Coronavirus, la situazione nelle strutture per anziani
Le pagine più tristi della pandemia Covid19, sono state scritte nelle residenze assistite; oltre il 50% dei decessi, in Europa, si sono verificati in strutture di lungodegenza e in Italia sono iniziate le indagini della magistratura per accertare eventuali responsabilità. Gli anziani non sono un peso, ma un patrimonio, una ricchezza per le famiglie e per la stessa società.
Il tema delle “case di riposo” – che taluni definiscono di “fatica”, perché può essere duro viverci – merita una approfondita riflessione. Si tratta di strutture che rispondono ad un reale bisogno e nella stragrande maggioranza gli anziani sono assistiti con cura e attenzione.
In Umbria esistono due principali tipi di strutture per tale assistenza: le residenze protette (RP) e le residenze sanitarie assistenziali (RSA). Le residenze protette sono destinate a pazienti cronici che non possono essere assistiti a domicilio. Le RSA, invece, garantiscono le cosiddette cure intermedie, che consentono il “passaggio “dei pazienti dall’ambito ospedaliero a quello territoriale, assicurando la continuità delle cure.
Nel distretto di Foligno ci sono residenze gestite direttamente dalla ASL quali “Casa Serena ex Onpi” a S. Eraclio, “Villa Fantozzi” a Spello e “Residenza Protetta” di Bevagna.
Sono residenze protette, in convenzione: “Opera Pia Bartolomei Castori” a Foligno, “Casa Serena” di Capodacqua, la residenza “Carlo Amici” di Trevi ed infine la “Residenza Protetta” di Nocera Umbra. La RSA “Santo Stefano”, struttura privata/convenzionata, è situata nell’ex Ospedale di Foligno. Vi è poi la residenza comunitaria “EX CUR” di Via Oberdan a Foligno, che ospita persone autosufficienti. Tutte le strutture hanno un proprio Direttore Sanitario e il numero complessivo degli anziani ricoverati, compresi gli autosufficienti, è di 382.
Presso L’Ex Onpi si trova anche il Cento diurno “Le Margherite”. Si tratta di un servizio semiresidenziale, attualmente sospeso, per persone affette da Alzheimer di tipo moderato/grave, nel quale si fornisce assistenza all’anziano e un aiuto alle famiglie.
Per l’accesso alle strutture protette si registrano lunghe “liste di attesa”; infatti ultimata la procedura, occorre attendere circa 6/8 mesi, in quanto le domande sono superiori alle disponibilità.
Il Dott. Paolo Tozzi dirigente medico USL Umbria 2, responsabile Centro Salute di Foligno e Direttore Sanitario “ex Onpi” ha fornito una descrizione della situazione attuale, riguardante tutte le Residenze Protette, assolutamente rassicurante: tra gli ospiti non ci sono stati decessi imputabili al Covid 19 o casi di positività. L’attenzione alla prevenzione della Direzione Aziendale ha determinato, da parte di tutte le strutture, pubbliche e private, l’adozione di comportamenti e modelli gestionali atti a minimizzare il rischio di propagazione dell’epidemia e sono stati aggiornati, con continuità, protocolli e procedure per il controllo della pandemia. Fino ad ora sono stati eseguiti tamponi ad oltre metà degli operatori delle Residenze Protette, tutti dipendenti di cooperative, e ad un terzo degli ospiti: gli esiti sono negativi. I Direttori Sanitari hanno avviato, fin dall’inizio, un continuo confronto per monitorare costantemente la situazione degli ospiti, per aumentarne il livello di formazione, nell’ottica di un miglioramento nell’organizzazione del lavoro. Gli operatori delle residenze sono stati immediatamente dotati di dispositivi di protezione forniti dalla ASL, dalle stesse Cooperative e dalla Protezione Civile e, all’inizio di ciascun turno di lavoro, vengono sottoposti a termo-scanner e devono autocertificare, con apposito modulo, l’assenza di sintomatologia clinica. In caso di ricovero di un anziano, la riammissione in struttura è consentita solo dopo l’esito negativo dei tamponi e, comunque, rientrati nelle case di riposo vengono tenuti in isolamento volontario nelle cosiddette “camere grigie” per ulteriori due settimane.
Certo gli effetti della pandemia sono stati e sono pesanti dal punto di vista sociale e organizzativo. La vita degli anziani, la loro quotidianità è stata, in effetti, stravolta, perché dai primi giorni di marzo sono state vietate le visite dei familiari; la blindatura delle strutture è stata “una scelta difficile ma necessaria perché si è trattato di salvaguardare persone estremamente fragili per le quali può bastare una minima distrazione o manchevolezza per provocare un disastro”.
I rapporti con i familiari sono, per quanto possibile, telefonici (anche videochiamate), oppure (ad esempio all’Ex Onpi) possono “guardarsi” e salutarsi attraverso la vetrata posta all’ingresso. Negli anni passati si è molto curato l’aspetto della socializzazione per cui, inizialmente, ci sono stati momenti “delicati” sia per i familiari, che si sono visti la “porta sbarrata”, sia per gli ospiti che si sono trovati all’improvviso “isolati”. Poi tutti hanno compreso che la “blindatura” era ed è una precauzione indispensabile. La vita all’interno delle strutture continua a scorrere serenamente, con il contributo degli operatori tutti e, nel rispetto delle regole del distanziamento, si cerca di alleviare e di rendere comunque piacevoli le giornate degli ospiti, mantenendo viva la speranza che presto possano riabbracciare i propri cari e ritornare ad una situazione di normalità.
STEFANIA FILIPPONI