da affrontare […]. In più, nei periodi forti dell’anno liturgico, vengono organizzate giornate di raccolta e sensibilizzazione”, mentre sulle iniziative di solidarietà di respiro mondiale, informa che “Due delle cinque suore originarie della nostra parrocchia sono le ‘garanti’ per sottoscrizioni e microrealizzazioni nei paesi dove operano”.
Afferma, inoltre: “Nel Consiglio di gestione dell’oratorio operano giovani che hanno tentato e continuano a tentare un ‘Centro di ascolto del disagio giovanile’: rarissime frequentazioni. Alcune famiglie chiedono l’aiuto della Parrocchia: nella maggior parte dei casi si indicano strutture qualificate ed esperienze collaudate”.
Concludiamo questa nota con alcune indicazioni di don Paolo sulla reintroduzione del Diaconato permanente e sul ruolo del Consiglio pastorale diocesano; “Sarà necessaria – dice – una attenta riflessione circa il servizio pastorale dei diaconi; ognuno ha delle specificità e queste non potranno essere mortificate. Oltre a tanti servizi, che saranno chiamati a svolgere, ogni parrocchia che ha diaconi, dovrà valorizzarli, tenendo conto delle loro attitudini migliori, dando a loro spazi corrispondenti”, mentre sul Consiglio dichiara: “Deve esprimersi, va ascoltato con attenzione, gli vanno indicati orizzonti più ampi, va corresponsabilizzato; va fatto lo sforzo – consiglia – per intercettare persone nuove e ‘appassionate’”: tutto questo per il bene della Chiesa folignate, che sta vivendo un passaggio molto importante e promettente della sua storia.

© Gazzettda di Foligno – SERGIO ANDREOLI

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