L’umbra Federica Severi, studentessa in Biotecnologie a Bologna, ci racconta la passione per il ciclismo.
La bicicletta è la sua compagna di viaggio, nella vita e nello sport. L’ha “abbracciata” per gioco fin da piccola pedalando accanto al nonno che è un grande appassionato delle due ruote. A 12 anni ha deciso di lasciare la pallavolo, che già praticava da anni, per entrare a far parte di una vera squadra di ciclismo. Da quel momento non ha mai smesso di vivere insieme e accanto alla sua bicicletta che tiene nella sua camera da letto, mantenendola pulita e lucida ogni giorno e portandola con sé durante i suoi viaggi e le sue trasferte. Lei, la valigia e la bicicletta lungo i percorsi impervi e belli della vita, dello studio e dello sport. Questa sorridente e solare ragazza di 19 anni si chiama Federica Severi, è nata e cresciuta vicino Terni, studia all’università di Bologna ma per le certificazioni medico-sportive viene a Foligno dal dottor Giovanni Boni di cui parla come “ottimo professionista e persona estremamente umana e disponibile, che cerca di diffondere il messaggio importantissimo del fare sport al di là del risultato e ripete sempre che ‘nel momento in cui fai sport hai già vinto’ perché solo lo sport riesce a farci crescere sani, disciplinati e, perché no?, anche bravi a scuola!”.
Raccontaci della tua prima squadra.
Sono stata fortunata perché quando ho iniziato questo sport sono “capitata” in una squadra fantastica, la Nestor di Marsciano in cui ho militato per 5 anni. Qui non ho trovato una semplice squadra ma una famiglia, i miei compagni di squadra mi hanno sempre fatto sentire parte di un grande gruppo, gli allenatori mi hanno accolto e trattato come una figlia, mi sono stati accanto dalle prime pedalate (davvero disastrose, devo dirlo!) fino a quando ho raggiunto quelli che per me sono stati traguardi importanti, come la vittoria del Campionato Regionale su Strada nella categoria Donne Allieve (nel 2015), inaspettato per tutti, tanto è vero che una volta giunta all’arrivo, sotto la pioggia, il mio allenatore è corso ad abbracciarmi e ci siamo messi a piangere entrambi, non tanto per la vittoria ottenuta, ma per la soddisfazione di una tale crescita arrivata dopo tanti sacrifici e un costante impegno.
Perché, poi, te ne sei andata dall’Umbria?
Quando si arriva ad una determinata categoria è necessario far parte di una squadra femminile se si vuole raggiungere qualche risultato, e purtroppo in Umbria non ci sono squadre di questo tipo, quindi sono dovuta “emigrare” in Toscana, dove ormai da 3 anni gareggio per la Vallerbike di Castelfiorentino. Faccio parte della categoria Donna Élite che è il livello più alto e spesso gareggio insieme alle professioniste.
Raccontaci dei tuoi allenamenti in solitaria.
Mi alleno tutti i giorni, fra le 2 e le 4 ore al giorno, a seconda del tipo di allenamento che devo fare. Purtroppo le mie compagne di squadra sono tutte lontane (veniamo da 6 regioni d’Italia diverse) e quindi la maggior parte delle volte mi alleno da sola seguendo i programmi di allenamento che mi fornisce la squadra, anche se non è sempre facile trovare le forze (anche psicologiche) per farlo.
Cosa rappresenta per te il ciclismo e cosa ti ha insegnato?
Il ciclismo è una scuola di vita, ti insegna che se ti impegni al massimo in quello che fai potrai raggiungere gli obiettivi che ti sei prefissato, ma se non ti impegni nessuno lo farà per te, niente arriva per caso. Impegnarsi significa essere disposti a fare dei sacrifici, e quindi sapere che mentre il pomeriggio gli altri escono tu devi allenarti, che devi stare attento a quello che mangi, ottimizzare al massimo i tempi per riuscire a studiare.
Durante il tuo percorso scolastico come hai fatto a conciliare lo sport con lo studio?
