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La nuova vita lontano dalle bombe

Un anno fa i primi missili russi colpivano le città dell’Ucraina, segnando di fatto l’inizio della guerra. Da allora sono tanti i profughi arrivati in Italia: 62 di questi sono stati accolti dall’arca del mediterraneo. Tra loro anche Maria ed Elena

“Quella mattina mi sono alzata presto, sono andata in cucina e ho preparato il caffè. I miei figli ancora dormivano e, diversamente dagli altri giorni, non ho aperto subito le finestre. Era una mattina molto triste per la nostra famiglia, era un anno che era morto mio marito. Alle 9 ci sarebbe stata la messa per il primo anniversario e la mia mente era affollata di pensieri. Quando mia figlia, la più grande, si è alzata, è venuta da me e mi ha detto: ‘Mamma è iniziata la guerra’. Io non ho realizzato subito, le ho detto di controllare la moka mentre io mi preparavo. Solo quando ero sotto la doccia, ho preso coscienza delle sue parole. Sono uscita subito dal bagno con l’accappatoio addosso e ho acceso la tv. Dalle immagini che trasmettevano ho capito realmente cosa stava accadendo, a quel punto ho aperto le finestre di casa e ho visto quello che stava succedendo fuori: era scoppiata la guerra”. Era il 25 febbraio 2022 e la vita di Maria e dei suoi tre figli, come quella di Elena e della sua famiglia e di tutto il popolo ucraino erano state improvvisamente stravolte dall’invasione delle truppe russe. “Da tempo si parlava di guerra – racconta Maria quasi un anno dopo -, ma mai ci saremmo aspettati quello che poi è successo”. La voce è rotta e riavvolgere il nastro degli ultimi dodici mesi non è una cosa semplice da fare. Soprattutto quando la vita cambia all’improvviso. “Non sei preparato – spiega -, è una sensazione bruttissima, anche perché una cosa è vedere le immagini della guerra in tv, un’altra è vivere il conflitto, sentire le sirene e capire che l’unica cosa che puoi fare è mettere tutto quello che puoi in uno zaino e andare via”. Scappare via, sì, ma dove? “Io ho scelto di tornare in Italia, a Foligno, dove avevo vissuto per otto anni, prima di fare ritorno a Ivano-Frankivs’k nel 2008, e dove ancora viveva mia sorella”. Maria è tra le prime donne ucraine ad arrivare in città insieme ai suoi figli, accolta dalla Caritas diocesana attraverso il suo braccio operativo, la Fondazione Arca del Mediterraneo ETS. E a distanza di quasi un anno è ancora qui. “In tanti hanno deciso di tornare – dice -, lo avrei fatto anche io se non avessi avuto i miei figli, ma devo pensare a loro”. E così, con la speranza di poter un giorno tornare nella sua casa, quella che ha costruito con tanti sacrifici insieme al marito in Ucraina, Maria si è rimboccata le maniche. “Abbiamo ricominciato da zero, all’inizio è stata dura e ogni tanto continua ad esserlo, ma stringiamo i denti e andiamo avanti. Ritrovarsi da sola con tre figli non è semplice. Ho una laurea in economia e commercio e quando nel 2000 sono venuta in Italia mi ero anche iscritta alla facoltà di medicina, poi sono rimasta incinta della prima figlia e a quel punto ho deciso di abbandonare gli studi per occuparmi della famiglia”. I figli con il passare degli anni sono diventati tre e Maria ha continuato a dedicarsi a loro. “Hanno studiato loro al posto mio – dice – ne sono molto orgogliosa, sono la mia forza, mi danno coraggio soprattutto in quei giorni in cui non sai da dove cominciare”. Oggi Maria lavora per un’impresa di pulizie, si prende cura dei suoi figli e si tiene costantemente aggiornata su quello che succede in Ucraina. “Qualche giorno fa mi ha chiamata un vicino, mi ha detto che dei missili sono passati proprio sopra casa mia. La situazione è brutta, ma la speranza è che la guerra finisca presto”. Maria e i suoi tre figli sono arrivati a Foligno agli inizi di marzo. In quegli stessi giorni la nostra città, sempre attraverso la Fondazione Arca del Mediterraneo ETS, ha spalancato le braccia anche ad Elena e ai suoi due bambini. “Siamo arrivati in Umbria da Zaporizhzhia l’8 marzo – racconta -. Prima siamo stati accolti a Rasiglia, poi, dopo qualche settimana, siamo stati trasferiti a Foligno. Due mesi fa è arrivato anche mio marito, che per motivi di salute non è arruolabile. La mia famiglia, invece, è rimasta in Ucraina, perché sia mio padre che mio fratello sono stati chiamati come soldati. Anche mia madre è lì”. A Foligno, Elena ha ritrovato due zie materne, che in questi mesi le sono state accanto… (Continua…)

Di MARIA TRIPEPI

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