La luce della sapienza
Nella trasmissione radiofonica “Uomini e profeti” di Radio 3 di domenica 7 gennaio, Enzo Bianchi, già Priore di Bose, commenta insieme a Marinella Perroni il “Theologumeno”, cioè un discorso teologico riassuntivo intorno alla “Stella” che conduce i “sapienti” (i Magi) alla culla del neonato Gesù. La stella del Vangelo ha nel tempo interessato storici, astronomi e quanti si sono affannati a dimostrare che quella luce che i sapienti seguivano fosse o una cometa o una stella e in quale tempo potesse essere apparsa nel firmamento. Ma tutti, alla ricerca dell’oggettivo, hanno trascurato il senso profondo della stella in quanto simbolo di orientamento. In questo senso la Perroni chiede ad Enzo Bianchi: “Quale ‘stella’ ha condotto la sua vita?”. E Bianchi risponde che la sue “stelle” sono state quelle che lo hanno indirizzato al Bene Comune. Concetto che a lui sembra essere stato dai più obliato nel tempo attuale. Chi lo ha accompagnato nel suo percorso? Ha fatto tanti nomi importanti ad iniziare dalla madre e dalle donne che, una volta rimasto orfano, lo hanno indirizzato nella vita. Altri nomi sono quelli importanti per la storia del cattolicesimo e della vita della democrazia italiana tra i quali don Mazzolari, don Dossetti, p. Davide M. Turoldo, don Balducci, introducendo, in trasparenza, con questa sequenza di personaggi, la compenetrazione tra le generazioni, che è concetto assai diverso dal conflitto. E tornando al “theologumeno” “la Stella”, cosa fanno, secondo Bianchi, i sapienti seguendo quella “luce”, luce della sapienza, sicuramente laica, anche per la provenienza e le dichiarate loro visioni del mondo? Ricercano un Re che nasce ora e segnerà il suo tempo almeno venti o trenta anni dopo. Non hanno scopi immediati, non gli chiedono nulla, anzi gli porgono dei doni e con ciò lasciano un segno del loro passaggio e poi, come sono misteriosamente venuti, misteriosamente ripartono… e scompaiono insieme alla Stella. Essi si sono inchinati di fronte al Re che hanno cercato e protetto dalla violenza di Erode, perché la Luce che hanno seguito ha trovato la sua conclusione come fenomeno fisico o di ricerca e ha iniziato la sua parabola ascendente come nuova Luce interiore degli uomini. Ognuno di noi ha avuto e ha bisogno della sua Stella conduttrice, che si concretizza non in un fenomeno fisico, ma nell’aiuto a trovare i punti cardinali della conoscenza del bene e del male attraverso l’insegnamento dei maestri e testimoni che incontrerà nel corso delle varie sue fasi della vita, a cominciare dalla sua famiglia. Maestri e testimoni che lo educheranno a rispondere con il biblico “eccomi” alle interrogazioni ricorrenti e a volte insistenti che quella Luce gli rivolgerà: “ero assetato, ero affamato, ero in carcere…”. La Stella è fissa, è sempre lì, indica la stessa direzione. Non si sposta. Nessun astronomo la vede? E se l’astronomo scendesse per sua ventura da Gerusalemme e fosse aggredito dai malfattori e ridotto in fin di vita e fosse salvato da un uomo sconosciuto e straniero, cosa direbbe a quell’uomo se non un “grazie fratello”, ringraziando soprattutto quella “Stella” che ha spinto lo “straniero” a non tirare dritto? La Stella ancora conduce. Non nella volta celeste, ma nella volta del nostro pensiero, del nostro Spirito che se si lascia condurre dalla Stella viene portato al cospetto del Dio Vero che si è fatto Carne. Grazie a Enzo Bianchi e a Marinella Perroni per questa grande meditazione sul più familiare e apparentemente banale simbolo del Natale in tutti i nostri Presepi domestici.
DENIO D’INGECCO