Tutti vogliono Foligno, ma cosa vogliono i folignati?
Il centrodestra ha giocato la “carta” Matteo Salvini. Il vice-presidente del Consiglio nonché ministro dell’interno ha riempito l’Auditorium e dal palco ha esortato i presenti con l’ormai nota abilità comunicativa a supportare Zuccarini e a non perdere il treno che passerà il 26 maggio. Spettacolarizzazione della politica? A onor del vero fino a qualche decennio fa piazza della Repubblica si riempiva ad ogni comizio: andare ad ascoltare un politico che incontrava il popolo era considerato il sale della democrazia. È altrettanto vero che fino a pochi anni fa la Lega a Foligno avrebbe fatto fatica a riempire una saletta con trenta posti a sedere. C’è da meditare, e molto, sulle ragioni che hanno condotto a una simile ascesa.
I Cinquestelle intanto hanno presentato la squadra di governo in pectore: laddove Fantauzzi dovesse diventare sindaco già si conoscono i nomi degli assessori. Tra questi spicca quello di Diego Fusaro. Filosofo e opinionista conosciuto a livello nazionale, classe 1983, non è nuovo da queste parti avendo partecipato alla Festa di Scienza e Filosofia. Con lui, il M5S punta da un lato ad attirare voti provenienti da altri schieramenti, dall’altro alla ribalta mediatica grazie a un personaggio di grande impatto, in grado, secondo chi lo ha scelto, di contrastare soprattutto l’appeal salviniano. “Aprire all’esterno la città”, in attesa che a Foligno giunga anche Luigi Di Maio.
C’è poi il centrosinistra, che non intende passare il testimone e che punta con un’ampia coalizione su Pizzoni sindaco. Per rimanere sulla stessa lunghezza d’onda “nazionale”, a Foligno arriveranno il segretario nazionale del PD Nicola Zingaretti e l’ex-ministro dell’interno Marco Minniti. Il PD locale, che potrà contare per le prossime elezioni su un cospicuo supporto civico, non difetta certo di esperienza strategica. Sa bene che avversari ben organizzati si contrastano con politici capaci di rispondere colpo su colpo anche sul piano della visibilità.
Senza questi riflettori, Giustozzi (CasaPound), Stefanucci (Impegno Civile) e Trombettoni (Progetto Foligno) hanno meno possibilità di esposizione mediatica; gli ultimi due sono oltretutto espressione di liste civiche senza nessuno schieramento politico di riferimento.
Molta enfasi e massicci investimenti sui social, pochissimi contenuti, spesso epidermici. Per carità, ci sono incontri e confronti sul territorio, ma purtroppo anche a livello locale la pirotecnica ha basso costo e grande resa: si nutre di slogan, hashtag, sorrisi, spot, video e scatti fotografici. Una campagna elettorale epica e altisonante: passano per retoriche anche le domande poste timidamente su raccolta differenziata, viabilità, ex-Zuccherificio, partecipate, sicurezza, verde pubblico, decoro urbano, cultura, prospettive lavorative, futuro (concreto) della città. A scanso di equivoci: teniamo tutti molto all’appuntamento elettorale, solo che vediamo tante belle confezioni e abbiamo qualche timore a scartare il pacco. Abbassiamo i toni e badiamo alla sostanza, i cittadini vanno presi seriamente, il nostro ego un pochino meno.
ENRICO PRESILLA