ok - La verità tagliata

Umbria World Fest: La verità tagliata

Negli anni in cui nei giornali e nei social imperversano le bufale e le cosiddette “fake news” si è cominciato a sentir parlare maggiormente di post-verità. Questo termine, che rappresenta una condizione in cui la verità non costituisce più l’elemento prioritario, è il perno attorno al quale ruota l’Umbria World Fest 2017. La rassegna fotografica, visitabile fino al 12 novembre presso la splendida cornice di Palazzo Trinci, gioca sul dualismo intrinseco della fotografia. Questa, infatti, può essere in alcune circostanze una fedele messaggera della realtà, mentre in altre una devota marionetta da manipolare secondo i propri scopi. I visitatori hanno a disposizione, all’interno del palazzo, sette mostre di diversi autori dove si analizza il rapporto tra immagine e realtà sotto diversi aspetti. Di grande valore storico è lo spazio riservato all’archivio fotografico, risalente agli anni Sessanta e Settanta, del settimanale L’Espresso. In questo spazio, allestito grazie al lavoro della photoeditor Tiziana Faraoni, è possibile osservare le fotografie che hanno raccontato la storia degli anni suddetti nella loro autenticità. Difatti la rassegna punta a spiegare concretamente all’osservatore il processo di costruzione ad hoc di una foto. È importante innanzitutto sottolineare che non si tratta affatto di falsi creati per fini meramente politici, bensì di fotografie ritoccate per adattarle alle regole non scritte dell’impaginazione e della grafica. Lo scopo del ritocco, tra l’altro molto più faticoso ed elaborato rispetto all’odierno photoshop, era quello di aumentare l’impatto dell’immagine sul lettore. È un valido esempio la foto del 1964 che ritrae Ernesto Guevara in compagnia di Pietro Ingrao e Gianni Corbi: l’immagine è stata alterata per far sì che i tre stessero più vicini tra loro. Oppure il caso della visita di Chruščëv allo Skansen zoo di Stoccolma, dove la stretta di mano con la proprietaria è stata ritoccata per risultare in primo piano. Nel caso de L’Espresso il ritocco avveniva in modo meticoloso mediante forbici, colla e scotch, tuttavia non era mirato a stravolgere la realtà ma piuttosto a renderla più appetibile per il lettore.

GIACOMO TONI

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