Il Salvini che è in noi
Ammettiamolo. Quando Salvini ha impedito alla nave Aquarius carica di 629 profughi di approdare in un porto italiano, la maggioranza degli italiani ha pensato “finalmente!”. Le accuse del ministro dell’interno a Malta e alla spocchiosa Francia hanno avuto un gradimento unanime. Si è detto, giustamente, che quella dei migranti è una faccenda europea e non dei singoli paesi più esposti. Ma, sotto sotto, scorreva un sentimento ancor più rancoroso: basta col dover subire l’assalto delle navi delle Ong nei nostri porti. E, soprattutto, basta con l’invadenza dei neri africani nelle nostre città, dove continuano ad infastidirci chiedendo l’elemosina ai semafori, nei parcheggi dei supermercati e dell’ospedale.
Quando Salvini ha lanciato l’idea di censire i Rom al fine di controllarne “il caos”, ipotizzato per il loro essere nomadi e zingari, la stessa maggioranza ha reiterato il suo “finalmente!”. Certo, Salvini è stato furbo. Ha detto che vuol fare il censimento per assicurarsi che i bambini rom vadano a scuola. Poi però si è fatto tradire da un lapsus: “gli stranieri irregolari andranno «espulsi», ma «i rom italiani purtroppo te li devi tenere a casa»“. In quel “purtroppo” il ministro ha di nuovo intercettato l’inquietudine di tanti concittadini.
Come hanno mostrato i sondaggi, di Salvini non ce n’è uno solo, ma milioni. Di più: c’è un po’ di Salvini dentro ognuno di noi. Ma allora, se è con noi stessi che dobbiamo fare i conti, chiediamoci se è quella brutale semplificazione della realtà ad esprimere davvero ciò che noi siamo, la nostra intelligenza e la nostra coscienza. Se sono sufficienti quelle generiche categorie indifferenziate (i neri, gli islamici, gli zingari) a rappresentare un fenomeno tanto complesso, costituito da bambini inermi, donne violate, storie personali di fame e di torture. Chi siamo veramente noi e da che parte stiamo?
Anche a Foligno, come nel resto d’Italia, abbiamo delegato l’onere di affrontare la questione ad alcuni soggetti: la Parrocchia e l’Oratorio di Sant’Eraclio, la Casa dei Popoli, la Caritas con l’Arca del Mediterraneo. Se la Caritas fa una buona accoglienza, l’Oratorio con i bambini e la Casa dei Popoli con gli adulti perseguono un impegno educativo per l’integrazione socio-culturale. A Sant’Eraclio si vive una sofferta convivenza con dei nuclei rom. Con l’esperienza del “governo partecipativo” si è chiesta una maggiore vigilanza delle forze dell’ordine contro i loro furti e le piccole angherie. Ma lo sguardo perplesso del parroco lascia intendere che la repressione da sola non è la soluzione. Perché il vero problema è un altro: certe responsabilità non si possono delegare a poche associazioni di volontariato, scaricando così i doveri della coscienza di ognuno. La responsabilità è di tutti. Almeno di quelli tra noi che vogliono combattere il Salvini che è dentro di noi.
ROBERTO SEGATORI