Sorvegliare, vigilare, vegliare: i verbi del Vescovo per i Dirigenti scolastici
Dirigenti scolastici della diocesi offrendo una preziosa occasione di dialogo scaturita dall’interrogativo “Quali emergenze sul piano educativo possono individuare una collaborazione con la comunità cristiana?”. Erano presenti numerosi Dirigenti scolastici, o loro rappresentanti, delle scuole statali e paritarie che al Vescovo hanno confidato la necessità del supporto della comunità cristiana. Un supporto che si esprima prioritariamente nella vicinanza spirituale, fatta anche di preghiera, perché il lavoro dei Dirigenti scolastici è ormai prevalentemente caratterizzato da una modalità emergenziale spesso legata ad adempimenti burocratici. Con il Vescovo è stata condivisa la specificità di un lavoro che si gioca, o si dovrebbe principalmente giocare, sul fronte della dimensione relazionale, una dimensione che permette di intercettare le fragilità e le sofferenze delle famiglie, il disagio e il disorientamento di giovani che spesso non si sentono amati, la fatica percepita e vissuta dai docenti che sperimentano il peso della delega alla scuola della trasmissione di valori che in passato erano condivisi con le famiglie.
Alla comunità cristiana, a fronte di tale situazione, la scuola chiede di incrementare le azioni già intraprese e di intraprenderne anche di nuove che vadano nella direzione dell’alfabetizzazione emotiva della persona, della cura della dimensione relazionale, dell’uso positivo e responsabile dei social media per realizzare strutture di sostegno, dell’ascolto e del confronto con le famiglie per costruire il circolo virtuoso dell’alleanza educativa. Il Vescovo, dopo aver attentamente ascoltato con la mente e soprattutto con il cuore, ha sottolineato come nel lavoro del dirigente scolastico sia presente la dimensione della gratuità che va ben oltre la generosità, perché nella generosità c’è ancora troppo di noi stessi e la logica del dovere, mentre nella gratuità c’è la libertà e la logica del dono. Pensando al servizio di presidenza dei dirigenti scolastici, il Vescovo ha individuato tre verbi – sorvegliare, vigilare e vegliare – che lo caratterizzano.
Sorvegliare è verbo che richiama l’asimmetria delle relazioni, che il Dirigente deve sempre tener presente per essere coinvolto ma mai travolto dalle situazioni altrimenti verrebbe meno al suo compito di poter e dover indicare una direzione, una meta. Vigilare è verbo che rimanda alla necessità che il Dirigente scolastico sappia prendersi cura di se stesso per non togliere tempo al necessario riposo affinché non si corra il rischio di non riuscire a distinguere fra la stanchezza provocata dall’eccesso di zelo per paura di perdere consensi e fatica che deriva dall’impegno per l’altro, per la comunità, nella libertà. Vegliare è verbo che conduce all’essenziale del compito educativo e che in questo tempo si traduce soprattutto nel vegliare sulla fragilità della carenza di adulti affidabili nella consapevolezza, però, che non si può appaltare alla scuola ciò che spetta alla famiglia; nella consapevolezza che l’identità della scuola è quella di essere laboratorio di umanità, officina di crescita intellettuale e di integrazione, cantiere di speranza che sa intravvedere potenzialità, bisogni, richieste di aiuto. Il Vescovo Gualtiero ha creativamente trasformato per i dirigenti scolastici in acrostico il verbo uscire caro a Papa Francesco: U (udire la voce, udire per unire vita e cultura), S (sostenere), C (costruire), I (immaginare soluzioni senza rinviare problemi), R (riconciliare i giovani con i loro genitori se non addirittura i genitori fra loro), E(educare). Infine, richiamando il tempo d’Avvento, il Vescovo ha invitato le Dirigenti (che di donne soprattutto si tratta nella nostra Diocesi) ad essere Dirigenti dell’attesa, non come persone che aspettano – dimensione dello stato in luogo che può tutt’al più indicare la costanza -, ma persone che attendono – espressione di moto verso luogo che mostra la speranza di chi sa dimorare in movimento dentro le situazioni -.
ORTENZIA MARCONI