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Un sorriso inatteso

Ammiro le persone che salutano per prime, anche quando non ci conoscono. È uno degli insegnamenti ricevuti da mio padre che dispensava saluti anche ai clandestini, facendoli sentire a casa loro. Da bambino mia madre mi diceva che porgere il buongiorno non costa nulla, ci eleva qualificandoci agli occhi altrui. A Foligno non tutti sono dello stesso parere. Taluni austeri affiliati ai vari club cittadini camminano ad occhi bassi restando sulle loro. Infastidiscili con un saluto, stanali con un “come sta?”. Fallo per primo, affinché in altra occasione questi possano redimersi, rendersi a loro volta gentili. Non costa nulla, diceva mio padre. Talvolta ci si sbaglia, diceva mia madre. Non è vero che il notaio Pinco Pallino eviti di salutarci perché ci snobba, il poverino è ipometrope e, se portasse gli occhiali, ci saluterebbe con impetuosità. Così mi sono convinto che l’assessore addetto al ramo non ci si fili non perché è sgarbato, ma perché è concentrato nei suoi lodevoli progetti. Tra qualche giorno sarà Natale e ci incontreremo tutti in Corso Cavour, in un frenetico via vai di pacchetti e pacchettini, sempre più piccoli. Se al cospetto del Babbo più alto dell’ecumene incroceremo il funzionario non più in funzione o la contessa caduta in disgrazia basterà prendere l’iniziativa di salutarli con un inatteso “Buon Natale”. Durante le feste avremo due amici – irritati – in più.

GIOVANNI PICUTI

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