Mafiosi scarcerati, da Foligno l’appello a Mattarella
Mafiosi liberi dal 41 bis a causa dell’emergenza Coronavirus. Da Foligno l’allarme del CELM, Comitato Europeo per la Legalità e la Memoria. Il presidente Pippo Di Vita: “Lo Stato oggi ha perso”
Porta la data del 22 aprile la lettera aperta partita da Foligno, indirizzata anche al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che chiede di revocare gli arresti domiciliari concessi ai mafiosi in regime 41 bis a causa dell’emergenza Coronavirus. L’appello, firmato dal presidente del CELM (Comitato Europeo per la Legalità e la Memoria) Pippo Di Vita è arrivato poche ore dopo l’inchiesta di Lirio Abbate su L’Espresso del 21 aprile scorso, che metteva in luce come i capi mafia avessero cominciato, uno dopo l’altro, a lasciare il carcere.
DA UNA CIRCOLARE IL “VIA LIBERA” AI DOMICILIARI
“Con estremo rammarico e preoccupazione – spiega Di Vita – si apprende che un funzionario della Direzione generale Detenuti e Trattamento del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia con una nota del 19 marzo scorso in riferimento allo stato di emergenza nazionale Covid-19 ha comunicato al dottor Giulio Romano, Direttore dello stesso Dipartimento, un elenco di patologie che potrebbero apportare complicanze nei detenuti, in caso di infezione da Coronavirus”. “Sulla base di tale segnalazione – aggiunge Di Vita – la dottoressa Assunta Bozzacchiello per conto del direttore Romano in data 21/03/2020 ha inviato una nota a tutti i Provveditori e ai Direttori degli istituti penitenziari nazionali in cui si richiedono i nominativi dei detenuti che si trovassero “nelle predette condizioni di salute per le eventuali determinazioni di competenza”. Viene, infine richiesta, tra l’altro, “l’esistenza di familiari che effettuano colloqui” e la “disponibilità di un domicilio”.
L’INCHIESTA DE L’ESPRESSO
Da qui – come rivelato da L’Espresso – la clamorosa concessione dei domiciliari al settantottenne capomafia di Palermo Francesco Bonura, condannato definitivamente per associazione mafiosa a 23 anni. Il giornalista Lirio Abbate spiega che sono 74 i boss le cui caratteristiche sarebbero ‘compatibili’ con la scarcerazione e i domiciliari. Tra questi Leoluca Bagarella, i Bellocco di Rosarno, Pippo Calò, Raffaele Cutolo, e molti altri.
BORROMETI: “UNA QUESTIONE DI GIUSTIZIA”
Paolo Borrometi, vicedirettore Agi e giornalista antimafia che vive sotto scorta, già intervistato mesi fa dalla Gazzetta di Foligno, annunciava lo scorso 24 aprile che fra i mafiosi scarcerati c’è Pasquale Zagaria, boss del clan dei ‘casalesi’. “Non è una questione “politica” – ha commentato – è una questione di Giustizia. Chi ha responsabilità intervenga, altrimenti il senso di impunità in questo Paese sarà sempre più alto. E la Giustizia, per i familiari di chi non c’è più, sarà solo un lontano ricordo”.
TRATTATIVA STATO MAFIA DIMENTICATA?
Commentando all’Adnkronos la notizia dei domiciliari a Palermo per Bonura il magistrato Antonino Di Matteo, componente del Csm, ha detto: “Lo Stato sembra aver dimenticato e archiviato per sempre la stagione delle stragi e della trattativa Stato-mafia, dando l’impressione di essersi piegato alle logiche di ricatto che avevano ispirato le rivolte”. Dopo qualche giorno dalla scarcerazione di Bonura, capo mandamento dell’Uditore è stata la volta del suo collaboratore Pino Sansone, ex “vicino di casa” di Totò Riina nel complesso di via Bernini. Sulla liberazione di un altro boss, Rocco Santo Filippone, Repubblica scrive: “Il referente calabrese per la trattativa Stato-mafia, a processo con Graviano per l’omicidio dei carabinieri Fava e Garofalo, sarà ai domiciliari senza braccialetto elettronico”. Giuseppe Graviano è detenuto a Terni e lo scorso 20 aprile il Corriere dell’Umbria riferiva di come il lettore cd in dotazione al carcere per ascoltare le intercettazioni a suo carico non funzionasse (già due mesi prima era capitato lo stesso ‘accidente’): una circostanza che rallenta l’interrogatorio del boss, voce fondamentale sul tema della trattativa Stato-Mafia. Secondo il procuratore aggiunto Lombardo “è inspiegabile che il problema non sia stato ancora risolto”.
LE RESPONSABILITÀ
Di chi la responsabilità di queste scarcerazioni? Da giorni è in corso un rimpallo di responsabilità tra Ministero della Giustizia, DAP (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria) e giudici di sorveglianza; il Ministro Bonafede ribadisce l’impegno del governo nella lotta alla mafia, scaricando – di fatto – la responsabilità sui magistrati di sorveglianza. Eppure il DAP dal quale è nata la celeberrima circolare del 21 marzo è guidato da una figura scelta direttamente dal Ministero della Giustizia. Dopo l’uscita dal carcere di Zagaria il giornalista televisivo Massimo Giletti domenica 26 aprile ricostruisce la procedura che ha condotto alla sua liberazione. Spiega: “Il 25 marzo il boss Zagaria manda un certificato medico… Il 31 marzo il Tribunale di Sorveglianza di Sassari chiede la verifica dello stato di salute al presidio sanitario, che conferma. I magistrati in udienza il 9 aprile, chiedono al DAP il trasferimento del detenuto in una struttura. Non arriva nessuna risposta, mi risulta che sia stato indicato l’ospedale di Cagliari, non adatto a un boss. Stranamente non vengono indicate la struttura di Roma né la struttura di Viterbo. Il 23 aprile i magistrati Soro e De Vito prendono atto del silenzio del DAP e stabiliscono che Zagaria può andare a casa. La beffa per quanto mi risulta è che il giorno successivo dal DAP arriverà l’indicazione del carcere di Viterbo, ma sarà troppo tardi. Io – è sbottato Giletti – mi vergogno come cittadino italiano perché è inammissibile che non si sia in grado oggi di prendere delle decisioni su boss mafiosi di questo calibro. È intollerabile”.
L’APPELLO A MATTARELLA
“Siamo indignati e disgustati dalla politica promossa da questo Governo. Lo Stato oggi ha perso”. Così da Foligno Pippo Di Vita che chiede a tutti indistintamente di “farsi portavoce di questa grave situazione, attuata da un dirigente dello Stato”. “Chiediamo alla politica tutta, fino alle alte cariche dello Stato, di far sì che questa decisione venga annullata e i mafiosi in galera continuino a pagare il loro debito con le vittime e con lo Stato, pur apportando i dovuti accorgimenti per non compromettere la loro salute. Ci rivolgiamo, altresì, al capo dello Stato, Presidente Sergio Mattarella, in quanto anche lui familiare di vittima di mafia”.
FEDERICA MENGHINELLA