Aldo Cazzullo scrive alla Gazzetta

Gentile direttore,

nel mio breve articolo sulla pagina delle Lettere del Corriere non si parla affatto di Spello. Il raffronto era tra ciò che ho visto quest’estate a Medellin, dove i poveri pagano regolarmente il biglietto della funivia che collega i quartieri popolari con il centro, e il video che in molti abbiamo visto sul web, con la folla che prende la Circumvesuviana e il biglietto non lo paga. Spello, ripeto, non c’entra nulla. Era citata nella lettera di un lettore e, purtroppo, nel titolo. Questo può avere ingenerato una confusione, per la quale mi scuso con la comunità di Spello, ma che non giustifica l’articolo offensivo purtroppo pubblicato dal suo giornale.

Aldo Cazzullo

Gentile Aldo Cazzullo,

la ringrazio innanzitutto per l’attenzione che ha rivolto alla Gazzetta di Foligno, si tratta di un grande onore ricevere sue osservazioni in merito a un pezzo uscito nel settimanale che dirigo.

Mi dispiace che lei si sia sentito offeso per l’articolo pubblicato all’interno della rubrica “Advocatus diaboli” (“Cazzullate”, Gazzetta di Foligno n. 32/2018), l’intento ovviamente non voleva essere quello. L’avvocato Giovanni Picuti ha criticato in modo tagliente il paragone un po’ ardito tra il senso civico che pervade Medellin e la presunta maleducazione spellana, stigmatizzando una risposta a un quesito, che nella sua formulazione ingenerava più di un dubbio sulle qualità degli abitanti di Spello. È vero che lei ha fatto riferimento alla seconda città della Colombia e alla Circumvesuviana, ma è altrettanto vero che la sua risposta induceva a un logico parallelismo, senza considerare che lei stesso alla fine in realtà cita “i ragazzini di Spello”.

In ogni caso ribadisco che nessuno ha inteso offenderla, tutt’altro. Anzi, colgo l’occasione per invitarla a presentare dalle nostre parti (e perché no, proprio a Spello!) il libro “Metti via quel cellulare!”, che è già stato recensito nel febbraio scorso in queste pagine dalla professoressa Stefania Meniconi. Ci farebbe davvero molto piacere.

Enrico Presilla