Ho frequentato il Liceo Scientifico a Todi, soprattutto nel corso degli ultimi anni ho anche partecipato ad attività extra come le certificazioni linguistiche di inglese e francese che mi hanno impegnato molti pomeriggi. Ho sempre cercato di ottimizzare i tempi al massimo, la mattina mia mamma mi preparava il pranzo (di solito riso o farro) che mangiavo alle 12.10 al cambio dell’ora, in modo che appena tornata a casa, alle 14.30, potevo subito uscire in bici. Dopo le 2-3 ore di allenamento mi mettevo a studiare fino a cena e poi la maggior parte delle volte riprendevo anche dopo aver mangiato. Non posso nascondere che sia stato impegnativo ma ne è valsa assolutamente la pena, alla fine mi sono diplomata con 100/100 e lode, è stata una grande soddisfazione riuscire a conciliare entrambe le cose ed ottenere un risultato simile.
Lo sport aiuta a vivere meglio e ad affrontare meglio lo studio e la quotidianità?
Assolutamente sì, quando fai sport hai modo di sfogare le tensioni, di liberarti dai pensieri e ‘ricaricare le pile’ per riuscire ad affrontare gli impegni quotidiani e avere una marcia in più anche nello studio; nel mio caso poi, andare in bici significa anche recuperare il contatto con la natura… ha quasi una funzione “catartica”.
La scelta universitaria e la casa a Bologna.
Alla fine del liceo ho deciso che avrei intrapreso una facoltà scientifica, il mio sogno era di fare la ricercatrice in ambito medico, quindi ho provato il test d’ingresso per Biotecnologie in diverse città e per Medicina a Perugia: rientrandovi, ci ho pensato un po’ ma poi ho deciso di seguire il mio sogno e di iscrivermi a Biotecnologie a Bologna dove ora vivo, studio e mi alleno seguendo i ritmi serratissimi dell’università.
Quando ritorni in Umbria?
Generalmente torno a casa una volta al mese, ma in ogni caso porto sempre con me la mia bici così ritorno a pedalare nella mia terra. Diciamo che non so più cosa significhi viaggiare comodi, visto che ormai da anni tutte le volte che mi metto in viaggio, oltre alla classica valigia, mi porto anche la bici all’interno di un apposito contenitore davvero molto grande e non facile da trasportare.
Che ciclista sei?
Da un punto di vista atletico posso dire di essere una passista (una che va bene in pianura, che spinge i rapporti duri a buone velocità), ma sono sincera, non sono una di quelle che vincono, però sono sempre disposta a mettermi a disposizione delle altre e dare una mano, nei limiti delle mie possibilità e caratteristiche. Il ciclismo sembra uno sport individuale ma in realtà la squadra è fondamentale se si vogliono raggiungere dei risultati e una delle soddisfazioni più grandi che ho avuto è stato proprio vedere una mia compagna di squadra vincere una gara, dopo che mi ero sacrificata molto per aiutarla. Questo sport permette di creare legami veri e sinceri.
Quali sono le gare ciclistiche più importanti a cui hai partecipato e i prossimi appuntamenti in programma?
Durante la stagione passata ho avuto l’opportunità di partecipare a competizioni prestigiose come il Giro di Campania (gara a tappe di 4 giorni), il Trofeo della Liberazione Pink a Roma, il Giro dell’Emilia e il Gran Premio Beghelli, gare internazionali in cui ho pedalato al fianco di grandi campionesse. In particolare ho provato delle sensazioni molto forti al Giro dell’Emilia che si è svolto proprio a Bologna lo scorso ottobre. Si trattava di una gara di 100 km con arrivo sul Colle di San Luca (salita famosa per le sue pendenze proibitive che arrivano al 20%): io e le mie compagne eravamo molto eccitate perché c’erano molte squadre importanti di professioniste e le persone che erano lì ci hanno trattato un po’ come loro: ci hanno chiesto autografi, borracce, è stata una situazione strana e divertente allo stesso tempo, ma soprattutto sapevamo che sarebbe stata una gara dura e riuscire ad arrivare tutte quante in cima a questo colle è stato davvero emozionante; una volta arrivate ci siamo buttate tutte per terra, stremate ma felici! Tra gli appuntamenti più importanti in programma per questa nuova stagione ci sono queste stesse competizioni e io continuo tutti i giorni ad impegnarmi per dare sempre il meglio di me e godere dei risultati che conquisto insieme alla mia bicicletta.
MAURA DONATI