avp_0547

Riappropriamoci della sanità pubblica

Prima del Servizio Sanitario Nazionale (S.S.N.) c’erano le Mutue Assicurazioni nei confronti delle malattie; ogni cittadino, a seconda del lavoro che faceva, aveva a disposizioni prestazioni sanitarie, per cui grande era la disuguaglianza: chi lavorava in campagna aveva diritto ad alcune prestazioni, completamente diverse e minori rispetto a chi lavorava in banca, o nella scuola, o in fabbrica. I movimenti dei lavoratori e quelli delle donne, molto forti negli anni ‘70, dettero una forte spinta per far sì che il tema della salute fosse al centro delle rivendicazioni, tanto che alla fine del 1978 il Parlamento promulgò la legge n. 833, con cui si istituiva il Servizio Sanitario Nazionale, basato su 3 principi fondamentali: universalità, uguaglianza ed equità.
Si sciolgono le Mutue, non c’è più solo l’attenzione alla malattia ma anche alla prevenzione e alla riabilitazione: la sanità, quindi, come motore di giustizia; il S.S.N. diventa parte dell’economia fondamentale, universale, senza discriminazione di accesso e finanziato dalla fiscalità generale.
L’Umbria è stata una Regione protagonista di questi processi che hanno portato alla legge 833, dato che uno dei padri fondatori della riforma è stato il professor Alessandro Seppilli dell’Università di Perugia. In questo territorio fu organizzato, già nel 1977, il primo Consultorio familiare e, negli anni ‘80, i Distretti socio-sanitari erano una realtà al cui interno veniva assicurata l’assistenza domiciliare integrata. Fu messo in piedi il Consultorio giovani, uno spazio specifico per ascoltare tutti i problemi delle ragazze e dei ragazzi, e furono organizzati i corsi di preparazione al parto-nascita prevedendo incontri con le donne e/o con le coppie, per preparare anche all’accoglienza di un bambino, il cui arrivo sconvolge qualunque vita di coppia. Nella sede del Consultorio sono visibili le foto degli incontri che venivano fatti con le coppie seguite ad uno, due, tre mesi del bambino. Questo territorio è stato eccellenza dei servizi distrettuali, non possiamo pertanto distruggere tutto questo, non possiamo accettare che questo avvenga.
Il Decreto 71/2021 descrive in modo dettagliato l’organizzazione dei servizi territoriali, il ruolo del Distretto, delle Case di Comunità hub e spoke, degli Ospedali di comunità. Per attuare quanto previsto, a Foligno non può non esserci una Casa di Comunità hub, così come l’Ospedale di Comunità e le Case di Comunità spoke. Non possiamo e non vogliamo credere che ci sia una sorta di volontà punitiva nei confronti di questo territorio che, a differenza di altri, ha saputo costruire e far funzionare i servizi territoriali.. (Continua…)
.
Di ANNAMARIA PACI
Presidente associazione Persefone, già direttore del Distretto sanitario di Foligno

TI INTERESSA QUESTO ARTICOLO?
Per leggerlo integralmente
ABBONATI ALL’EDIZIONE DIGITALE O CARTACEA
CLICCANDO QUI
OPPURE CERCA LA GAZZETTA DI FOLIGNO IN EDICOLA

0 shares
Previous Post

La città perde una persona di rara intelligenza e bontà

Next Post

La nuova vita lontano dalle bombe

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Skip to content