Pentitevi, che verrà il giorno delle elezioni
Azzardo una riflessione politico-teologica. Una volta il vescovo, entro il mese di novembre di ogni anno, in accordo con i decurionati del Comune formava una terna di sacerdoti quaresimalisti. La Chiesa considerava indispensabili questi predicatori quaresimali perché, oltre a convincere i fedeli all’assolvimento del precetto di digiuno e penitenza, erano i soli in grado di strappare una confessione a chi – per orgoglio, riservatezza o vergogna – non avrebbe mai svelato i propri peccati ad un prete del posto. Forse è questo il motivo per cui molti credenti attendevano la Quaresima per confessarsi. Così con il sacramento della penitenza ottenevano la remissione dei peccati e tornavano puri. Belle, sane abitudini in disuso che permettevano di liberarsi delle proprie empietà senza arrossire. Potrò sembrarvi irriverente ma, mutatis mutandis, dato che si approssimano le elezioni, bisognerebbe ricostruire un collegio di confessori ad uso e consumo dei nostri rappresentanti politici, per permettere loro di vuotare il sacco nel segreto del confessionale. Prendetela come una forma di reset (sorta di operazione di ripristino della condizione in cui si trova un sistema informatico subito dopo l’accensione) chiamatela come volete, ma è solo dopo essersi convenientemente pentiti che si può tornare a peccare da zero.
GIOVANNI PICUTI