A Rasiglia il meeting “Costruire ponti” per dare nuove risposte alle migrazioni
Dal 28 agosto fino al prossimo 8 settembre, Foligno ospita il meeting internazionale “Costruire ponti” organizzato dall’associazione IMCS Pax Romana. Ospiti della Caritas diocesana a Rasiglia, i quaranta leader dei movimenti studenteschi di tutto il mondo confronteranno le proprie esperienze sul fenomeno della migrazione e proporranno nuove concrete soluzioni da adottare. Noi abbiamo incontrato il presidente del movimento, Edouard Karoue, che ci ha anticipato i primi risultati raggiunti.
Edward, ci presenti il vostro movimento.
IMCS Pax Romana nasce nel 1921 ed è il movimento internazionale degli studenti cattolici. Come realtà ecclesiastica ci impegniamo per portare una visione universale della chiesa nella società. Collaboriamo, quindi, con altre associazioni e movimenti per promuovere la giustizia, sostenere i poveri e diffondere la solidarietà a livello internazionale.
I vostri studenti arrivano da quasi 80 Paesi diversi del mondo: in che modo diventano una risorsa tante culture diverse tutte insieme?
Avere ragazzi che provengono da ogni parte del mondo ci ha permesso nel 1989 di essere riconosciuti partner dell’Unesco. Il nostro carattere internazionale ci permette anche una forte presenza in altre piattaforme in cui cerchiamo di portare la voce dei giovani, non solo cattolici ma di tutto il mondo.
Quali impegni vi assumete?
Noi abbiamo la responsabilità di pianificare e portare avanti le azioni per inglobare la Chiesa nella società. Cerchiamo di procurarci gli strumenti necessari per agire in modo concreto, costruendo dei ponti interculturali. Incontri a livello internazionale come l’esperienza che stiamo vivendo qui a Rasiglia, diventano, quindi, un’occasione importante: ci si confronta con le singole realtà dei Paesi, si fa conoscere la propria esperienza e si matura una visione generale e globale delle problematiche di ciascun Paese per proporre soluzioni più adatte.
Quali considerazioni stanno emergendo in questi giorni?
La prima fase del meeting è incentrata sulla riflessione, che si conferma uno degli elementi fondanti del nostro movimento. Di solito i giovani hanno molta energia e una grande voglia di cambiare il mondo, ma è importante che riflettano prima di agire. Dai confronti che stiamo avendo, ad esempio, abbiamo compreso che la migrazione non è un problema ma un fenomeno. Questo è un apprendimento fondamentale se vogliamo proporre in modo critico delle soluzioni adatte che analizzino nel dettaglio e con la scienza le problematiche legate alla migrazione.
Su quali obiettivi, invece, sentite di dover ancora lavorare?
Uno dei risultati per cui lavoriamo intensamente è l’influenza sulle decisioni politiche, anche presso le Nazioni Unite. I nostri giovani vogliono incidere sulla politica e stanno pianificando le azioni da compiere. Noi non possiamo certo offrire soluzioni immediate o globali al fenomeno migratorio internazionale, ma possiamo agire a livello locale attraverso i leader dei vari movimenti studenteschi. Stiamo già lavorando a un accordo internazionale sulla migrazione. In questi giorni, però, produrremo anche una dichiarazione del movimento che sarà diffusa a tutte le associazioni e con cui esprimeremo la nostra voce e chiameremo all’azione.
Che ruolo occupano i social nei vostri progetti?
Abbiamo chiaro quanto sia importante usare i social per comunicare e farci conoscere. Al termine di questa esperienza, realizzeremo dei brevi video che saranno oggetto di un concorso. Il più votato sarà usato nella prossima campagna di sensibilizzazione sulle migrazioni e sarà condiviso sui diversi social media.
Come avvicinare, invece, di persona i giovani alla politica e alle questioni internazionali?
Un giovane cattolico che si interessi dell’ambiente che lo circonda per cercare di cambiarlo in meglio si sta già avvicinando alla politica. A volte, molti ragazzi rimangono chiusi in se stessi e si disinteressano delle questioni sociali. Noi cerchiamo di combattere l’indifferenza e di interessare i giovani alle problematiche del mondo, pure quando queste non li toccano da vicino. È necessario che inizino a proporre dei cambiamenti propositivi già a livello locale, a cominciare dalle loro famiglie. Perché ciò accada, però, i giovani non vanno lasciati soli. C’è bisogno che si uniscano perché possano dare il loro contributo.
ANNAMARIA BARTOLINI