I colori della Gazzetta. Un mondo di sfumature
Partiamo da lontano, dal 2 gennaio 1886. Fa effetto pensare a quante pagine siano state scritte e lette ora che siamo arrivati al centrotrentaquattresimo anno della Gazzetta. Decine di migliaia di articoli, riflessioni, commenti, inchieste e approfondimenti. Una ricchezza incredibile: qual è il segreto di questo giornale?
La Coca Cola è stata inventata pochi mesi dopo che monsignor Faloci firmasse la prima edizione: non abbiamo la medesima riservatezza della celebre bibita, la nostra ricetta (specie quella di questi ultimi anni) è semplice da raccontare, un pochino più complicata da eseguire. Puntiamo su gruppo, condivisione, creazione di un ambiente sereno, costruttivo e stimolante. Siamo tanti, veniamo da esperienze diverse, c’è posto per tutte le età: oltre una dozzina di persone si incontrano settimanalmente e portano avanti con senso di responsabilità e professionalità un servizio encomiabile per la comunità. Annamaria, Vittorio, Roberto, Maura, Stefania, Gabriele, Fabio Massimo, Federica, Mauro, Paola, Guglielmo, Giacomo, Chiara e ancora Roberto; a queste persone e a molte altre che collaborano con la Gazzetta va un ringraziamento speciale.
Non ci autocelebriamo, non spetta a noi dire come è cambiata la Gazzetta in questi ultimi anni. Abbiamo però il compito di ricordare che tutto ciò che oggi sembra acquisito, magari fino a ieri non lo era. Non è scontato avere un settimanale che si occupa del nostro territorio e che cerca di essere utile, interessante e propositivo. Non è scontato avere uno spazio in cui poter manifestare il proprio punto di vista: non accade così spesso che venga data l’opportunità di esprimersi senza riserve a chiunque voglia contribuire al dibattito e al confronto cittadino. Non è scontato avere le spalle larghe e sopportare ogni settimana il legittimo diritto di critica di chi dissente e ritiene che questa Gazzetta abbia chissà quale colore politico.
A proposito di colori, permetteteci una digressione: solo da pochi anni questo giornale viene stampato senza una grigia monocromia. Sarebbe bello un giorno riportare le tante telefonate e mail in cui ci viene detto che ora siamo di parte perché predomina il rosso. Ma anche gli interventi, altrettanto numerosi, in cui sdegnati ci accusano di essere troppo rigogliosamente verdeggianti e minacciano la suocera di usare il diserbante, così che anche nuora intenda. Per non considerare coloro che ritengono che il giallo non ci piaccia e che lo indossiamo di rado. Ma c’è chi ci vorrebbe più neri, meno bianchi, con qualche tinta di azzurro o magari più sfacciatamente arancioni. Non arrossiamo dinanzi alle critiche, le abbiamo sempre accettate, anche quando provengono da nostalgici monocromatici che si spacciano per esperti di cromia ante-litteram.
Dopo la pausa la Gazzetta riprenderà il suo cammino di crescita. E a chi obietta che l’utilizzo di tutti i colori è assenza di stile e denota scarsa personalità, rispondiamo che il bianco e il nero ci piacciono solo dal punto di vista calcistico… Viva una Gazzetta piena di sfumature!
ENRICO PRESILLA
Dal 1982, quando ho iniziato, le mie foto sono state in bianco e nero. Quando il Direttore mi ha detto che la Gazzetta sarebbe stata prodotta a colori, ho pensato che le mie impressioni ne avrebbero perso. Ci ho messo poco tempo per convincermi del contrario. Sono nato in bianco e nero ma il colore, se non è illustrazione di circostanza come pure accade, dal punto di vista dell’evidenza giornalistica fa decisamente la differenza. Sul piano dei contenuti, non ho mancato di esprimere punti di vista o porre dei dubbi che su un giornale cattolico possono apparire come provocazioni, eppure sono sempre stati accettati senza riserve. Se un giornale è terreno di confronto, è un bene per tutti. Lunga vita alla Gazzetta di Foligno.