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Perché prendere sul serio le elezioni del Parlamento europeo

Parlare del Parlamento europeo e delle sue elezioni, equivale a ragionare di un paradosso. Questa, che ad alcuni potrebbe sembrare una battuta, è invece una sconfortante realtà, dimostrabile con dati molto concreti. Basterà qualche esempio per chiarire il concetto. Il 7 aprile 2017, l’Assemblea di Strasburgo ha approvato la relazione della britannica Vicky Ford (Conservatori e riformisti europei), grazie alla quale l’Unione europea ha abolito ogni sovra costo legato al roaming telefonico tra paesi della UE, limitando i profitti ingiustificati delle holding europee della telefonia. L’11 settembre 2018, l’Europarlamento, guidato dalla relatrice Judith Sargentini (olandese del Gruppo dei Verdi), ha avuto la forza ed il coraggio di dichiarare pubblicamente che l’Ungheria di Orban non sta rispettando i valori comuni dell’Unione: stato di diritto, democrazia e libertà fondamentali. Ed ha attivato la procedura che potrebbe portare l’Ungheria – uno Stato sovrano – ad essere sospesa dall’Unione europea. Infine, il 26 marzo 2019 il Parlamento europeo ha dato il disco verde definitivo alla direttiva sul copyright (relazione presentata dal tedesco Axel Voss-Partito popolare europeo), con la quale si punta a “regolamentare” internet e le più grandi piattaforme social mondiali.

Quelli indicati sono solo una piccola parte dei tanti atti che l’Aula di Strasburgo ha adottato nell’attuale legislatura e che dimostrano come essa sia in grado oggi di assumere delle posizioni e di emanare dei provvedimenti, che i parlamenti nazionali non sarebbero mai capaci di prendere. Perché legati a interessi, a volte di corto respiro, dei propri Stati, o perché troppo deboli per determinare un qualsiasi effetto rilevante. Se quanto detto è vero, e lo è, sarebbe da aspettarsi che le elezioni europee fossero un evento politico seguito con enorme interesse da tutti i media nazionali ed internazionali. Che venisse considerato dai partiti e dai governi nazionali un passaggio politico sul quale impegnarsi a fondo, pensando alle importanti e a volte decisive scelte, che il prossimo europarlamento sarà chiamato a prendere. E invece no. Manca meno di una settimana alle elezioni e sui giornali, nelle televisioni, per radio e anche nei social-media, praticamente non c’è traccia di elezioni europee. O meglio, quel poco o tanto di cui si parla non riguarda il voto europeo in quanto tale, ma gli effetti che i suoi risultati determineranno nella politica nazionale. Una dimostrazione?

Giovedì 2 maggio scorso, su iniziativa dell’Istituto Universitario Europeo e del Financial Times, si è tenuto a Firenze un confronto tra i candidati di punta (Spitzenkandidaten) dei principali gruppi politici del Parlamento europeo. Lo stesso confronto, ritrasmesso in eurovisione, si è ripetuto il 15 maggio a Bruxelles, nell’Aula dell’europarlamento. Sono stati dibattuti temi importantissimi, quali: disoccupazione giovanile e immigrazione, cambiamento climatico, tassazione delle imprese, politiche sociali. A discuterne i potenziali futuri presidenti della Commissione europea (Manfred WEBER-PPE; Frans TIMMERMANS-PSE, Ska KELLER-Verdi; Margrethe VESTAGER-ALDE, Nico CUÉ, Sinistra europea, Jan ZAHRADIL-CRE). Se si guarda su Internet si trovano tanti resoconti dei due incontri. Ma nei nostri media nazionali? Nei talkshow e salotti buoni della politica italiana, che seguito hanno avuto? Praticamente nulla. Nessuno se ne è accorto. Da noi solo polemiche di basso livello e bisticci di bottega. È o non è un paradosso? Da un lato c’è un Parlamento europeo che esercita dei poteri straordinari, e dall’altro un sostanziale disinteresse nazionale sui temi e sulla vera portata di queste elezioni. La cosa grave è che questo paradosso può costarci caro. Rischiamo di partecipare ad un’importantissima tornata elettorale senza saperne molto (per non dire niente), con buona pace dei principi della democrazia e della partecipazione popolare. Un antidoto, per quanto ridotto, visti i tempi ristrettissimi, per fortuna c’è. Ed è internet. Se si ha voglia di colmare la grandissima e gravissima lacuna dei nostri media e dei nostri politici sul voto europeo, le informazioni le possiamo trovare su Internet, privilegiando i siti ufficiali e attendibili, ovviamente. Prima o poi, però, dovremmo parlarne seriamente di questo paradosso, non credete?

FABIO RASPADORI, Docente di Diritto dell’Unione Europea, Università di Perugia.

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