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L’arte come linguaggio universale per andare oltre la disabilità

Da diversi anni l’associazione Amici della musica di Foligno propone, in collaborazione con l’Usl Umbria 2, laboratori di musicoterapia per bambini e adulti fragili: uno spazio protetto per ascoltarsi, sperimentare e superare paure e limiti

“Crediamo nella forza della musica, nella sua capacità di aggregare, nel suo potere terapeutico”. Basta un clic per accedere al sito degli Amici della Musica di Foligno e imbattersi in queste parole che mettono ben in chiaro la filosofia che permea l’attività del sodalizio guidato dal presidente Giorgio Battisti con la direzione artistica di Marco Scolastra. Accanto a stagioni concertistiche che raggiungono di anno in anno livelli sempre più alti, l’associazione mette in fila perle di altrettanta bellezza. Ci sono le master class sì, ma ci sono anche i laboratori di musicoterapia. Un vero e proprio universo da scoprire per capire quanto la musica possa far bene nella vita di ciascuno di noi. E così, da qualche anno ormai l’associazione folignate in collaborazione con l’Usl Umbria 2 promuove delle attività terapeutiche a suon di musica – e non solo – dedicate sia ai bambini che agli adulti: nel primo caso si tratta di utenti con spettro autistico, nel secondo invece con disagio mentale. Ad individuarli ed indirizzarli ai percorsi terapeutici promossi annualmente dagli Amici della Musica sono gli specialisti dell’azienda sanitaria locale, che li affidano così ad un team di esperte: la musicoterapista Valentina Piovano, la psicologa Odette Furiani e l’arteterapeuta Giulia Battisti. Sono loro, infatti, che li seguono, affiancandoli in un cammino alla conoscenza di se stessi e degli altri, composto di 12 incontri complessivi con cadenza settimanale. Tre i gruppi di bambini, “divisi per fascia d’età – spiega Giulia Battisti – ed inclinazioni caratteriali. Si parte dai 5 o 6 anni e si sale. Nello spettro autistico c’è una difficoltà relazionale di base, ma attraverso la musicoterapia si riescono a superare molte barriere. Perché – prosegue – la musica permette di creare un dialogo con bambini non verbali, si riesce a creare una relazione con lo spazio ma anche con i coetanei. E quindi, Valentina utilizza sollecitazioni sonore, io invece che vengo dal teatro e lavoro anche con il corpo opero attraverso l’uso di voci diverse o impersonando, ad esempio, degli animali. Il nostro – sottolinea – è un laboratorio performativo, che coniuga dunque musica e teatro, due esperienze che messe insieme hanno un grande successo”… (Continua…)

Di MARIA TRIPEPI

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