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Politica, ecco da quale parte stare

Non essere di parte, porsi al di sopra delle parti. Sono le esortazioni a cui siamo abituati quando in ballo c’è la ricerca dell’obiettività. Molto spesso vengono utilizzate anche in ambiente politico. L’essere di parte rimanda alla faziosità che deve essere rifuggita, il porsi al di sopra delle parti ingloba un concetto di lucido distacco dai propri convincimenti che va perseguito: sono le due corsie che bisogna percorrere per arrivare al casello del “bene comune”.

Ma c’è una cosiddetta terza via, che prende le mosse dall’invito che Papa Francesco rivolse il 30 aprile 2017 agli aderenti dell’Azione Cattolica che festeggiavano i 150 anni di vita in piazza San Pietro: “Mettetevi in politica, ma per favore nella grande politica, nella Politica con la maiuscola”. Da lì nasce “La P maiuscola – Fare politica sotto le parti” (Editrice AVE, 2018), interessante lettura in cui Gioele Anni dialoga con il professor Matteo Truffelli, attuale presidente dell’Azione Cattolica.

Ma che cosa significa fare politica sotto le parti? Il prossimo 29 novembre, alle ore 18.00 al San Carlo, avremo la possibilità di domandarlo direttamente al presidente Truffelli, che nel libro-intervista parla “di assumere la prospettiva visuale di chi si trova in basso, di chi è vittima”. Dalla parte dei più fragili, dalla parte degli ultimi per chiudere la forbice delle iniquità, come si prefigge la Campagna triennale “Chiudiamo la forbice – Dalle diseguaglianze al bene comune: una sola famiglia umana” promossa da diverse organizzazioni espressione del mondo cattolico, tra cui proprio l’AC e la Caritas. Un’iniziativa volta a sensibilizzare e informare territori e comunità sulle interconnessioni tra diseguaglianze, diritto al cibo, migrazioni, conflitti, ambiente e finanza (in particolare la questione del debito pubblico).

Avere un obiettivo chiaro, come quello della lotta alle diseguaglianze al fine di costruire il bene comune, è condizione necessaria ma non sufficiente: per centrare il bersaglio occorre passare all’azione con concretezza. Truffelli osserva che per cambiare il mondo bisogna essere in tanti e ritiene che i frutti migliori emergono, soprattutto nel locale, se si veleggia verso la logica dell’alleanza, “mettendo insieme energie e talenti, esperienze e competenze differenti” con il desiderio di lavorare insieme per migliorare ciò che non funziona.

Il fare rete tra gli “uomini di buona volontà” è la premessa per superare il vero ostacolo alla costruzione del bene comune, che per il professor Truffelli è l’indifferenza: “A tutti noi è chiesto di dare vita a una vera e propria forma di «resistenza» all’indifferenza”. Perché, seguendo il ragionamento del presidente dell’AC, ancor prima che buoni politici, occorrono buoni cittadini capaci di porsi dinanzi ai problemi con un approccio più responsabile, riflessivo e generoso. Occorre argomentare, comprendere, approfondire, non porsi da tifosi e passare dal quiz a crocette al tema. E i cattolici che ruolo avranno nella prossima stagione politica? Lo capiremo il 29 novembre.

ENRICO PRESILLA

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