Il crostino amaro
Spiace che l’amico sindaco si sia dispiaciuto. Perlomeno a giudicare dalla sua risentita risposta apparsa inaspettatamente sulla mia pagina Facebook. Spiace, ma non mi rimangio una parola di quanto scritto nel precedente articolo intitolato “La parodia”. Niente di personale contro l’Amministrazione uscente, ma l’accrocco con la Coop cade nel periodo meno opportuno, perché – a prescindere dal suo vano contenuto – a fine mandato non si servono i crostini amari sui piatti degli altri. Per quel poco che ci capisco di politica, non avendo frequentato la Scuola delle Frattocchie, forse era meglio lasciare stare i proclami, per evitare boomerang elettorali. Quando da pischelli giocavamo lungo il Topino, ci insegnavano che la barbabietola più la muovevi e più puzzava. O non era la barbabietola? Per il resto, che necessiti rimettere mano sul pasticciaccio dell’area dell’ex Zuccherificio siamo tutti d’accordo. Se una città allo sbando è chiamata a ripensarsi può farlo solo a partire dalle proprie ferite.
GIOVANNI PICUTI