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CISL medici, quale futuro per l’ospedale folignate?

Nella Gazzetta di Foligno dell’8 marzo Alvaro Bucci ha lanciato un vero e proprio allarme su un possibile declino del Presidio Ospedaliero di Foligno, ritenuto un polo di eccellenza. Paolo Cappotto, medico chirurgo vascolare della USL Umbria 2, segretario aggiunto della CISL Medici Regionale e Stefano Stefanucci, responsabile della struttura dipartimentale di Neurofisiopatologia della USL Umbria 2, già segretario regionale della CISL medici, analizzano la situazione sanitaria in questo periodo di rischio epidemico.

Il Servizio Sanitario Nazionale e anche quello umbro sono sotto i riflettori in conseguenza della diffusione del contagio da Coronavirus. I medici, e tutto il personale ospedaliero, sono in trincea per affrontare un’emergenza che non ha precedenti in Italia. Cosa accadrà nel prossimo futuro?

La risposta è difficile perché non c’è vaccino e neppure terapia per trattare il virus; ci può essere solo contenimento. È importante il rispetto delle regole e delle raccomandazioni, per la propria e l’altrui salute. Stiamo mettendo in campo, anche a livello locale, tutte le iniziative per fornire risposte; se quanto si sta facendo darà effetti positivi lo potremmo valutare solo dai risultati che otterremo. Non si può avere certezza della risposta, si vive alla giornata. Certo è che si lavora senza sosta per stare accanto a chi ha bisogno, come sempre. Questo significa “essere medici”.

Quali sono le luci e quali le ombre che emergono in questo particolare periodo?

I colleghi e tutto il personale delle zone rosse stanno dimostrando senso di abnegazione, professionalità e grande competenza. Ma l’emergenza ha evidenziato anche una grave carenza di organico aggravata con l’introduzione di ‘Quota 100’, con richieste numerose di pensionamenti anticipati.

La CISL ha da tempo denunciato questa criticità che ora si cerca di superare, tanto è vero che ci si propone di richiamare il personale in pensione, oppure di utilizzare giovani specializzandi; tutto il personale deve essere comunque dotato degli strumenti protettivi necessari. Ce ne sono? C’è poi la mancanza dei posti letto, con la necessità di sviluppare il principio della centralizzazione e non della dispersione delle risorse; inoltre troppi i risparmi anche sui supporti tecnici.

La Sanità pubblica è un valore collettivo, la salute deve essere considerata un valore e non un costo.

Si deve tornare alla centralità del rapporto medico-paziente, la persona deve tornare ad essere prima del sistema e non una semplice “foglia di fico” per proclami qualunquistici e demagogici.

Foligno terra di mezzo, stretta tra i due capoluoghi di provincia. Quale futuro per l’ospedale?

La precedente Amministrazione regionale aveva presentato, la scorsa estate, un’ipotesi di Piano Sanitario Regionale che, probabilmente, dovrà essere reinterpretato rispetto ad una idea di Sanità, che secondo quanto propugnato, dovrebbe essere discontinua e innovativa. Occorre un progetto articolato e ad ogni ospedale deve essere dato un ruolo ben definito. Un conto è un ospedale di comunità altro è un presidio per le emergenze di primo livello, che deve accogliere, approntare le diagnosi e veicolare verso strutture di II e III livello che devono, però, essere in grado, a loro volta, di intervenire. La nuova governance deve porre attenzione ai reali bisogni della popolazione, indicare le priorità, individuare i modelli organizzativi più idonei per assicurare servizi adeguati; vanno realizzate reti orizzontali tra ospedali e reti verticali con il territorio. In Umbria non possiamo né dobbiamo permetterci progetti irrealistici che non tengano conto della demografia (una popolazione sempre più anziana), della epidemiologia (l’aumento delle malattie croniche e degenerative) e di altre criticità. Il sindacato deve diventare promotore di proposta. Il presidio ospedaliero folignate è stato per molto tempo considerato un’eccellenza regionale, con pazienti provenienti anche dalle regioni limitrofe; i campanilismi non posso distruggere quanto di positivo è stato fatto. Oggi più che mai ci rendiamo conto dell’importanza di ospedali funzionali, efficienti, ben dotati di tecnologie e professionalità, per rispondere alle necessità dei cittadini. Occorre rafforzare la medicina del territorio, un passaggio intermedio tra la fase acuta e il ritorno a domicilio. Il futuro del presidio ospedaliero di Foligno dipende dalle scelte politiche in sede locale e regionale, ma dipende anche da tutti noi, sindacati, operatori sanitari, cittadini, che dobbiamo far sentire con forza la nostra voce, avanzare proposte, evidenziare esigenze e bisogni. Il San Giovanni Battista è di tutti e per tutti.

Un quotidiano locale nelle scorse settimane ha scritto che la sanità privata non è un tabù e la sanità privata aumenta la possibilità di scelta dei cittadini È vero?

Il privato riconduce la propria organizzazione, i propri percorsi, ancorché virtuosi, ad un risultato economico. In Sanità si pone spesso la necessità di migliorare l’utilizzo delle risorse rilevando le dinamiche delle aziende sanitarie in termini economici, produttivi e qualitativi. Le tecniche di benchmarking permettono di creare uno standard di eccellenza, di analizzare le performance raggiunte, di valutare il corretto impiego delle risorse ed eventualmente intraprendere i necessari cambiamenti delle politiche sanitarie. La sanità pubblica non si prefigge guadagni, i risparmi devono essere reinvestiti per migliorare i servizi. Occorre, poi, distinguere il privato dal privato convenzionato, che è comunque a carico della collettività e che interviene incuneandosi nelle nicchie di criticità del pubblico, dando una risposta alle esigenze, come nel caso delle liste di attesa. Nell’ultimo anno molti colleghi hanno lasciato le strutture pubbliche per continuare l’attività in quelle private; non si tratta di una scelta di natura economica: quello che penalizza realmente è la mancanza di una idea di sanità al servizio degli utenti, la mancanza di qualsiasi gratificazione professionale.

STEFANIA FILIPPONI

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